All’improvviso in mezzo al bosco – Racconto

Era iniziata! Finalmente era iniziata la stagione più bella di tutto l’anno! Con le giornate lunghe e calde, che sembrano non finire mai, con i bagni, i giochi, gli amici e gli amori.
Era il primo giorno d’estate quando li ho visti… erano nel campino a giocare a pallone… esattamente dove li trovavo ogni anno e dove passavamo la maggior parte delle giornate. Corsi loro incontro, con l’aria afosa che mi sferzava la faccia, ansante per il caldo, ma felice per aver ritrovato gli amici di una vita. Invece di salutarli, per far loro una sorpresa, mi piazzai a centrocampo e rubai palla a chi l’aveva. Corsi verso la porta e segnai. Non sapevo da chi era composta la squadra per la quale avessi fatto goal, ma sapevo che sensazione magnifica era quella che provavo in quel momento. Tutti mi saltarono addosso felici di ritrovarmi, ma io ero più contenta di tutti loro messi insieme perché ero insieme alla persona che mi piaceva: Jack, il migliore amico di una vita, l’amico che conoscevo da quando sono nata, quella persona speciale che ti aiuta sempre, in ogni momento, il mio complice che fin da quando eravamo bambini mi ha sempre appoggiato sia nelle scelte sbagliate che in quelle giuste. Io però avrei voluto che fosse stato qualcosa di più… Ma non perdiamoci in sciocche illusioni infantili e continuiamo la storia… Stavo dicendo che eravamo tutti entusiasti di stare insieme e così ci mettemmo a chiacchierare di tutto quello che era successo durante l’anno. Così continuò la giornata: discorrendo e giocando a calcio.
Parlando del più e del meno saltò fuori l’idea di una gita di qualche giorno in campeggio. Riuscimmo a realizzarla con grande felicità di tutti e qualche giorno dopo partimmo. Il posto in cui ci accampammo era magnifico: era vicino ad un bosco verde e rigoglioso, si potevano intravedere degli animali selvatici e guardando in cielo non si poteva fare a meno di notare delle aquile o dei falchi. Dato che arrivammo di pomeriggio, la giornata era ormai quasi finita e impiegammo il tempo rimasto piantando le tende e poi andando praticamente subito a dormire. Discorremmo un poco e poi uno alla volta ci addormentammo tutti. Il giorno successivo decidemmo di esplorare il bosco lì accanto. Camminavamo velocemente guardandoci intorno, incapaci di credere alla bellezza di quello che stavamo vedendo. Era un insieme di verde luminoso e di tutti colori degli animali circostanti. Io e Jack tenendoci per mano chiacchieravamo ininterrottamente di tutto ciò che ci stava vicino. Chiudevamo la fila, ma non guardavamo avanti, così, quando i nostri amici girarono, noi continuammo ad andare a dritto. Forse invece di guardare perdutamente nei suoi occhi avrei dovuto rivolgere lo sguardo a dove andavano gli altri. Quando ce ne accorgemmo eravamo ormai molto lontani da dove ci eravamo staccati dal gruppo e io cominciai ad avere un po’ di paura perché non avevamo mappe o cartine né ci eravamo dati dei punti di riferimento nell’ambiente. Insomma ci eravamo completamente persi. Sentivo che anche Jack aveva paura ma non lo dava a vedere perché… beh, si sa come sono i ragazzi: hanno sempre bisogno di mettersi in mostra e di fare gli spavaldi. Lui riuscì a convincermi che in qualche modo avremmo sicuramente ritrovato la strada per l’accampamento dove i nostri amici ci avrebbero sicuramente aspettato. Facendoci coraggio riprendemmo a camminare nella direzione da cui eravamo arrivati. Nonostante mi fossi guardata intorno per tutto il percorso, non trovai punti di riferimento: era come se stessimo passando da un luogo totalmente differente a un altro… Come se non bastasse tutta questa allarmante situazione, incominciò a piovere. Prima iniziò a piovigginare, poi le gocce d’acqua si fecero sempre più consistenti e iniziò a scrosciare. Non capii perché, ma mi venne la ridarella. Presi a ridere così forte che anche Jack si mise a ridere e così continuammo per un po’: con le giacche di jeans sulle spalle e i capelli fradici che ci bagnavano ancora di più la faccia. Lentamente e ridendo sempre più piano ci avvicinammo l’uno all’altra, ci guardammo negli occhi e poi, come se non sapessimo perché lo stessimo facendo, ci baciammo. Non credo di aver mai provato sensazione più bella di quella: era come se ci fosse stata un’enorme esplosione dentro di me, un’ondata di farfalle nello stomaco che sembrava non se ne volessero andare. Mi riprese per mano e facendoci coraggio a vicenda con un solo sguardo camminammo nella direzione precedente. Intanto aveva smesso di piovere. Dopo una mezz’oretta circa di cammino intravidi tra gli alberi una macchia di un colore acceso: era la nostra tenda! Iniziammo a correre a perdifiato verso quel punto di salvezza e appena arrivati scoprii che Jack aveva ragione: i ragazzi erano tutti là. Sollevati per averci ritrovati, ci abbracciarono e ci chiesero tutti i particolari di come eravamo riusciti a trovare la strada del ritorno. Dopodiché… mi svegliai: la luce del giorno illuminava la stanza attraverso la finestra. Mi destai col sorriso. Mi ero divertita da morire, in effetti. Questa fantastica avventura era solo un sogno ma, chissà, forse un giorno potrebbe diventare realtà…
Corinna / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze