Cara Sadie… – Racconto

Cara Sadie,
so che non è esattamente il momento migliore per te, stai piangendo con la testa schiacciata sul cuscino, così da nascondere il tuo dolce volto rigato di lacrime. So anche che tra pochi istanti ti accorgerai di aver macchiato la federa con il trucco e che te la prenderai ancora di più con te stessa: errore colossale dato che non hai nulla di sbagliato. Eppure continui a sentirti in colpa, a disprezzare il tuo aspetto, il tuo carattere, continui a pensare alla facile vita di quelle vipere delle tue compagne di classe che invidi tanto. So anche che al piano di sotto c’è tua mamma, che hai ignorato rientrando da scuola e che tra pochi istanti salirà di sopra a chiamarti per il pranzo, quindi ti asciughi le lacrime, ti pulisci la faccia e la precedi scendendo in cucina. Lei comunque ti chiede scontrosa:
– Quando rientri domani, vedi di salutare. Grazie -.
“Ti pareva che fosse preoccupata” stai pensando adesso. Allora te la prendi anche con lei e le rispondi in malo modo, parte una discussione e alla fine te ne torni in camera tua sbattendo la porta e urlando che non hai più fame.
Vedi il cuscino bianco con due macchie nere di mascara e decidi di rituffarti nel tuo posto preferito, sdraiata a faccia in giù e singhiozzante sul tuo letto ti immergi nei tuoi pensieri. La scena vista da fuori è un po’ penosa, posso garantirtelo, una povera ragazza senza colpe tranne forse di essere invidiosa di tutti quelli che hanno più di lei, che piange disperata. Adesso ti asciughi le lacrime e ti metti seduta sul letto a gambe incrociate, in mano tieni quella maledettissima foto, quella strappata in un angolo e con visibili segni di piegature che la tagliano in quattro, quella con il margine bianco: il tuo oggetto preferito. È il tuo oggetto preferito per il semplice motivo che in questa foto lui c’è. Se ne sta lì seduto alla tua destra: un ragazzo alto e magro, dalla carnagione pallida, con gli occhi verdi tendenti al blu, i capelli corvini e lunghi e quel sorriso onnipresente. Senti costantemente la sua mancanza, lo so. Il tuo unico desiderio è di poter ascoltare quella risata coinvolgente almeno un’altra volta, oppure di poter abbracciare il suo corpo ossuto e stringerlo mentre gli sussurri un ultimo: ”Ti voglio bene”. Perché proprio lui se ne doveva andare? Tra tutte le persone in questo mondo che ti facevano sentire uno schifo, lui era l’unico che ti tirava su di morale raccontandoti le sue stupide barzellette che però ti piacevano tanto, anzi ti piaceva ridere di come lui le raccontava e adoravi prenderlo in giro per questo. Lui allora ti rivolgeva quel suo sguardo offeso ma dietro ai suoi occhi si celava un velo di divertimento, allora tu ti scusavi e iniziavate a prendervi a botte ridendo come dei matti. Era il tuo amico. Nick.
La tua mente ripercorre i quattordici anni della tua vita passati con lui e velocemente la tristezza ti assale e le lacrime iniziano scendere da sole. Accartocci con rabbia la foto e la scaraventi al muro, poi un mal di testa lancinante ti assale e crolli sul parquet. “Troppe lacrime”, pensi.
Allora rimetti la foto al suo posto e te ne vai in bagno, accendi la luce e ti guardi allo specchio: i tuoi capelli ricci e castani ti arrivano alle spalle, il colore smeraldo delle iridi dei tuoi occhi è confuso con il rosso che le circonda, le tue labbra sono screpolate sui lati e la pelle è ricoperta di brufoli qua e là, nascosti da uno strato di fondotinta ormai quasi sparito. Le occhiaie ti segnano il volto e dopo esserti vista non puoi fare a meno di pensare “Che schifo”. Però non fai niente per cambiare il tuo aspetto, ti asciughi il mascara, ti strucchi e te ne torni in camera tua .Con i tuoi auricolari in mano, ti butti sul letto e cerchi di concentrarti sulla musica che, come sempre, riesce a cogliere il tuo stato d’animo.
Decidi di farti cullare dalla tua playlist di musica classica, involontariamente chiudi gli occhi, e allora i ricordi si fanno strada nella tua testa: so benissimo a cosa stai ripensando.
Nick se ne sta lì, seduto davanti a te sul tuo letto e ti fissa come se fossi un’opera d’arte. Non che ti dispiaccia, anzi non ti senti nemmeno messa in soggezione, lo hai sempre ammirato per quel suo modo di fare spontaneo e per il fatto che riesce ad essere se stesso in qualsiasi occasione, lui non ha bisogno di fingere niente. È per questo che lo ammiri, hai sempre voluto essere come lui ma in quelle poche volte in cui hai mostrato agli altri la vera Sadie, nessuno ha saputo apprezzarla. Nessuno, tranne Nick. Lui ha saputo trovare in te qualità che nemmeno tu sapevi di possedere, lui ti ha aiutata a trovare te stessa, lui ti vede sempre con occhi carichi di aspettative: non ti pesano queste aspettative, però, perché sai con certezza che lui ti conforterà anche se non le soddisferai. È proprio per questo che lo adori, lui ti dipinge diversa da come lo faresti tu, dipinge una Sadie spensierata e allegra, che ha tante risorse ma poca fede in se stessa. Tu invece, non ti vedi affatto così, ma magari dovresti iniziare a farlo prima che il fato si porti via il tuo migliore amico.
– Sadie scendi subito! Ha chiamato il preside! – il tuo sonno viene interrotto dalle urla furiose di tua madre. Oh, no, ora ricordi: stavolta l’hai combinata grossa! Sai perfettamente cosa hai fatto: hai risposto male a quella maledettissima professoressa che ti ha mancato di rispetto ma, ovviamente, siccome “È lei l’adulto, devi portare rispetto a prescindere anche se lei non lo porta a te”: te lo continuano a ripetere tutti. Tu questa regola non la capisci proprio, però. Lo so benissimo, ti ci vorranno anni ma quando sarai tu l’adulto (e scommetto che non mancherai di rispetto a nessuno) capirai come ci si sente.
Scendi le scale e in salotto la sagoma di tua mamma se ne sta seduta a gambe incrociate sul divano e ti aspetta per una bella ramanzina: – Questo atteggiamento ha preso una brutta piega e non mi piace per niente che mia figlia sia la peggiore della classe -. L’avrai già sentita un milione di volte parlare di questo argomento ed è sempre la stessa storia: non è che gliene importi qualcosa di te, a lei importa solo cosa gli altri pensano di lei e di sua figlia. Decidi di focalizzarti sulle tue unghie che sono diventate improvvisamente interessanti e la voce di tua mamma inizia a farsi soporifera, fa quasi da sonnifero. – Sadie, ma mi stai ascoltando? – in effetti ti si erano chiusi gli occhi da soli per la stanchezza, sono giorni che passi le notti a piangere – Ah, lasciamo perdere. Io ci rinuncio! – dice ad alta voce lei mentre se ne va in cucina. Allora ripercorri la strada verso il tuo letto e ti ci ributti a capofitto, senza nessuna lacrima stavolta, non ne vale la pena.
Forse a questo punto hai già smesso di leggere perché ti chiedi come faccio a sapere ogni tuo singolo movimento: è semplice, perché io sono te. O meglio io sono stata te. Ora sono una donna adulta con una vita stupenda, un marito che amo alla follia e due bambini che scorrazzano in giardino. Probabilmente ti stai chiedendo: come? Come ho fatto? Beh, il concetto è questo: questa giornata che hai appena passato sarà una di una lunga serie. La tristezza a volte si prende gioco di te senza alcuna motivazione logica o razionale, ti attanaglia e cominci a piangere come una scema. Non scacciarla. Non reprimere la tristezza che hai dentro di te: arrabbiati, sfogati, piangi. Lascia che sia lei a prendere il comando e fatti invadere da lacrime salate il viso; una volta passato lo sfogo, capirai che continuare a rimuginare sopra un fatto inevitabile non cambierà le cose e sarai costretta ad andare avanti, e sarai più forte di prima. E da lì scoprirai le tue qualità, scoprirai che Nick ha sempre avuto ragione, ti sentirai amata da te stessa e posso assicurarti che non amerai mai più nessuno a quel modo. Quindi, ricordati che la tristezza non è una debolezza ma un punto di forza che con la pratica imparerai a sfruttare a tuo vantaggio.

Saluti dal futuro,
Sadie

P.S.: Amati, sempre.
Sara / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze