I flash mob ai tempi del coronavirus

I flashmob, ossia quando un gruppo di persone si riuniscono improvvisamente in uno spazio pubblico per mettere in scena una performance (un ballo, una canzone, etc.), è diventato uno dei simboli in questo periodo così unico che stiamo vivendo in questi giorni. E sembra quasi un paradosso parlare di persone che si riuniscono proprio ora che ci è vietato.
I flashmob nel periodo del coronavirus sono un pochino diversi, perché per vederci ci siamo affacciati dai nostri balconi invece di scendere per strada.
Per esempio, quando qualcuno di noi ha suonato uno strumento musicale, o quando abbiamo acceso le luci dei nostri cellulari di sera, così sembrava che dai vari balconi uscissero tantissime lucine, o quando abbiamo cantato l’inno d’Italia. Così abbiamo cercato di farci un po’ di coraggio.
Il flashmob che ho preferito è quando tutti siamo usciti sui nostri balconi per cantare l’inno di Mameli, seguito poi dalle sirene delle navi di tutti i porti Italiani, come se anche loro fossero con noi e stessero cantando.
Questo momento di quarantena forzata, dove i momenti per riflettere sono tanti, adulti, ragazzi della mia età, e bambini si sentono smarriti, adesso che tante cose non sono più le stesse di prima.
In questi tempi tendiamo a dare maggiore importanza ai flashmob perché il motivo per cui li facciamo è davvero serio e per questo sono molto sentiti da parte di tutti, dall’inno di Mameli si passa alla canzone Azzurro di Celentano come niente fosse. In questi giorni è come se tutti noi fossimo più uniti.
[Articolo scritto durante il lockdown]
Oliver / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze