L’antico specchio di nonna Guendalina – Racconto

È freddo. È spaventoso. È piena notte. Ho appena fatto un sogno stupendo: ho sognato la mia infanzia. Sì,la mia infanzia: ero piccolo, avrò avuto circa cinque anni, e credevo ancora a Babbo Natale. Quando trovavo le uova di Pasqua in giardino pensavo che fosse arrivato il Coniglietto Pasquale e mi ricordo anche che avevo un amico immaginario di nome Lollo…
Però non mi sono svegliato per questo: ho interrotto il mio sonno perché volevo esplorare la nostra casa di montagna, che i miei genitori hanno ereditato da poco dai nonni, per passare un po’ di tempo tutti insieme sulle Dolomiti.
Sono qui con i miei genitori e mia sorella Matilde, una tipica adolescente, dipendente dal cellulare e dai vestiti “di tendenza”, come li chiama lei, e per nulla socievole; in sostanza si crede molto più importante e simpatica di quello che è, anche se non lo dimostra affatto. Io invece mi chiamo Giacomo, e timido e neanche molto socievole. Ho gli occhi marroni ed i capelli castano chiari. Mi piace molto il basket ma soprattutto adoro investigare. È per questo che mi sono trovato in piena notte con uno strano e piccolo oggetto in mano su cui sono appena inciampato.
Non so che cosa sia di preciso ma credo che sia uno specchietto: forse era quello di mia nonna Guendalina che lei considerava “ magico”, mah… Insomma, chi considererebbe un piccolo ed inutile specchietto speciale? Beh: io no!
Improvvisamente, però, dopo aver strofinato lo specchietto per vedere di che cosa si trattasse precisamente, si è aperto una specie di “portale magico” davanti a me. Non potevo di certo urlare per la paura perché la mia famiglia stava dormendo e non volevo svegliarli e farli spaventare.
So che a nessuno verrebbe in mente di entrare in un portale comparso da uno vecchio specchietto di più di trent’anni fa, ma il mio istinto da investigatore mi ha guidato ed in meno di due secondi sono stato catapultato dal presente nel passato.
Non so se questo sia sogno oppure realtà, ma adesso mi trovo davanti alla finestra della mia cameretta nella nostra vecchia casa di Orvieto. Quella casa era proprio speciale: me lo ricordo bene, non era molto grande ma era abbastanza accogliente per una famiglia di quattro persone, e profumava di biscotto.
In quel momento la mia mamma stava cercando di farmi dormire invano: mi cantava una ninna nanna, mi faceva contare le pecore e si era addirittura messa nel letto con me, ma niente: io non riuscivo a chiudere occhio! Quella notte, infatti, sarebbe dovuto arrivare Babbo Natale…
All’improvviso quello strano portale si riaprì ed io venni nuovamente risucchiato e mi ritrovai sempre nel passato, ma alla mattina di Pasqua. In quel momento mi stavo mettendo gli stivali per uscire in giardino alla ricerca delle uova di Pasqua che nella notte doveva aver portato il coniglietto. Me lo rammento: quel giorno vinsi la gara della caccia alle uova di Pasqua e ricevetti come premio un pupazzo a forma di orsacchiotto che ancora si trova nel mio letto.
All’improvviso ho sentito un leggero squittio proveniente dall’angolo della strada in cui mi trovavo, ipnotizzato ad ammirare la mia infanzia. Si trattava di un piccolo criceto, abbandonato per strada che aveva fame, sete e freddo. Così ho deciso di portarlo al riparo: gli ho dato un piccolo pezzo di mollica di pane ed una manciata di semini, poi l’ho avvolto nella mia vecchia sciarpa calda.
Dopo averlo nutrito ho scoperto che era magico, infatti, mi ha parlato: – Ciao tu devi essere Giacomo, giusto? Io ti aspettavo da tanto tempo… –
Io non avevo parole… insomma, non credo che la reazione di una persona normale quando vede un criceto che sta facendo conversazione sia quella di pensare che sia tutto OK: o, almeno, così la penso io…
– Sai, – ha continuato il criceto – io conoscevo tua nonna Guendalina. Mi aveva raccontato di te e di tua sorella, e voleva farvi intraprendere questo viaggio insieme per non farvi più litigare, ma a quanto pare adesso ci sei solo tu -.
Alla fine ho preso un bel respiro e, armandomi di coraggio, ho detto: – S-s-s-ì …i-i-i-o sono Giacomo e vengo dalla mia casa in montagna dove adesso vorrei ritornare anche se qui mi trovo benissimo -.
Così, dopo avermi spiegato tutta la sua bellissima, interessante ed avventurosa vita, mi disse che il suo compito come fedele della nonna Guendalina, era quello di consegnarmi lo specchio magico e di farmelo utilizzare tutte le volte che volevo per capire che crescendo bisogna essere sempre se stessi, perché è questo il bello della vita…
Infine mi consegnò lo specchio, mi spiegò come aprire il portale per arrivare nel presente e si mise sulla mia spalla per tornare con me a casa, dove i miei genitori e la mia sorella stavano ancora dormendo. Una volta tornato a casa, nascosi in un posto sicuro l’antico specchio e da quel giorno il mio piccolo amico (che chiamai Grappolo) divenne il mio animaletto da compagnia.
Da quel giorno ogni notte io ed il mio amico Grappolo tornavamo nel passato per rivivere i momenti più belli della mia vita: chissà, magari in futuro insegnerò ai miei figli e nipoti come viaggiare nel tempo per far tesoro del proprio passato ma per ora rimarrà un nostro segreto…
Camilla / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze