Lettera a un’amica – Racconto

 

Ottobre 2017

Cara Dixie,
oggi purtroppo non sono io. Hai presente quando ti senti abbandonato dal mondo da tutte le persone che ti stanno vicine? Ecco, io sto anche peggio,perché? Beh, come sai bene la vita è una palla che rotola, e qualche volta può rotolare troppo veloce e perderla all’improvviso. La stessa cosa capita con le persone, peccato che quando perdi una persona, non la puoi ricomprare o ritrovare, sempre ammesso che tu riesca a riconquistare la sua fiducia e se lei/lui ti perdona.
Oggi stavo insieme alla mia amica Gilda. Gilda è una ragazza strana, alcuni dicono che una stralunatica e strana un botto. Ma io non li ho mai ascoltati, anche perché non sto ad ascoltare le persone false e che seguono sempre o la più popolare o la più bella. Non me ne è mai fregato nulla, sinceramente.
Io insieme a Gilda stavo bene e credo che anche lei stesse bene insieme a me, non eravamo migliori amiche, ma stavamo bene insieme! Non serviva mentire o farsi belle, tra di noi si poteva stare anche in pigiama!
Tornando alla storia, io e Gilda eravamo insieme nel corridoio a ripassare Scienze, in quel preciso istante a passato Simon, il mio migliore amico, mi ha salutato ed è entrato in classe con una certa furia, che all’inizio mi sembrava quasi imbarazzo, ma in realtà era soltanto perché stava per suonare la campanella. Così io e Gilda siamo entrate, e appena sedute al banco abbiamo sentito bussare alla porta, la professoressa ha detto la classica frase che dicono tutti i professori, cioè “Avanti”. La classe di conseguenza ha girato lo sguardo dalla lavagna alla porta, che piano piano si apriva fino a che non si è spalancata del tutto facendo un gran casino, anche se dietro non c’era niente! Ti giuro, Dixie, che dietro alla porta non c’era niente, nemmeno l’ombra di una persona o di un alunno in ritardo. Dopo nemmeno un’ora qualcuno ha ribussato alla porta, ma anche a questo giro non c’era nessuno. La professoressa pensava fosse un nostro scherzo, ma appena hanno ribussato e si è riaperta la porta di classe, aveva capito che noi non c’entravamo proprio nulla. Sembrava veramente uno scherzo, uno scherzo riuscito anche piuttosto bene, devo dire. Fino a che non si spense la luce. La professoressa provava a riaccenderla ma l’interruttore non rispondeva ai comandi. Così nell’aula sorse una nuvola di paura e di preoccupazione. Che portò anche a qualche sospiro di ansia. Passarono pochi minuti e anche la classe accanto a noi aveva qualche problema. Sentii arrivare la polizia, i vigili del fuoco e i giornalisti pronti a intervistare i professori e il preside della scuola. Arrivò da fuori un fragore proveniente della porta: probabilmente i vigili del fuoco erano arrivati a salvarci. Usciti dalla classe, ci mandarono a casa insieme all’altra classe che era rimasta bloccata. Tutti erano felici, pure le professoresse, tutti tranne io che ero piena di domande che mi rifrullavano in testa, e anche quando arrivai a casa mi tornavano in mente le solite domande,cioè “Come ha fatto la porta a aprirsi da sola?” oppure “Come mai la luce si è spenta?” Tante domande ma nessuna risposta…
Quella sera non riuscii a dormire, ero curiosa e stordita. Non biasimarmi, Dixie, scommetto che anche tu saresti confusa come me se ti fosse capitato tutto questo! La mamma il mattino dopo non mi fece andare a scuola, perché aveva paura. Poverina, si era veramente spaventata! Mentre facevo colazione al telegiornale c’erano in onda le ultime notizie: politica, omicidi, furti, la mia scuola, paesi e territori. Cosa? …la mia scuola!? La mattina prima avevo visto i giornalisti e la telecamere, sapevo che probabilmente sarebbe andato in TV, ma non pensavo sul telegiornale più visto dagli italiani! Stavo tornando in camera, quando vedo che la porta di camera mia si stava aprendo! Ho fatto una risata, e ho pensato: “Adesso sta a vedere che ho poteri paranormali!” Non l’avessi mai detto, Dixie: in quel momento la mia mano era diventata trasparente! La guardavo incredula e impaurita, non sapevo se dirlo a qualcuno, se dovevo andare a fare delle analisi, se qualcuno mi avesse creduto… se Gilda mi avesse creduto. Lo so, Dixie, che ti ho detto all’inizio che Gilda è solo un’amica, però penso proprio che è l’unica ragazza con cui io sono io a tutti gli effetti, insomma è… la mia migliore amica. Comunque dopo una lunga riflessione decisi di dirlo a mia mamma, volevo che lo sapesse! Così ho fatto. Gliel’ho detto e lei mi ha sorriso e poi ha detto: “Lo sapevo che prima o poi te ne saresti accorta!” Io, basita, le chiesi delle spiegazioni e lei mi disse che se ne era accorta alla mia età, e che sua mamma l’aveva presa in Islanda per colpa dell’Aurora Boreale. Attraverso le vibrazione del terreno. Però questa volta io non l’avevo preso attraverso l’aurora ma perché avevo capito che avevo trovato dei veri amici. Amici che pensavo fossero veri, ma invece non era così, perché appena l’ho detto a Gilda lei non mi ha creduto e mi ha abbandonato, mollato, lasciato. Hai capito, insomma… Dopo molto poco ero diventata lo zimbello della scuola, presa come una pazza, e Gilda invece era diventata quella popolare, perché si era presa gioco di me.
Ma una persona non mi aveva abbandonato, ed era il mio migliore amico, Simon. Che era rimasto al mio fianco tutto il tempo, e alla fine si è pure confessato, gli piacevo da tanto e quella volta che l’aveva capito era proprio il giorno in cui avrebbe potuto pure vergognarsi di stare con me. Comunque, ora io e la mamma ci trasferiamo, per cambiare vita e nome.
Simon e io ci sentiremo spesso, Gilda la dimenticherò. E io andrò avanti come ho sempre fatto.
Matilde / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze