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Recensione del libro “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov

Se ancora non hai avuto l’occasione di leggere Il Maestro e Margherita, è arrivato il momento di farlo. Il racconto di Michail Bulgakov ti afferra e ti trascina in una dimensione tutta sua dove ogni cosa è possibile. Nel corso della narrazione si alternano due storie: quella del tormentato Ponzio Pilato dopo il processo a Jeshua Ha-Nozri e la descrizione degli strani avvenimenti che si stanno verificando a Mosca. In città, infatti, è arrivato Woland, nonché Satana stesso spacciatosi per esperto di magia nera, con il suo seguito: Ippopotamo, un grosso gatto nero parlante; Korov’ev, maggiordomo del signore del male; il servo Azazel; la strega Hella e Abadonna, signore della guerra. Satana e la sua compagnia passano giorni di divertimento a Mosca, creando grandi guai e scompigli agli umani che incontrano lungo il loro cammino. Cosa c’entra la narrazione di Ponzio Pilato? Questo verrà rivelato solamente nel finale, dopo che il lettore avrà conosciuto uno dei personaggi fondamentali del romanzo: Margherita. Nonostante la ragazza sia l’oggetto principale dell’arrivo di Satana a Mosca, il lettore ha l’occasione di conoscerla solo negli ultimi capitoli. La serie di eventi che si verificano precedentemente all’incontro tra Woland e Margherita fanno da cornice al nucleo primario, ma non risultano assolutamente noiosi, anzi, creano un’atmosfera di suspence crescente perfetta per le rivelazioni finali. Nessun dettaglio è trascurato, nessun personaggio sembra di troppo, nessuna descrizione risulta noiosa perché tutto contribuisce alla creazione del particolare mondo del Maestro e Margherita.

La stesura del romanzo fu per Bulgakov un processo molto lungo e faticoso. Nel 1928, infatti, iniziò il processo di scrittura che si interruppe nel 1930 quando, minacciato di censura, lo scrittore gettò tra le fiamme il romanzo. L’anno successivo cominciò una seconda stesura per terminarla nel 1936. Si susseguirono anche una terza e quarta stesura, che Bulgakov purtroppo non riuscì a completare. Dopo la sua morte nel 1940, infatti, fu la terza moglie Elena Šilovskaja a finire il romanzo nel 1941. La pubblicazione del libro censurato avvenne addirittura nel 1966 e l’anno successivo la casa editrice Posev pubblicò il romanzo senza censure. In Italia fu pubblicato nel 1968 e cominciò a prendere popolarità in seguito alla recensione di Eugenio Montale sul Corriere della Sera: «un miracolo che ognuno deve salutare con commozione».


Eleonora Rimoldi