Il giardino segreto

Il Giardino Segreto è un libro di Frances Hodgson Burnett. È stato scritto 1911 ed è stato pubblicato a puntate sull’American Magazine, mentre in Italia è stato pubblicato nel 1921.
La prima protagonista che conosciamo è Mary Lennox. All’inizio del libro Mary è una bambina viziata e maleducata, che non va d’accordo con nessuno. I suoi genitori muoiono per un’epidemia di colera e Mary è costretta a trasferirsi nel castello di Misselthwaite, dove abita suo zio. Qui verrà a conoscenza dell’esistenza di un giardino segreto che non viene aperto da 10 anni. Dopo averlo trovato inizia a curarlo e il suo carattere cambia notevolmente.
Veniamo poi a conoscenza del secondo protagonista, Dickdon Sowerby. Dickdon è il fratello minore di Martha Sowerby, la domestica del castello, e insieme a Mary si prenderà cura del giardino. Dickdon è un ragazzo amante della natura e riesce ad incantare gli animali quasi come se riuscisse a parlare con loro.
Il terzo ed ultimo protagonista è Colin Craven. Colin è il figlio di Archibald Craven, lo zio di Mary ed i due sono quindi cugini. Colin è un bambino malato e viziato e tutti parlano di lui come di una persona destinata a morire a breve. Mary e Colin si conosceranno durante una notte, durante la quale Mary si lascerà guidare dai lamenti e dal pianto di Colin fino a raggiungere la sua stanza. Colin in seguito si lascerà spingere sulla sedia a rotelle da Dickon per raggiungere e curare il giardino segreto insieme a loro.
I personaggi secondari sono davvero molti. Ci sono i genitori di Mary, il signor Lennox e Mem Sahib. Il padre era sempre malato e non vedeva quasi mai sua figlia. Sua madre, invece, non voleva una figlia siccome le dava quasi delle “limitazioni” nella sua vita sociale. Per questo, sin da quando era piccola, Mary venne data in affido ad una Ayah, ovvero una bambinaia indiana.
A seguire troviamo Ben Weatherstaff, uno dei giardinieri di casa Craven. Ha un carattere chiuso e scontroso ed è un grande esperto di giardinaggio. Lui sarà uno dei pochi a sapere dell’entrata dei ragazzi nel giardino segreto.
Un’altra persona che verrà a sapere della loro entrata nel giardino è Susan Sowerby, madre di Dickdon, Martha e altri 10 fratelli. La signora Sowerby verrà informata dal loro segreto dopo che quest’idea è stata concordata dai tre amici. Susan si occuperà di portare una merenda ai ragazzi (che ormai faticano molto nel giardino, ma non possono far veder di avere fame, altrimenti i domestici si chiederebbero la motivazione di questa fame quasi improvvisa) e di tener loro compagnia, entrando nel giardino segreto.
C’è poi Martha Sowerby, la cameriera nominata precedentemente. Martha racconterà a Mary tante storie sulla sua famiglia e riuscirà a metterla in contatto con Dickdon.
C’è il signor Archibald Craven, padre di Colin, tutore e zio di Mary. Egli non avrà molto contatto con Mary, infatti una delle poche volte in cui la vedrà sarà per chiederle se gradisce ricevere dei libri, dei giocattoli oppure qualcos’altro. A questa sua richiesta, Mary risponderà chiedendo di ricevere un pezzo di terra da coltivare, ottenendo il permesso di coltivare una qualsiasi zona incolta presente nel giardino.
C’è la signora Medlok, governante di casa Craven. Sarà lei a portare Mary al castello della famiglia Craven. La signora Medlok tenterà di fermare Mary la prima volta che proverà ad entrare nella camera di Colin.
I miei personaggi preferiti sono Martha e Colin. Adoro il carattere gentile, disponibile e materno di Martha e trovo che il suo personaggio sia quasi essenziale nella storia, dato che è proprio lei a mettere in contatto Mary con Dickdon. Ho apprezzato molto la scelta di mettere un personaggio quasi misterioso come Colin, di cui inizialmente non si sa quasi nulla. Nonostante il suo carattere sia inizialmente insopportabile, grazie a Mary, Dickodon e Ben Weatherstaff riuscirà a diventare sempre più gentile e sicuro di se.
Il racconto inizia con il giorno dell’epidemia. Quella mattina, quando Mary si sveglia, non vede la sua solita Ayah, ma bensì una sua sostituta, che le spiega che la sua Ayah non sarebbe potuta venire. Mary allora uscì ad andò vicino ad un albero sotto la veranda. La bambina si mise a riflettere sul fatto che quella mattina nulla stava andando normalmente: molti domestici non c’erano, mentre quelli che erano al servizio avevano il terrore dipinto in volto. Dopo un po’ di minuti, Mary sentì sua madre uscire dalla veranda. Quando ne aveva l’occasione, Mary osservava attentamente sua madre. Le due non si vedevano quasi mai e, quando si vedevano, Mem Sahib non passava molto tempo con lei. La madre di Mary era un insieme di bellezza ed eleganza, a differenza di Mary, che era una bambina maleducata e bruttina. Mem Sahib era insieme ad un giovane ufficiale. I due sembravano molto spaventati. Mentre la madre di Mary parlava con l’ufficiale, si sentirono dei lamenti molto forti, e mentre Mem Sahib chiese all’ufficiale cos’era successo, Mary iniziò a capire il mistero del mattino: qualcuno era morto ed era scoppiata un’epidemia di colera nella forma peggiore. I maggiordomi morivano molto rapidamente e la sua Ayah era stata colpita durante la notte. Nessuno prestò attenzione a Mary, quasi come se fosse stata dimenticata da tutti, perciò si andò a nascondere nella sala da pranzo. Siccome c’erano ancora degli avanzi del pranzo, Mary mangiò un po’ di frutta e dei biscotti, bevve un bicchiere di vino quasi pieno e poi si addormentò, tra i singhiozzi e le lacrime. Quando si svegliò, nella casa regnava il silenzio. Mary restò distesa, aspettando che qualcuno la venisse a cercare. Mary era sempre più arrabbiata, siccome più il tempo passava e più la casa diventava sempre più silenziosa. Subito dopo aver visto un serpente strisciare sul pavimento, Mary sentì dei passi provenire dal cortile. Lo sguardo di un uomo che Mary aveva visto qualche volta parlare con suo padre incontrò quello della bambina. E fu quando quell’uomo iniziò a balbettare delle cose sull’essere soli, Mary capì che anche i suoi genitori erano morti a causa dell’epidemia di colera. Mary rimase a vivere per qualche settimana da un prete inglese e siccome era molto scontrosa e solitaria, gli altri bambini la prendevano in giro chiamandola “Mary smorfiosa e dispettosa”. Ormai tutti la chiamavano così, soprattutto Basil, il bambino più dispettoso. Ma Mary sapeva che sarebbe rimasta poco tempo il quell’abitazione, anche se non aveva la più pallida idea di dove sarebbe andata. Basil le disse che molto probabilmente lei sarebbe andata a vivere da suo zio. Mary non era mai stata da suo zio, ma Basil le raccontò che era un uomo gobbo ed orrendo. Le disse che abitava in una casa nascosta nella natura e che a nessuno era concesso andare a fargli visita. Quella stessa sera, la mamma di Basil le disse che sarebbe andata in Inghilterra a vivere da suo zio Archibald Craven, al castello di Misselthwaite. Durante il viaggio verso l’Inghilterra, Mary rimase vicina alla signora Medlock, governante di casa Craven. La signora Medlock le disse che a breve sarebbero arrivate in un luogo strano: in una casa maestosa in un luogo deprimente. La governante le disse anche che il signor Craven era quasi “spento”, da quando sua moglie, una donna raffinata e bella, era morta. Aggiunse, infine, che Mary non avrebbe potuto giocare, non avrebbe potuto parlare con nessuno e non sarebbe potuta andare a curiosare in giro. Sarebbe dovuta rimanere sola, e non si sarebbe dovuta aspettare di incontrare il signor Craven, perchè probabilmente non avrebbe potuto farlo. Quando Mary e la signora Medllock scesero dal treno incontrarono il capostazione, che le avvisò che la loro carrozza era fuori ad aspettarle. La due salirono sulla carrozza, e mentre viaggiavano verso il castello, Mary chiese alla governante cos’era una brughiera. La donna rispose dicendo di guardare fisso fuori dal finestrino, ed anche se era notte sarebbe riuscita a vedere qualcosa. Dopo parecchio tempo, Mary e la signora Medlock arrivarono a casa Craven. Fu subito chiesto alla governante di portare Mary nella sua stanza, senza farla incontrare con il signor Craven. La mattina dopo, Mary fu svegliata da una cameriera di nome Martha, a cui chiese cos’era il paesaggio che vedeva fuori dalla finestra di camera sua. Siccome Martha le rispose che era la brughiera, Mary capì che tutta quella natura non le piaceva neanche un po’. Martha le disse che, secondo lei, poter osservare la brughiera era bellissimo ed ammise che non avrebbe voluto vivere da nessun’altra parte. Quando Martha le raccontò a Mary che era convinta che avesse la pelle più scura della sua (siccome le avevano detto che veniva dall’India), Mary rimase sconvolta e si arrabbiò istintivamente. Le iniziò a dire che gli indiani erano solo servi e che lei non capiva nulla. Così arrabbiata e incompresa, Mary scoppiò in un pianto disperato. Martha la consolò fin quando Mary non smise di piangere. Più tardi, mentre Martha vestiva Mary (siccome la bambina non lo sapeva fare, dato che in India veniva vestita dalla sua Ayah) le raccontò che aveva altri 11 fratelli, uno di questi era Dickdon, un bambino dell’età più o meno uguale a Mary, che era riuscito ad addomesticare un puledro. Mary ammise che non aveva mai avuto un animale, e rimase ad ascoltare incantata i racconti di Martha. Quando Mary andò a fare colazione non mangiò quasi nulla, siccome non aveva fame e il porrige che le avevano preparato la disgustava. Martha le consigliò di andare un po’ fuori a giocare in giardino, così che le sarebbe sicuramente venuta fame. La cameriera le indicò la strada per arrivare al cortile, ma l’avvisò che uno dei giardini era chiuso a chiave. Mary le chiese il motivo, e Martha le spiegò che era chiuso da 10 anni, da quando era morta la signora Craven. La donna era morta lì all’improvviso e per questo motivo, spiegò Martha, il signor Craven chiuse il cancello e sotterrò la chiave, così che nessuno sarebbe potuto entrare nel giardino. Dopo aver ascoltato il racconto da Martha, Mary si avviò verso il sentiero che le era stato indicato. Mary arrivò nel giardino e, pur non sapendolo, entrò nell’orto. Qui incontrò un contadino anziano, a cui chiese cos’erano quelle zone di terra che Mary vedeva in lontananza. Il contadino le rispose che erano altri orti, così Mary li andò a vedere. Nel terzo orto, Mary incontrò un pettirosso che cantava il suo canto invernale. Quando il pettirosso volò via, Mary notò che l’albero dove si era posato era in un recinto senza porta. Quello era il giardino segreto, Mary ne era sicura. Quando la bambina si avviò per tornare nella sua camera incontrò nuovamente il vecchio contadino. Allora gli raccontò che aveva visto un giardino senza porta. Prima che il contadino potesse dire qualcosa, arrivò il pettirosso. Il contadino si mise a parlare con lui come di solito si fa con i bambini piccoli. Mary e l’uomo parlarono un po’ del pettirosso, fin quando Mary non gli chiese il suo nome. Il contadino rispose dicendo che il suo nome era Ben Weatherstaff. Passarono dei secondi di silenzio, poi Mary chiese a Ben perchè il pettirosso cantava e lui le disse che lo faceva perchè voleva fare amicizia e che probabilmente voleva diventare amico di Mary. Mary iniziò parlare con il pettirosso come aveva fatto prima Ben. Lui le disse che era simile a Dickdon quando parlava con gli animali della brughiera. Mary si voltò di scatto e gli chiese come mai conosceva Dickdon, ma poco dopo capì che tutti lo conoscevano. Mentre Mary parlava con Ben, il pettirosso volò verso il giardino senza porta. Ben le disse che il pettirosso viveva lì, in mezzo al roseto. Mary gli chiese se c’era davvero un roseto, ma Ben rispose freddamente, dicendo che c’era solo 10 anni fa, quando c’era la porta. Ben, ormai nervoso, le disse di lasciarlo in pace perchè doveva lavorare, così prese la zappa e voltò le spalle a Mary, allontanandosi sempre di più da lei. Per Mary ogni mattina era uguale alle altre. La bambina si alzava, faceva colazione, si preparava e poi usciva, convinta che in casa si sarebbe solo annoiata. Quei giorni all’aria aperta le facevano molto bene infatti, dopo qualche giorno, Mary capì cosa voleva dire svegliarsi avendo fame. Mangiò rapidamente il porrige senza fare troppi complimenti e dopo aver fatto colazione, Mary uscì ed incontrò il pettirosso. I due si tennero compagnia per un po’, e quando arrivò l’ora della cena Mary mangiò ascoltando i racconti di Martha, che non la infastidiva più quando parlava della sua famiglia. Dopo aver cenato, Mary le chiese come mai il signor Craven odiava così tanto il giardino senza entrata. Martha non rimase sorpresa davanti a quella domanda: in fondo si aspettava che Mary sarebbe rimasta incantata dal giardino segreto. Martha le raccontò che anche lei, quando era appena arrivata in casa Craven, pensava sempre a quel giardino. Ma Mary non rinunciava: nonostante Martha provava continuamente a cambiare argomento, Mary continuava a chiederle del giardino. Martha le disse di non parlarne molto, siccome la signora Medlock non apprezzava che se ne parlasse così tanto, ma le raccontò lo stesso la storia della morte della signora Craven. La donna era morta quando un ramo le cadde in testa. I medici pensarono che il signor Craven sarebbe impazzito e morto a sua volta. Dopo questa risposta, Mary non fece altre domande. Si fermò ad ascoltare il rumore del vento, nel silenzio più totale. Ma qualcosa interruppe quel silenzio: il pianto di un bambino. Mary chiese a Martha se sentiva qualcosa, ma quella ripose di no, e che in realtà era il vento. Mary però non le credette: sii affacciò alla porta e disse con insistenza che c’era un bambino che piangeva. Martha continuò a contraddirla, dicendole che la cameriera aveva il mal di denti, e che quindi era lei, ma il modo in cui lo disse fece in modo che Mary dubitò di lei. Il giorno dopo pioveva a dirotto. Mary chiese a Martha cosa faceva la sua famiglia nei giorni di pioggia e Martha le raccontò quello che succedeva da lei, poi propose a Mary di andare in biblioteca, per leggere un po’. Mary non sapeva dov’era la biblioteca ma, siccome non si preocupava della signora Medlock, decise che, quando ci sarebbe andata, l’avrebbe raggiunta da sola. Mary rimase una decina di minuti ad osservare la brughiera fuori dalla finestra, poi pensò a cosa avrebbe potuto fare quella mattinata, così decise di andare a curiosare nelle stanze del castello. Mary uscì dalla porta della sua camera e iniziò l’esplorazione delle stanze. Girò le maniglie di molte porte e curiosò all’interno di parecchie stanze. Ma mentre Mary camminava per il corridoio dei rumori ruppero il silenzio di quella mattina. C’era di nuovo quel pianto, quel bambino stava piangendo di nuovo. Mary si lasciò guidare dal pianto, ed arrivò davanti ad una porta. Poco dopo però arrivò la signora Medlock, che le chiese per quale motivo stesse curiosando nel castello. Mary le disse che aveva sbagliato strada, ma che c’era un bambino che stava piangendo. La signora Medlock le disse di andare via, dicendo che non c’era nessun bambino che piangeva. Due giorni dopo la grande pioggia, Mary si svegliò guardando la brughiera da fuori la finestra. Chiamò subito Martha, che le disse che in quella stagione il bel tempo era quasi normale. Al contrario, Mary era convinta che in Inghilterra ci fosse sempre brutto tempo, ma Martha la rassicurò, dicendo che lo Yorkshire è il posto più soleggiato, quando c’è bel tempo. Martha le disse che con il passare del tempo, Mary sarebbe diventata come Dickdon: sarebbe voluta uscire all’alba per poter giocare nella brughiera. Martha le disse che sua madre l’avrebbe sicuramente accolta, se Mary sarebbe mai voluta andare un giorno a casa sua. Mary ammise che Dickdon e sua madre le piacevano, nonostante quasi mai nessuno le piaceva. Lei non piaceva mai a nessuno, ad anche se non ci aveva mai pensato, neanche lei si piaceva. Mary uscì al più presto, andò nell’orto ed incontrò Ben Weatherstaff insieme ad altri due giardinieri. Mentre Mary e Ben parlavano, il pettirosso arrivò volando verso di loro. Mary ed il pettirosso andarono verso il sentiero che portava al giardino senza porta, la casa del pettirosso. Mentre Mary parlava con il pettirosso, quello balzò su un mucchietto di terra smossa. Mary lo guardò e vide qualcosa luccicare tra la terra: sembrava un anello arrugginito. Mary si avvicinò al pettirosso e raccolse l’anello. Ma per tutto quello che Mary poteva immaginare, non si sarebbe mai sognata di trovare qualcosa del genere. Quello non era un anello, era una chiave: la chiave del giardino che non veniva aperto da 10 anni. Mary immaginò che, se sarebbe riuscita a trovare la porta, sarebbe riuscita ad entrare nel giardino segreto. Mary si mise la chiave in tasca e tornò nella sua camera. Si promise che avrebbe sempre portato la chiave in tasca, così se avrebbe trovato la porta sarebbe riuscita ad aprirla. La mattina dopo, Martha consegnò a Mary un regalo da parte da sua madre: una corda per saltare. Martha le mostrò come si utilizzava e poi la invitò a vestirsi ed uscire fuori, così avrebbe avuto il tempo e lo spazio per imparare a saltare la corda. Mentre Mary saltellava nel giardino, incontrò Ben Weatherstaff ed il pettirosso. Mary e Ben parlarono un po’, poi Mary tornò a saltare. Dopo qualche minuto, però, si accorse che il pettirosso l’aveva seguita. Ci fu una folata di vento mentre Mary e il pettirosso andavano verso il giardino senza porta, così forte da spostare l’edera che copriva il muretto che separava il giardino segreto e il sentiero. Mary mise la mano tra l’edera e il muretto. Questo perchè aveva visto qualcosa: una maniglia. Mary cercò con una mano la serratura, con l’altra cercava la chiave nella sua tasca. Prese la chiave e la inserì nella serratura. Mise entrambe le mani intorno alla chiave, spinse con molta forza, e la porta del giardino si aprì. Quel giardino era il posto più bello e misterioso che Mary avesse mai visto in vita sua. Mary saltellò e camminò per il giardino, osservano le piante che c’erano per tutto il giardino. Non tutte erano morte, anzi, alcune stavano appena nascendo. Mary non era un’esperta di giardinaggio, ma osservando le puntine verdi che spuntavano dal terreno pensò che stessero per soffocare, così coperte di terra. Allora prese un rametto e iniziò a smuovere la terra, fin quando non le sembrò che stessero bene. Mary lavorò nello smuovere la terra fino all’ora di pranzo. Quando ebbe finito di mangiare chiese a Martha quanto sarebbe costata una piccola zappa per lei. Martha le disse che vicino casa sua c’era un negozio che vendeva attrezzi e semi per il giardinaggio. Martha e Mary scrissero una lettera per Dickdon, in cui gli chiedevano di andare ad acquistare dei semi ed un completo da giardinaggio. Misero i soldi nella busta e la chiusero. Martha avrebbe dato la lettera ad un amico di Dickdon, che gliel’avrebbe consegnata. Dickdon sarebbe poi passato da Mary per consegnarle i suoi nuovi attrezzi. Mary chiese a Martha se la cameriera aveva di nuovo i denti, siccome mentre l’aspettava aveva sentito di nuovo il pianto. Martha le disse che non doveva origliare, poi, sentendo il campanello della signora Medlock che la chiamava, si alzò e se ne andò, lasciando sola Mary. Durante la settimana che passò, Mary entrò più in confidenza con Ben Weatherstaff. Rispetto a prima, Mary era molto più gentile. Forse era anche per questo che Ben non la mandava più via, anzi, sembrava lusingato da quel suo desiderio di compagnia più adulta. Mary gli chiese tutto quello che le veniva in mente riguardo i fiori. Quando Ben le chiese come mai le interessava così tanto il giardinaggio, Mary si giustificò dicendo che le sarebbe piaciuto avere un giardino suo, e che quindi volava un po’ informarsi. Quando Ben disse a Mary di andarsene, Mary si diresse verso un sentiero che portava verso il bosco. Mentre Mary saltava la corda iniziò a sentire un leggero fischio. Curiosa di sapere da dove provenisse, Mary si lasciò guidare la fischio. Dopo poco si ritrovò davanti ad un ragazzino che suonava uno zufolo di legno. Quando il ragazzo si accorse di Mary la salutò con un cenno fatto con la mano e le sussurrò di stare ferma, altrimenti gli animali che gli stavano intorno sarebbero stappati. Dopo di essersi alzato lentamente per non spaventare gli animali, il ragazzino si presentò, dicendo di chiamarsi Dickdon. I due si sedettero e si misero ad osservare i vari semi che Dickdon aveva comprato. Dopo poco, Dickdon le chiese dove si trovava il suo giardino, ma Mary non rispose. Dickdon le chiese se aveva un giardino, ma Mary rispose chiedendogli se sapeva tenere un segreto. Dickdon annuì, ed allora Mary gli raccontò del giardino segreto. Poco dopo, i due andarono nel giardino e si misero ad osservare tutte le piante presenti nel giardino. Dickdon notò che alcune zone di terra erano da poco smosse, ma Mary ammise che era stata lei. Dickdon allora si complimentò con lei, ammettendo che fosse convinto che Mary non sapesse nulla di giardinaggio. Dopo aver finito il giro del giardino, Dickdon disse che il giardino era davvero segreto ma, secondo lui, qualcuno doveva essere entrato da poco nel giardino. Mary era incredula: la chiave era stata sotterrata e la porta era chiusa. Dopo questa riflessione, Mary e Dickdon si misero a piantare alcuni semi che il ragazzo aveva portato. Verso ora di pranzo Mary dovette andare a pranzare, mentre Dickdon rimase nel giardino a mangiare il panino che si era portato da casa. Prima di andarsene, Mary chiese a Dickdon la conferma che non avrebbe spifferato il loro segreto. Dickdon le rispose dicendo che non potrebbe mai svelare il luogo di un nido di un cardellino, e che quindi non avrebbe mai parlato a nessuno di Mary del suo giardino. Quando Mary tornò nella sua camera, Martha le fece notare che era in ritardo. Mary le raccontò che aveva visto Dickdon, e Martha ammise che era sicura che sarebbe venuto. Mary le chiese se piantare i fiori in un pezzo di terra che nessuno voleva avrebbe creato dei problemi, ma Martha la rassicurò dicendole che non avrebbero potuto dirle nulla. Dopo aver finito di mangiare, Mary stava per andare a prepararsi per uscire, ma Martha la fermò. Le disse che il signor Craven voleva vederla, e dopo poco la signora Medlock l’andò a prendere. Quando Mary arrivò nello studio di suo zio, egli le chiese se c’era qualcosa che le avrebbe fatto piacere ricevere, come bambole o libri. Mary disse che avrebbe voluto ricevere un pezzetto di terra da coltivare. Il signor Craven la rassicurò, dicendo che avrebbe potuto prendere qualsiasi pezzo di terra. Quando Mary tornò nella sua camera c’era Martha che l’aspettava. Mary raccontò a Martha della sua richiesta e di quanto fosse felice. Dopo poco Mary era già nel giardino, ma Dickdon non c’era più. Aveva però lasciato un foglio per Mary, in cui aveva disegnato un cardellino nel suo nido ed aveva scritto che sarebbe tornato. Durante quella notte, Mary fu svegliata da un temporale. Mentre Mary era sveglia sentì il rumore lontano di un pianto disperato. A quel punto si alzo silenziosamente e si lasciò guidare dal pianto. Arrivò davanti ad una stanza e, senza esitazione, entrò. Il bambino che stava piangendo aveva un’aria intelligente e, appena vide Mary, le chiese se era un fantasma. Mary rispose di no, disse di chiamarsi Mary Lennox e disse che il signor Craven era suo zio. Il bambino si presentò: disse di chiamarsi Colin Craven e disse di essere il figlio del signor Craven. Poi chiese a Mary di mettersi più vicino a lui, come se volesse avere la prova che fosse davvero reale. Mary gli chiese perchè stesse piangendo, e Colin le rispose che piangeva perchè non riusciva a dormire e gli faceva male la testa. Nessuno lo aveva avvisato che Mary era andata a vivere da suo zio perchè probabilmente Mary avrebbe voluto incontrarlo. Colin odiava essere visto dagli altri perchè era malato e tutti gli dicevano che in futuro sarebbe diventato gobbo come suo padre. Il signor Craven non andava quasi mai da suo figlio, lo andava a trovare quando dormiva. Archibald Craven odiava vedere suo figlio sveglio, siccome sua moglie era morta nel momento in cui Colin era nato. Mary raccontò la sua storia a Colin e gli raccontò qualcosa sul giardino segreto (omettendo il fatto di aver trovato la chiave e di esserci entrata). Quando Colin si era ormai rassicurato dal fatto che Mary era “innocua”, decise di mostrarle qualcosa. Disse a Mary di tirare il cordoncino di una tenda sulla parete, e quando Mary la tirò si accorse che la tenda era lì per coprire un dipinto. Il dipinto raffigurava una donna con gli stessi occhi di Colin, ma quelli della donna erano felici e spensierati, quelli di Colin tristi ed infelici. Mary promise a Colin che sarebbe andata da lui il più possibile e gli avrebbe detto tutto quello che immaginava del giardino segreto. Prima di andarsene, Mary cantò a Colin un canto indiano. Quando il bambino si fu addormentato, Mary tornò in camera sua, facendo attenzione a non fare troppo rumore. La mattina dopo Mary raccontò a Martha di quello che era successa durante la notte appena passata. Martha era quasi terrorizzata: aveva paura che avrebbe perso il suo posto di lavoro. Mary la rassicurò dicendole che Colin era stato contento di vederla, anzi, avrebbe avuto piacere nel vederla ogni giorno. Quando Martha dovette andare per una decina di minuti da Colin pensò di trovarlo disperato come al solito. Invece, Martha ammise che Mary doveva averlo stregato. Colin era tranquillo sul divano a aveva richiesto subito una visita da parte di Mary. Quando Mary vide Colin dare degli ordini a Martha, pensò che era come un giovane maragià: un ragazzo indiano che dava degli ordini a tutti, e tutti dovevano obbedirgli. Mary pensò anche che Colin era estremamente differente da Dickdon. Colin non conosceva Dickdon, ma Mary rimediò subito raccontandogli tutto su di lui. Mentre Mary e Colin parlavano, però, la signora Medlock e il medico di Colin entrarono nella stanza. La signora Medlock era sconvolta della presenza di Mary, ma Colin, come un piccolo maragià, iniziò a darle ordini. Le disse che non doveva opporsi alla sua volontà di vedere Mary, perchè Mary lo aiutava a dimenticare la sua morte che sarebbe da poco dovuta arrivare. Dopo un’altra settimana di pioggia, durante la quale Mary non era potuta uscire per vedere il giardino segreto, finalmente tornò il sole. La prima mattina di sole, Mary si svegliò molto presto, si preparò ed andò subito fuori nel giardino. Ad attenderla nel giardino c’era Dickdon insieme al suo cucciolo di volpe Capitano ed il corvo Fuliggine, entrambi addomesticati da Dickdon. Mentre Mary e Dickdon parlavano a bassa voce per non farsi scoprire, qualcuno li raggiunse. Quel qualcuno era il pettirosso che stava costruendo il nido assieme alla sua compagna. Dopo poco, Mary tirò fuori l’argomento “Colin”. La bambina immaginò come sarebbe stato per Colin vedere il giardino segreto insieme a loro. Dickdon le promise che, un giorno o l’altro, l’avrebbero portato insieme a loro nel giardino. Quando Mary tornò nella sua camera avvisò Martha che quel giorno non sarebbe potuta andare da Colin. Martha però si preocupò, dicendo che Colin sarebbe diventato di cattivo umore. Mary però non potè scendere a patti e tornò subito al giardino con Dickdon. Quando Mary tornò a casa nel pomeriggio, Martha le disse che Colin era di pessimo umore: aveva quasi avuto una delle sue crisi. Quando Mary e Colin si incontrarono, tra i due scattò una lite improvvisa. Colin accusò Mary e Dickdon di essere due egoisti, ma Mary ribbattè dicendo che il vero egoista era lui. Colin la mandò via, e Mary lo rassicurò ironicamente, dicendo che se ne sarebbe andata e che non sarebbe più tornata. Quando Mary uscì dalla camera di Colin, trovò la bambinaia di Colin che rideva. Mary le chiese perchè stava ridendo e la bambinaia le rispose che rideva di loro. Secondo la bambinaia, trovare qualcuno che riusciva a tener testa a Colin era la cosa migliore che fosse capitata in quella casa. Quando Mary tornò nella sua camera non si sentiva per nulla in colpa riguardo Colin, ma dopo pochi minuti pensò che la mattina dopo, anche se l’avrebbe cacciata, sarebbe andata a vedere come stava. Più o meno verso mezzanotte, Mary fu svegliata da una delle crisi di Colin. Dopo poco la bambinaia di Colin entrò nella camera di Mary, supplicandola di parlare con Colin. Dopo qualche minuto, Mary era nella camera di Colin ad urlargli di smetterla di urlare. Colin piangeva, dicendo che non poteva smettere di piangere a causa della gobba che aveva sulla schiena. Mary gli disse che non aveva nessuna gobba sulla schiena e che erano le crisi isteriche a far venire le gobbe. Dopo che Colin si fu calmato, disse a Mary che le avrebbe fatto piacere uscire nel giardino insieme a lei e Dickdon, che avrebbe dovuto spingere la sua sedia a rotelle. Prima di andarsene, Mary addormentò Colin raccontandogli tutto quello che poteva immaginare del giardino segreto. La mattina dopo, appena sveglia, Mary andò a trovare Colin nella sua stanza. Era andata da lui per un saluto veloce siccome doveva andare da Dickdon nel giardino. E infatti dopo pochi minuti, Mary era nel giardino a lavorare assieme a Dickodn. I due lavorarono per tutta la mattinata e, non appena ebbero finito, Mary andò da Colin. Mary decise che era arrivato il momento di fidarsi di Colin. Gli promise che la mattina dopo sarebbe uscito con lei e Dickdon. E gli raccontò che aveva trovato la porta del giardino segreto ed ammise che, in realtà, l’aveva già trovato da tempo. La mattina dopo Mary era andata nel giardino all’alba ed era rimasta a lavorare assieme a Dickdon. Appena Mary tornò all’interno del palazzo andò a trovare Colin. Mary disse a Colin che la primavera era finalmente arrivata e gli raccontò tutto quello che aveva visto nel giardino segreto. I due fecero colazione nella camera di Colin ed aspettarono che Dickdon ed i suoi animali salissero in camera di Colin. I tre ragazzi, prima di poter andare nel giardino, dovettero aspettare più di una settimana siccome quelle giornate furono estremamente ventose ed in più Colin prese il raffreddore. Durante quella settimana, Colin, Mary e Dickdon parlarono assiduamente del sentiero da percorrere con la carrozzina. Durante una mattinata, Colin mandò a chiamare il signor Roach (segretario e maggiordomo del signor Craven) per avvisalo che quel pomeriggio sarebbe uscito sulla sedia a rotelle assieme a Mary e Dickdon. Specificò che nessuno doveva trovarsi nei paraggi quando sarebbero usciti, altrimenti si sarebbe sentito troppo osservato. Uno dei domestici portò giù per le scale e lo fece sedere sulla sedia a rotelle che Dickdon avrebbe spinto. Mary mostrò a Colin l’orto di Ben Weatherstaff ed il muro di quello che credeva un giardino senza porte. Quando Colin entrò nel giardino segreto era emozionato ed incredulo: non si aspettava che potesse esistere un posto così bello. Durante il pomeriggio, Mary e Dickdon lavorarono un po’ nel giardino mentre Colin li osservava. Poco dopo, Colin iniziò a fare domande su un grande albero a cui mancava un ramo. Prima che Mary e Dickdon poterono rispondere arrivò il pettirosso, catturando tutta l’attenzione di Colin. Secondo Mary e Dickdon, l’arrivo del pettirosso doveva essere stato frutto di una magia: come avrebbero potuto rispondere, se Colin avesse chiesto come mai mancava un ramo? Il pomeriggio passò e, poco prima che i tre amici potessero andarsene, Colin chiese a Mary e Dickdon chi fosse quell’uomo che li osservava. Mary si girò incredula: Ben Weatherstaff, salito su una scala, li osservava dalla cima del muro. Ben Weatherstaff iniziò quasi ad insultare Mary e Colin, dando loro della ficcanaso e del povero invalido con le gambe paralizzate. Dopo aver sentito quelle parole, Colin prese tutto il suo coraggio ed il suo orgoglio e provò ad alzarsi in piedi, senza l’appoggio della sedia a rotelle. Eccome, se ci riuscì. Ben Weatherstaff era quasi commosso e promise a Colin di non dire nulla a riguardo del giardino. Quando Ben entrò nel giardino era incredulo: Colin era in piedi e sembrava tutt’alto che in povero invalido. Dopo che Colin propose a Ben di andare a lavorare con loro quando nessuno lo vedeva, quello confessò che, due anni prima, era già stato lì per curare il giardino. Dopo che Ben promise di non rivelare il segreto, tutti e quattro si misero a lavorare. Colin riuscì a spostare un po’ di terra con la zappa, piantò una rosa e restò ad ammirare il cielo che tramontava.Nei mesi successivi, secondo Mary e Colin, nel giardino successe qualcosa di veramente magico: i germogli cominciarono ad aprirsi, le rose si affollarono tra la terra e gli alberi ricominciarono vivere giorno dopo giorno. Ma la magia più grande, per Colin, restava quella di essere riuscito a camminare senza alcun aiuto. La mattina dopo, quando Mary, Colin, Dickdon e Ben si incontrano nel giardino, Colin disse loro di disporsi in fila davanti a se. Colin disse di voler fare un esperimento scientifico sulla magia: tutti e quattro avrebbero dovuto pensare intensamente alla magia che aveva fatto camminare Colin, in modo da “catturarla” all’interno del corpo di quest’ultimo. Dopo di aver compiuto il rituale magico, Colin iniziò a camminare per il giardino, per vedere se la magia era stata compiuta. Il fatto che Colin riuscisse a camminare doveva essere il segreto più grande. Questo perchè Colin voleva fare una sorpresa a suo padre, che al momento era in viaggio all’estero. Durante una sera, Dickdon raccontò a sua madre del giardino segreto, infatti sia Mary sia Colin era d’accordo nel raccontare tutto alla madre di Dickdon. Siccome Mary e Colin stavano ingrassando ma non potevano chiedere altro cibo durante i pasti (altrimenti sarebbe stato chiaro che si affaticavano più del dovuto, cosa che nessuno doveva sapere), la madre di Dickdon gli fece una proposta: Dickdon avrebbe dovuto portare del latte e delle frittelle preparate da sua madre per Colin e Mary, in modo tale che non avrebbero mangiato troppo durante loro i pasti. Ma pochi giorni dopo la realizzazione del piano della madre di Dickdon, Colin e Mary si resero conto che sarebbe stato difficile per la signora Sowerby sfamare altre 2 bocche quando ne doveva sfamare già 14. Così, Colin e Mary diedero alla madre di Dickdon alcuni dei loro risparmi, in modo da non danneggiare troppo una famiglia non proprio ricchissima. Durante ogni mattina passata nel giardino si compieva il solito rito magico, in moto tale che Colin avrebbe avuto sempre più forza nelle gambe. I medici di Colin e la signora Medlock erano inizialmente preocupati per la salute dei bambini siccome non mangiavano quasi nulla, ma dato che Colin non aveva nessun danno dal punto di vista medico, decisero di lasciarli in pace, senza farsi troppe domande. Il giardino, intanto, continuava a crescere. Durante i giorni di sole, Mary, Colin e Dickdon andavano nel giardino a lavorare. Nei giorni di pioggia, invece, Colin e Mary andavano a curiosare nelle stanze del castello, dove nessuno andava mai. Durante una mattina in cui i nostri protagonisti stavano lavorando nel giardino, Colin si rese conto di stare veramente bene. Dickdon gli insegnò un inno della chiesa, che Colin interpretò come un grazie verso la Dio, che per lui era come la magia. Mentre i ragazzi cantavano, la signora Sowerby entrò nel giardino. Colin era molto felice di conoscerla e altrettanto entusiasta era la madre di Dickdon. La signora Sowerby rassicurò Mary e Colin che, a breve, avrebbero potuto smettere di non mangiare. Questo perchè il signor Craven stava per fare ritorno dal suo viaggio all’estero. Da quando Mary era stata nel suo ufficio per chiedergli un piccolo giardino, il signor Craven aveva viaggiato per le città più belle e tranquille d’Europa. Spesso il signor Craven pensava a cose negative, come la morte di sua moglie e la malattia di suo figlio. Ma c’erano minuti oppure ore in cui una strana calma lo attraversava. Quelle ore coincidevano sempre con i momenti in cui Colin si convinceva del fatto che non sarebbe morto oppure quando compieva i suoi rituali magici nel giardino segreto. Un sera, quella calma si impossessò quasi di lui, fino a farlo addormentare e sognare. Sognò sua moglie, la signora Craven, che correva nel giardino e gli diceva di andare lì. La mattina, quando si svegliò, il signor Craven controllò le lettere che gli erano arrivate e lesse una lettera della signora Sowerby. La lettera diceva di tornare al più presto nel castello e che anche la signora Craven avrebbe voluto che lui ci tornasse al più presto. Pochi giorni dopo il signor Craven prese un treno per tornare nel suo palazzo. Prima di tornarci, fece una tappa a casa Sowerby, dove trovò i fratellini di Martha e Dickdon. Questi gli dissero di tornare al più presto a casa Craven ed aggiunsero che Dickdon stava lavorando ad un giardino da parecchie settimane. Quando il signor Craven arrivò nell’ingresso chiese alla signora Medlock come stava suo figlio. Questa gli disse che era diventato ancora più strano di prima, ma che in salute non stava ne meglio ne peggio (e gli fece intendere che non doveva quindi preocuparsi). Qualche minuto dopo, il signor Craven correva verso la porta del giardino segreto. Ricordava dove fosse la porta ma la chiave, ormai sepolta da 10 anni, doveva essere andata persa. Ma dall’interno del giardino provenivano dei rumori, sempre più forti. E quando i rumori furono all’apice della potenza, il signor Craven spinse la porta e si ritrovò davanti suo figlio che era in piedi, senza sedia a rotelle. Colin gli fece vedere il giardino e gli spiegò della magia di quest’ultimo. A Ben Weathertaff era concesso raramente di allontanarsi dal giardino, ma con la scusa di portare delle verdure in cucina fu invitato dalla signora Medlock a bere un calice di birra. La donna gli chiese se sapeva qualcosa sul signor Craven e su Colin. Ben le rispose dicendo di averli visti insieme di sfuggita, ma che fuori dalle mura del castello era successe molte più cose di quanto lei potesse immaginare, e le indicò una siepe oltre la finestra. Quando la signora Medlock vide la realtà le scappò un urlo. Tutti i servitori ed i maggiordomi accorsero a vedere cosa fosse successo e rimasero a bocca aperta quando videro cosa si celava oltre la siepe: il signor Craven, più bello e sereno di sempre, affiancato da un bambino che camminava a testa alta, suo figlio Colin.
Il momento che più mi è piaciuto del libro è l’incontro tra Mary e Colin. Di quel momento mi piace particolarmente l’istante in cui Colin si rende conto che Mary non sia un fantasma, ma una vera e propria persona. Trovo molto adeguata la scelta di farli incontrare durante la notte, in modo da creare un atmosfera più ansiogena per Colin, che sogna continuamente spiriti e fantasmi, e trovo ancora più adatta la scelta di non farli incontrare la prima volta che Mary lo sente piangere, in modo da creare un po’ di suspanse.
Credo che l’autore voglia invitare i lettori a non arrendersi davanti alle difficoltà (sia mediche, come per Colin, sia per la per la perdita di un familiare, come per Mary) e che, insieme alle persone giuste, si possano superare ostacoli come questi.
Il libro mi è molto piaciuto e trovo che ci sia un accurato studio dei personaggi dietro questa storia. Inventare da zero tanti personaggi quanti quelli presenti non credo che sia una cosa molto semplice, ed anche per la grande varietà dei personaggi che ho apprezzato così tanto questo libro.

Laura Rubino 2H