Recensione del fumetto “Colombo” di Altan

Nel 1492 uno dei più famosi condottieri al mondo, Cristoforo Colombo, scoprì l’America a bordo delle sue tre caravelle: la Nina, la Pinta e la Santa Maria. Noi lo immaginiamo come un grande uomo colto, educato, responsabile, bello… insomma il classico eroe. Al contrario Francesco Tullio Altan (noto come il padre della Pimpa) ribalta tutte le carte in tavolo nel suo fumetto “Colombo”. Il libro narra il viaggio di Colombo verso le presunte Indie e presenta al lettore una versione rozza, brutta, grassa, maleducata e volgare di Cristoforo Colombo. Già dalle prime pagine è possibile comprendere l’opinione che Altan ha nei confronti del conquistare e dei conquistati, descrivendoli in maniera completamene opposta anche dal punto di vista delle vignette. Il primo capitolo è dedicato ad un veloce sguardo sui nativi americani prima dell’invasione e queste poche pagine sono ricche di colori sgargianti che si contrappongono al bianco e nero del viaggio di Colombo. Gli Indiani d’America sono descritti come un popolo di grande cultura e intelligenza. I discorsi banali e di natura sessuale del capitano della spedizione sono ancora di più sminuiti quando messi a confronto con quelli di natura esistenziale degli Indiani d’America. Il personaggio di Colombo sembra non avere la minima idea delle sue intenzioni, beve frequentemente, ha una scarsa igiene, si esprime in malo modo e, secondo il racconto di Altan, ha ottenuto il suo incarico esclusivamente grazie alla frivolezza della regina di Spagna. Anche questa viene descritta come un personaggio ignorante, a cui interessa solo il denaro e il sesso, senza alcun ruolo politico. In questo modo Altan distrugge completamente l’intera mitizzazione dell’impresa del 1492 e ridicolizza la cultura occidentale del tempo e allo stesso tempo quella contemporanea. L’uomo considerato “evoluto” si rivela essere poi una specie ottusa e rozza, che si considera all’altezza di governare un altro popolo, in realtà molto più civilizzato. Altan sfrutta il fumetto per esprimere una forte critica della società moderna.

Eleonora Rimoldi