Calanchi: reperti storici e palcoscenici

Montenero di Bisaccia è un paese molisano di circa 6400 abitanti che sorge in collina, ma il suo territorio comunale si estende fino al mar Adriatico. Ai piedi del paese, alle spalle del Santuario della Madonna di Bisaccia, si estende un paesaggio di incommensurabile bellezza e suggestione: i CALANCHI. Nominati nel 1995 Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.), tutelati dall’Unione Europea, i calanchi sono attualmente sede di un parco naturale, richiamo di interesse storico, naturalistico e turistico.

I calanchi

I calanchi sono delle forme erosive tipiche dei suoli argillosi, creatisi per mezzo dell’azione erosiva dell’acqua. Il terreno argilloso, impermeabile all’acqua, presenta forti pendenze. La vegetazione è piuttosto scarsa, costituita in prevalenza da piante erbacee, soprattutto graminacee. La fauna, invece, costituita dalla falena dell’edera, pipistrelli, tartarughe di terra. Non mancano rapaci come il nibbio reale e l’albanella reale. Può capitare ancora oggi di incontrare greggi di pecore e ragazzi in sella che hanno la fortuna di possedere un cavallo.

Questa valle, costituita da creste sottili e frastagliate, si estende su un territorio di circa 120 ettari. Il vero tesoro dei calanchi è racchiuso in un grosso blocco di roccia arenaria, alle cui pareti sono incastonate come pietre preziose tantissime conchiglie fossili. Esse sono databili da 10 a 5 milioni di anni fa, e indicano che il mare un tempo era lì. I calanchi di Montenero di Bisaccia sono un vero e proprio scrigno di biodiversità e un patrimonio naturale, da preservare e custodire.

Palcoscenico naturale

Per alcuni anni i Calanchi hanno fornito inoltre un palcoscenico naturale per la rappresentazione della Passione vivente. In questa occasione si rivivono le ultime ore di vita di Gesù, la sua crocifissione, la deposizione del corpo in una grotta e la sua Resurrezione. Una rappresentazione che coinvolge oltre cento attori e figuranti tra i cittadini di Montenero. Lo spettacolo deve la sua bellezza anche a questo paesaggio davvero evocativo, particolare e suggestivo. Possono partecipare alla rappresentazione persone di tutte le età, ed ognuno mette a disposizione ciò che ha: cavalli, asini, pecore, cani, vestiti e attrezzature. L’organizzazione dell’evento è affidata alla Proloco Frentana.

L’incomparabile bellezza di questo paesaggio cattura l’attenzione in un’atmosfera irreale, intrisa di fede e spiritualità uniti a tradizione e storia. In realtà la tradizione spirituale e mistica di questa zona è antichissima. La memoria orale, e qualche indizio documentale scritto ci dicono che in questa zona denominata Bisaccia, sin dai primi secoli del cristianesimo, sia nata dalla devozione alla Vergine. Ciò avvenne in seguito al ritrovamento di una immagine definita “miracolosa”. Il primo luogo di culto fu proprio una delle grotte di cui questo territorio è ricco.

Santa Maria di Bisaccia

L’antichissimo quadro della Vergine con Bambino, che da tempo immemorabile è venerato a Montenero col titolo di Santa Maria di Bisaccia, è un dipinto su tavola di cerro, di autore ignoto. La ricostruzione della storia di questo quadro è assai problematica. Infatti, si hanno a disposizione solo pochissimi documenti scritti e qualche leggenda popolare giunta a noi attraverso la tradizione. Una di queste vuole che il quadro sia stato trovato da un pastore in una grotta della contrada Bisaccia, nei calanchi appunto, dove l’uomo si era riparato con le sue pecore durante un violento temporale.

Riportato in paese nella chiesa matrice di San Matteo Apostolo veniva “miracolosamente” ritrovato nella Grotta originaria, luogo di culto dei primi cristiani, abitanti dell’antico villaggio di Bisaccia. Dalla tradizione apprendiamo che, dopo gli inutili tentativi di trasferire il quadro dalla Grotta alla chiesa Madre di San Matteo, la Madonna stessa andò in sogno ad una fedele, esprimendole il desiderio che le fosse costruita una Cappella proprio lì a Bisaccia. Un gruppo di volontari in breve tempo costruì una piccola cappella nei pressi della Grotta sopra una roccia di tufo. Ultimata la costruzione il quadro fu trasferito nella nuova sede, dove rimase. Questo fu il segno evidente del desiderio ormai  realizzato.

Sara Prencipe