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Gli studenti del Mattioli a Lampedusa per le celebrazioni del 3 ottobre

Una leggenda narra che a Lampedusa, nella grotta della Madonna di Porto Salvo, vivesse un eremita, unico abitante stabile dell’isola. Egli, racconta il botanico Giovanni Gussone, “si accomodava a venerare la Croce o la Mezzaluna, secondo la diversa religione delle persone che approdavano sull’isola”. L’eremita di Lampedusa è il primo esempio di multiculturalismo sull’isola, terra da sempre luogo di migrazioni, crocevia e incontro di popoli, porta d’Europa.

Negli ultimi anni questo suo ruolo centrale del Mediterraneo si è manifestato sempre più, rendendo Lampedusa uno dei maggiori punti di sbarco per chi fugge dall’Africa o dal Medio Oriente. Non tutti riescono, però, ad approdare sulla terraferma: secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono più di 20 000 i morti in mare dal 2013. E proprio il 2013 fu l’anno di una delle più grandi tragedie del XXI secolo: il 3 ottobre furono in 368 tra donne, uomini e bambini a morire in mare.

L’evento

Il monumento riportante i nomi di tutte le vittime del 3 ottobre

Da allora, il 3 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale della Memoria e dell’Accoglienza, organizzata dal Comitato 3 Ottobre, coinvolgendo, in collaborazione con il MIUR, alunni e docenti provenienti da tutta Italia e da tutta Europa, per sensibilizzare e informare le nuove generazioni sul tema della migrazione.

Anche quest’anno, nonostante il coronavirus, con una conseguente riduzione del numero degli eventi e dei partecipanti ed un rigido protocollo di sicurezza, si è commemorata a Lampedusa questa significativa data, e per il secondo anno consecutivo, il Polo Liceale Mattioli, rappresentato dalle docenti coordinatrici del progetto, Francesca Cinquina e Carla Orsatti, e dagli studenti Lorenza Carmen Battista e Simone Di Minni, ha partecipato all’evento, unica scuola in tutto l’Abruzzo.

Infatti, il Mattioli è risultato per la seconda volta una delle 21 scuole vincitrici del concorso “Porte aperte a Lampedusa”, indetto dal MIUR, presentando un video narrante sia le difficoltà del viaggio intrapreso dai migranti, ma anche le possibilità di integrazione nel territorio una volta che vengono accolti. Intrecciata alle immagini, la canzone “Perché”, scritta e interpretata da Lorenza Carmen Battista, studentessa del Liceo Musicale, con l’arrangiamento dei professori di strumento ed eseguita insieme ad altri studenti. Lorenza si è anche esibita a Lampedusa davanti ai ragazzi di tutta Italia e di fronte al monumento memoriale che riporta i nomi di tutte le vittime del 3 ottobre.

Il lancio dei fiori in mare

E proprio il 3 ottobre, i partecipanti all’evento e i volontari del Comitato 3 ottobre si sono ritrovati davanti alla Porta d’Europa, il monumento che si trova nel punto più a sud dell’isola, con in mano un mazzo di fiori poi lanciato in mare, in ricordo di tutte le persone che in quel mare hanno perso la vita rincorrendo il sogno di un futuro migliore.

In preparazione alla giornata del 3 ottobre, gli studenti di tutta Italia, due per ogni scuola, in ottemperanza alle normative anti contagio di coronavirus, hanno avuto la possibilità di partecipare attivamente a workshop, incontri e tavole rotonde, organizzati da importanti associazioni e ONLUS, come l’UNHCR o Amnesty International, volti ad informare sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza e ricchi di spunti per continuare a farne disseminazione al loro rientro nelle rispettive scuole. L’obiettivo, infatti, è quello di intraprendere e organizzare iniziative rivolte a tutti gli studenti della scuola, continuando il progetto iniziato quest’anno con la conferenza nella nostra scuola “Semi di Lampedusa”. L’evento, tenutosi durante la Settimana della Scienza, ha visto la partecipazione del presidente del Comitato 3 Ottobre Tareke Bhrane ed è stato riproposto online anche con altri ospiti durante il lockdown.

Una storia dietro ogni numero

Tavola rotonda

Gli studenti hanno avuto l’opportunità di incontrare ed ascoltare a Lampedusa figure professionali molto note come giornalisti, politici, presidenti di associazioni e iniziative, tra cui Pietro Bartolo, europarlamentare e vice presidente della Commissione Libe, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Francesca Mannocchi, regista documentarista, autrice e giornalista per L’Espresso, Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa per UNHCR, Annalisa Camilli, autrice e giornalista per Internazionale, Mpanzu Bamenga, politico olandese che ha avanzato proposte e leggi in aiuto dei migranti e dei rifugiati, con una efficace ricaduta sull’intera comunità. Tutti hanno ribadito più e più volte l’importanza di una informazione chiara e verificata, perché uno dei dilemmi del XXI secolo è proprio il bombardamento mediatico a cui siamo esposti e nel quale dobbiamo saperci districare per distinguere la realtà dalle notizie acchiappa like o acchiappa consensi.

E proprio per questo, per aiutare anche noi ragazzi a comprendere meglio la situazione internazionale, specialmente in territori di guerra, i giornalisti e in particolare le reporter hanno presentato un’analisi geopolitica lucida e chiara, capace di decodificare le cause e le origini degli spostamenti storici e attuali, concentrandosi non solo sul Mediterraneo, ma anche sulle migrazioni via terra nei Balcani e sulla questione mediorientale.

Tutti i relatori alle varie tavole rotonde hanno poi avanzato anche proposte che aiutino concretamente le persone migranti, che rendano più semplice l’accoglienza, che incentivino l’integrazione, e che permettano anche (se la si vede in maniera più egoistica) dei vantaggi per i Paesi ospitanti, anche se il messaggio che si è voluto passare è che è di vite che si sta parlando, e quindi il soccorso in mare è un obbligo dello Stato.

L’incontro con i sopravvissuti

Momento più toccante e emozionante, l’incontro con i sopravvissuti, con i parenti delle vittime della tragedia del 3 ottobre e con i pescatori che quella notte hanno soccorso e cercato di salvare quante più vite possibile, al contrario di altre due barche che i sopravvissuti raccontano di aver visto passare intorno a loro e poi andarsene via senza prestare aiuto. L’ascolto delle testimonianze, delle paure, degli appelli di questi uomini e donne ha avuto un impatto fortissimo su tutta la platea:  le loro parole, i loro occhi lucidi, le loro lacrime sono una testimonianza del loro vissuto, ma anche un monito affinché gli Stati si impegnino per far sì che tragedie del genere non accadano più.

Recarsi a Lampedusa per la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza è un’esperienza che tutti i ragazzi dovrebbero fare, è un’esperienza che segna nel profondo, un’esperienza che forma e fortifica, che fa venir voglia di provare a cambiare le cose, perché il futuro, come si è detto anche nella tavola rotonda “Una storia dietro ogni numero”, non è lontano e bisogna cercare di cambiarlo per noi e per le generazioni future. Ma questo passo lo si può fare solo ricordando il passato e al tempo stesso cercando di allontanarsene, di distogliersene, per creare, attraverso una collaborazione comune e multiculturale, un “Mondo al plurale”. Ognuno di noi può fare ciò, iniziando nel proprio piccolo, nelle scuole, tra amici, amplificando poi il concetto, per allontanarci da un mondo pieno di intolleranza e indifferenza e per crearne uno di accoglienza e di solidarietà verso tutti.

di Simone Di Minni