La scuola ai tempi del Covid-19

Dopo mesi e mesi di quarantena, in cui le giornate scorrevano lente ma implacabili quasi come fossero infinite.

Nella più totale monotonia, in cui eravamo unicamente accompagnati da numeri e grafici delle più conosciute agenzie giornalistiche che descrivevano l’avanzare delle giornate.

Quando avevamo perso contatto con quella realtà, un tempo tanto vicina e, dove l’unica cosa a cui ci potevamo appoggiare era il ricordo di esse nelle nostre memorie.

Di quel famoso “ultimo giorno normale”, anche se di certo non avremmo mai potuto immaginare quanto nostalgico ci sarebbe diventato di là a poco.

Ma ora, sembra quasi essere tornata un po’ di quella vecchia normalità.

Anche se è tutto diverso e tanto uguale al tempo stesso, come se fosse una novità e una certezza.

A culminare questo ritorno, una giornata che sembrerebbe come tante, benché molto più particolare e importante nella vita di alcuni.

Il primo giorno scolastico, quello che è un “normale” giorno in “normali” circostanze.

Benché di “normale” in tutto questo ci sia ben poco.

Questo giorno è quello che ora ha acquisito, in questo periodo, un significato diverso da quello di altri anni ed è diventato una sorta di “messa in prova” per tutti.

Un modo per riagganciare la nostra vecchia quotidianità e quella nuova, il primo passo verso quella “nuova vita” che ci attende.

Per vedere se tutto quello per cui ci siamo preparati sarà stato abbastanza o se bisognerà ancora far qualcosa.

Ed a dire la verità, tornare a scuola è stato strano.

Credo sia normale per tutti, avere un senso di famigliarità e estraneità nel vedere ciò che prima veniva compreso nelle nostre giornate come se fosse scontato.

E ora non lo è più.

Le classi in cui abbiamo vissuto le nostre giornate, le persone che abbiamo visto, i corridoi che percorrevamo ogni mattina.

Sembra tutto tanto diverso e allo stesso tempo tanto rinfrescante, che strappa bruscamente con la monotonia con cui eravamo abituati e da cui abbiamo provato a fuggire.

E così continuano a passare i giorni, uno dopo l’altro, che fanno scordare ma rendono indelebile la nostra esperienza del passato.

Lana Vittoria IV D