“Meddle” soffia su 49 candeline

Il 5 novembre del 1971 viene pubblicato “Meddle”, sesto disco del celebre gruppo britannico Pink Floyd. Quest’album è stato forse il vero e proprio debutto del gruppo inglese per come lo conosciamo noi oggi.

Nonostante il suo spessore a livello compositivo, Meddle ha la sfortuna di essere stato inciso tra due colossi: Atom Hearth Mother (1970) e The Dark Side Of The Moon (1973).

Un po’ la stessa sorte che ebbe Animals (1977). Resta comunque il preferito indiscusso dei sostenitori della coppia Gilmour-Wright, che troneggia in Echoes.

La produzione

Pur avendo basi solide, esso è il risultato di diversi esperimenti sonori, che comportarono grande sforzo da parte di tutti i membri, in mancanza di idee precise riguardo il suo sviluppo.

Non fu un album facile da produrre. Si impiegarono ben otto mesi per la realizzazione.

Due eventi hanno anticipato l’inizio delle registrazioni: la morte di Jimi Hendrix e il frustrante lavoro in Italia con Michelangelo Antonioni.

Il regista italiano respinse infatti numerosi dei lavori scritti dai Pink Floyd, perché voleva avere il totale controllo della musica.

La copertina del disco, creata da  Bob Dowling, raffigura un orecchio immerso nell’acqua che capta onde sonore.

A differenza delle copertine degli altri album, questa volta i Pink Floyd non si affidano al fotografo e designer Storm Thorgerson, scartando la sua bizzarra idea della ripresa dell’ano di un babbuino.

In questo vinile, la band rispolvera il tipico rock psichedelico, abbandonato nel precedente album “Atom Heart Mother”.

Tuttavia, c’è una certa somiglianza con quest’ultimo per quanto concerne la struttura del vinile: entrambi presentano una sola traccia sul lato B.

Le perle dell’album

Possiamo certamente dire che le perle di questo album sono One Of These Days e Echoes. Rappresentano rispettivamente la prima e l’ultima traccia, due pietre miliari della band.

One of These Days è scandita da una linea di basso martellante a tempo ternario, ottenuta da Roger Waters (bassista e cantante della band) collegando il basso alla chitarra di David Gilmour (cantante e chitarrista dei Pink Floyd). Questa traccia è presente sul lato A del disco in vinile e ha la durata di minuti 5:57.

L’unica frase presente è “One of These Days I’m Going to Cut You into Little Pieces”, pronunciata da Nick Mason (si nota verso la metà del brano) e destinata ad un disk jockey della BBC.

In un’intervista Waters racconta che, prima di registrare il brano, la band aveva ascoltato un collage di pezzi di trasmissione del bischero della BBC per caricarsi e arrabbiarsi di più.

Parte della canzone venne usata in Italia come sigla di “TG2 ring” e, successivamente, dal programma sportivo “Dribbling”, in onda sulla Rai.

La magia di Echoes

Echoes è la sesta e ultima traccia dell’album. E’ una suite della durata di 23 minuti e 31 secondi, che occupa interamente il lato B del disco in vinile.

Il brano inizia con un’acuta nota di un pianoforte a coda ripetuta più volte, che fa riferimento alla goccia d’acqua che cade sul terreno, successivamente si aggiunge Gilmour alla chitarra, poi il basso e le percussioni.

Qualche minuto dopo si ode la prima strofa, mentre la seconda viene accolta da un intermezzo blues.

Si continua con un assolo di Gilmour alla chitarra e con uno stile funk composto da improvvisazioni dell’organo e della chitarra elettrica.

In questa parte del pezzo si hanno echi e fischi psichedelici, sostituiti poi da intermezzi con tratti New Age fino ad esplodere con un riff di chitarra.

Conclude con una parte musicale simile all’introduzione, ripetendo la nota al pianoforte, a simboleggiare il ritorno lì dove tutto è cominciato.

Il testo affronta due vicende diverse: la storia della Genesi del mondo e la storia di un uomo che guarda il cielo pensando ad una persona che ama.

Altre tracce presenti nel lato A del disco sono: A Pillow of Winds, Fearless, Saint Tropez e Seamus. Brani marginali, di minor successo.

Federica De Dominicis