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Niente luci al Di Stefano, l’Inter crolla contro il Real Madrid

Una sconfitta figlia di errori individuali condanna la squadra di Conte ad un momentaneo ultimo posto nel girone di Champions League, rivelatosi incredibilmente più duro di quanto non fosse apparso il primo ottobre, quando l’Inter era stato estratto con Shaktar Donestk, Real Madrid e Borussia Monchengladbach nel gruppo B. E, nonostante una sconfitta esterna contro la squadra di Zidane, laureatasi campione di Spagna a luglio, sia più che comprensibile, non si può dire lo stesso del pareggio casalingo contro i tedeschi del ‘Gladbach e quello e in trasferta contro gli ucraini dello Shaktar, che martedì è stato schiantato per 0 a 6 in una delle peggiori sconfitte casalinghe della storia della Champions League.
La squadra di Conte si è schierata dal primo minuto con il classico 3-5-2 del tecnico salentino, con Ivan Perišić a fare da compagno a Lautaro Martinez nel tandem d’attacco di cui entrambi i giocatori sono andati in gol. Esterni di centrocampo Ashley Young ed il grande ex della partita, il marocchino Achraf Hakimi, passato quest’estate ai nerazzurri per la cifra approssimativa di 45 milioni di euro, mentre al centro del rettangolo di gioco Arturo Vidal, Nicolò Barella e Marcelo Brozovič sono stati gli uomini scelti per partire dall’inizio. La difesa a tre, composta da D’Ambrosio, De Vrij e Bastoni, si è posizionata davanti a Samir Handanovič che ha protetto la porta dell’Inter con la fascia da capitano al braccio. Si può identificare fra le cause della sconfitta la mancanza di Lukaku fra le fila nerazzurre, ma molte assenze c’erano anche dal lato avversario: il tecnico franco-algerino dei blancos ha schierato il 4-3-3 che lo ha portato anche alla vittoria del Clasico, con Hazard e Asensio ai lati di Benzema, poi sostituiti rispettivamente da Vinicius Junior e Rodrygo, autori di assist e gol della vittoria, a centrocampo Kronos, Casemiro e Valverde con Modric subentrato negli ultimi minuti come nella sfida contro il Barcellona e una difesa costituita da Mendy, Sergio Ramos, autore del gol del momentaneo 2 a 0 del Real dopo la marcatura di Benzema a inizio partita, Varane e l’adattato Lucas Vazquez, schierato come terzino destro a causa dell’assenza di Carvajal per infortunio e della positività al COVID-19 di Eder Militão ha difeso la porta di Thibaut Courtois.
Come detto precedentemente, la sconfitta dei nerazzurri è stata causata perlopiù da errori individuali, come il folle retropassaggio effettuato da Hakimi che ha causato il vantaggio madrileno, ma è in parte responsabile anche Conte. Il tecnico ha infatti avuto la possibilità di incidere nella partita con i cambi, come ha fatto il Real Madrid, ma lo ha fatto in maniera sbagliata e tardiva: è rimasto in campo Vidal, autore di una pessima prestazione, per tutti i novantacinque minuti di gioco mentre ha trascorso tutta la gara in panchina Eriksen. Il danese, particolarmente adatto allo stile di gioco europeo e con un’ottima visione di gioco, non è sceso in campo neanche dopo che una volta andato in vantaggio il Real Madrid entra,be le squadre si erano notevolmente allungate, cercando le accelerate delle ali che peraltro ha hanno portato al gol del 3 a 2 per i Blancos.
La mossa di Zinedine Zidane di inserire Vinicius Junior al posto di Hazard, tornato al gol dopo 392 giorni nella partita con l’Huesca, e Rodrygo al posto di Asensio, costretto spesso a ripiegare in difesa a causa della tendenza ad allargarsi di Perišić e delle scarse attitudini difensive di Lucas Vasquez, che si trovava sulla sua medesima fascia, si è rivelata vincente a causa della possibilità dei due giovani, classe 2000 e 2001, di accelerare e lasciarsi dietro i rispettivi marcatori. Il gol del brasiliano Rodrygo è infatti frutto della sua accelerata che lascia indietro un Vidal stanco e già precedentemente ammonito e gli permette di ricevere, tagliando al centro dell’area, l’assist del  compagno di Nazionale. L’impressione che si ricava dalla partita dunque è quella di un’Inter che, come le precedenti sfide europee, avrebbe potuto vincere la partita se non per gli errori dei singoli, impressione che pervade tutta la stagione nerazzurra finora: contro la Fiorentina una sfavillante coppia d’attacco e un centrocampo con molte alternative hanno rischiato di essere inutili per una difesa colabrodo, contro il Milan sono da condannare gli errori di Kolarov, contro il Borussia Monchengladbach i pochi spunti di gioco proposti da Eriksen, contro il Parma la pessima prestazione di De Vrij, spostato fuori ruolo a destra del terzetto di difesa. Si potrebbe dunque dire che il problema della Beneamata sia di mentalità, ed in parte sarebbe vero, ma l’ottima prestazione dei nerazzurri quando hanno incassato il doppio vantaggio su calcio d’angolo a causa del centesimo gol del capitano del Real fa intuire il contrario. Il problema più evidente è che Conte non riesca a capire cosa non vada nella propria squadra, un gruppo che, ad esclusione di un infinito Barella, non riesce mai ad ottenere continuità.
Dunque, con un’altra partita persa sui dettagli, come ha evidenziato lo stesso Antonio Conte nelle interviste successive alla partita, ci si inizia a porre delle domande sul futuro dell’Inter. Questo perché la dirigenza capeggiata da Zhang e Beppe Marotta ha già sotto libro paga due allenatori che ricevono uno stipendio quantomeno importante: sette milioni annui per l’esonerato Spalletti e dodici milioni annui per l’infruttuoso Conte, e difficilmente potrebbe permettersi di esonerare quest’ultimo a meno dell’ingaggio di un allenatore inesperto come tentato dalla Juventus – mossa che si sta rivelando poco vincente.
Solo il futuro potrà dirci di più sulle scelte dirigenziali della gestione Suning, che dopo una scorsa annata conclusasi con una finale di Europa League persa poi con il Siviglia sembra avere davanti una stagione ben più cupa, con il Milan capolista della serie A ed un girone di Champions che, a meno di tre successi nelle prossime tre partite post sosta delle nazionali, sembra offrire sempre meno certezze.
Dalla partita dunque rimane un’Inter che poteva battere il Real Madrid, che si è dimostrata in grado di sconfiggere un avversario di quel calibro… ma che non lo ha fatto. E alla fine è questo che rimane, oltre che un grande passo indietro dei milanesi nel girone di Champions League. Vedremo cosa accadrà nei prossimi impegni dei nerazzurri che decideranno la stagione, ma ciò che è fattuale è la vittoria del Real per 3 a 2. E per cambiare il futuro non potrà fare nulla nessuno se non l’Inter stessa.

Daniele Giaime Poli, III C