Se chiedessimo ai giovani ?

di Noemi Chiasserini 2B

Dei giovani o si parla poco o si parla a sproposito, oppure li si mette sempre in coda a questo o quel problema” queste sono le parole del direttore dell’agenzia Dire, Nicola Perrone, pronunciate all’inizio della presentazione del progetto “I giovani propongono”. Il cui significato è perfettamente riassumibile con le parole usate dal direttore. Noi giovani, come è naturale, siamo abituati a vedere persone molto più grandi di noi che decidono cosa è meglio. L’esempio più evidente è quello della scuola, un ambiente fortemente condizionato dalle scelte di chi spesso non concede all’istruzione l’importanza che merita.

Non è infatti un caso che la maggior parte delle proposte dei giovani che hanno partecipato a questo progetto hanno riguardato la scuola. Chi meglio di uno studente può accorgersi di tutto ciò che andrebbe migliorato in ambito scolastico?

Due aspetti in particolare sono emersi, il primo è il desiderio di modificare l’orario della scuola aggiungendo dei moduli in cui affrontare temi riguardanti i giovani, ma anche l’attualità, e il secondo è quello di investire più soldi sul mantenimento delle strutture scolastiche.

È molto importante notare come dei ragazzi si siano accorti subito delle carenze più grandi nel nostro sistema scolastico, spesso infatti gli stessi studenti si lamentano di come ci sia una certa mancanza per quanto riguarda la giusta informazione sui problemi di attualità e temi strettamente legati al mondo dell’adolescenza, che purtroppo vengono approfonditi dai ragazzi solo al di fuori dell’ambiente scolastico. Tutti questi aspetti dovrebbero essere invece inclusi nella formazione di ognuno di noi, per assicurare anche un apprendimento corretto grazie a degli esperti.

L’altro grande problema è quello delle strutture, poiché non vengono destinati abbastanza fondi al mantenimento delle scuole, questo testimonia perfettamente la noncuranza nei confronti della scuola nel nostro paese.

Inoltre abbiamo tutti visto come degli spazi più adeguati e soprattutto ampi avrebbero facilitato la situazione di convivenza con il coronavirus.

Grazie a questo progetto i giovani hanno potuto dimostrare ancora una volta di essere in grado di rendersi conto dei problemi all’interno dell’ambiente che frequentano maggiormente, cioè la scuola, con una sensibilità particolare, forse dovuta alla consapevolezza che per i grandi le  necessità e i problemi dei giovani sembrano essere sempre meno rilevanti.