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Polonia. Contro il divieto di aborto, in difesa della libertà femminile

Dal 22 ottobre, una serie di cortei e scioperi nazionali nella lotta contro il divieto di aborto  si sono succeduti nelle piazze e nelle strade di Varsavia (Polonia).

Si tratta di una delle più grandi manifestazioni in favore dei diritti delle donne, in seguito alla sentenza del Tribunale costituzionale polacco, che ha reso illegale l’interruzione di gravidanza, in caso di malformazione del feto.

I manifestanti hanno sfidato le norme anti-covid ed il leader polacco Jarosław Kaczyński che aveva minacciato di inviare l’esercito in piazza.  Tuttavia, i manifestanti si sono ritrovati lo stesso nel centro della città con ombrelli neri e striscioni colorati divenuti i simboli della protesta.

A Versavia la folla ha marciato fino al palazzo del Parlamento, arrivando anche a protestare all’interno di chiese; grandi manifestazioni hanno lasciato il segno anche a Cracovia, Stettino, Breslavia e Lodz.

Il governo aveva già tentato nel 2016 e lo scorso aprile, di introdurre delle restrizioni contro l’aborto, appoggiati da gruppi religiosi cattolici e da vescovi, ma rinunciandoci a causa delle forti proteste.

 A partire dal 1993, questo paese, estremamente cattolico, ha autorizzato l’aborto solo in tre casi: stupro, incesto e malformazione del feto. Si tratta di una serie di restrizioni che limiterebbero il numero di aborti legali a circa un migliaio all’anno, contro circa 200mila aborti clandestini.

Roberta Panariello, III C