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Due sport curiosi e affascinanti di cui forse non conoscevi l’esistenza e che potrebbero piacerti

TAEKWONDO

Il taekwondo è un’arte marziale e uno sport da combattimento a contatto pieno, nato fra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, basato principalmente sull’uso di tecniche di calcio. Combina tecniche di combattimento volte alla difesa personale e alla pratica agonistica soprattutto come sport olimpico, ma anche come esercizio ed in alcuni casi filosofia e meditazione. Nel 1989 è divenuto l’arte marziale più popolare al mondo in termini di praticanti.

Le origini del Taekwondo si fanno risalire a circa 2000 anni fa, quando l’attuale Corea era divisa in tre regni. Il più piccolo di essi, Silla, sviluppò e perfezionò un sistema di difesa e

attacco che contribuì molto alle vicende storico militari del regno. Anche negli altri regni si diffusero man mano diversi sistemi di combattimento di cui restano ampie tracce in affreschi e pitture murali rinvenute nelle tombe risalenti ai primi secoli dopo Cristo.

Dopo l’unificazione in un solo regno, l’arte del combattimento, che nelle diverse epoche assunse diversi nomi, si evolse e diffuse tra la popolazione, diventando molto popolare tra gli usi e costumi locali e nell’addestramento militare.

Sotto l’occupazione giapponese questa arte subì un momentaneo appannamento per il predominio e l’imposizione della cultura del Giappone, ma dopo la liberazione le diverse scuole di combattimento ripresero vigore e negli anni cinquanta si unificarono prendendo il nome definitivo di Taekwondo. Il taekwondo divenne Sport Nazionale (fu inserito nei Giochi Nazionali Coreani fin dall’inizio dei ’60) e contemporaneamente iniziò a diffondersi nel mondo, distinguendosi dalle altre discipline per la particolare efficacia, dinamismo e spettacolarità delle sue tecniche di gamba (calci circolari ed in volo, calci multipli).

Il combattimento del taekwondo sportivo si basa sul regolamento emanato dalla World Taekwondo Federation, applicato ad ogni livello di competizione, dai tornei locali fino alle Olimpiadi. I combattimenti si svolgono su un campo ottagonale largo 8 × 8 m, tra due atleti muniti di protezioni. Il combattimento è basato sull’assegnazione di punti ed è articolato in tre riprese (o round) da due minuti ciascuno, con una pausa di un minuto tra i round.

Le protezioni obbligatorie sono:

  • corazza (con sensori)

  • caschetto (con sensori)

  • conchiglia

  • paradenti

  • guantini

  • parabraccia

  • paratibia

  • parapiedi (con magneti)

L’atleta per fare punti deve colpire l’avversario sulla corazza con tecniche di calcio (2 punti, 4 se in rotazione) o di pugno (1 punto) oppure in testa con sole tecniche di calcio (3 punti o 5 se in rotazione). Il contatto è pieno e il KO è valido. Non esiste limite ai colpi a meno che non si proceda a un attacco falloso o a una qualsiasi altra azione che richieda l’intervento dell’arbitro.

Affinché un punto sia valido deve soddisfare alcuni requisiti di potenza e precisione.

Al termine dei tre round l’atleta con il maggior numero di punti vince l’incontro. È possibile anche la vittoria per una differenza di punti pari a 20, tuttavia deve in ogni caso essersi concluso almeno il secondo round.

Le azioni proibite vengono punite con l’aggiunta di un punto all’avversario (detta deduzione di punto). Se un’atleta si vede infliggere penalità per un totale di 10 punti assegnati all’avversario, viene dichiarato perdente per penalità.

Vengono punite le seguenti azioni fallose:

  • uscire dalla linea di confine con un piede
  • cadere
  • evitare il combattimento (girare la schiena, chiede l’interruzione, rimanere inattivi, scappare, rannicchiarsi, fingere lesioni)
  • prendere, trattenere, spingere l’avversario
  • attaccare sotto la cintura
  • difendersi da un attacco alzando il ginocchio
  • colpire con la testa o con il ginocchio
  • colpire il viso dell’avversario con attacchi di pugno
  • proteste e comportamento antisportivo (dell’atleta e/o del suo coach).
  • attaccare l’avversario dopo l’interruzione dell’arbitro
  • attaccare l’avversario caduto
  • interrompere o boicottare lo svolgimento dell’incontro (da parte dell’atleta e/o del suo coach)
  • proteste e comportamento antisportivo particolarmente gravi (dell’atleta e/o del suo coach)

 

PARKOUR

Il parkour è uno sport che si è inserito nella società con molta fretta, nato nelle metropolitane francesi negli anni 90 ha spopolato quasi subito grazie a quello che mostra, ovvero acrobazie e salti che sono pericolosi quindi bisogna essere sottoposti ad allenamenti costanti per realizzarli. In Italia è arrivato nel 2005 grazie a dei video virali diffusi su varie piattaforme streaming. Lobiettivo del parkour è spostarsi nel modo più efficiente e agile possibile, da un punto A di partenza a un punto B di arrivo, sfruttando i propri mezzi fisici e l’ambiente circostante. Per efficiente si intende il più semplice e veloce.

Per distinguere che cos’è il parkour da che cosa non è, basta pensare a come sarebbe utile muoversi in una determinata situazione d’emergenza o fuga. Come si può ben capire non è uno sport da prendere sottogamba e ci vuole costanza e ambizione nel voler sempre superare i propri limiti.

Chi pratica il parkour viene considerato traceur o parkourista; questo sport estremo dà la possibilità di esprimere in modo freestyle lenergia che ognuno di noi ha dentro. Ha anche sbocchi professionali se si vogliono intraprendere lavori come stunt-man dove bisogna svincolarsi dal pericolo ma nonostante tutto uscirne sani e salvi.

Essendo uno sport internazionale il parkour ha diritto a dei Guinness che migliaia di atleti ogni anno si allenano per superare. Tra i più stupefacenti record abbiamo il “bar to wall” di ben 4 metri, che consiste nell’essere appesi ad una sbarra e oscillare il più forte possibile in 

modo tale da accumulare velocità e arrivare al muro posto di fronte a sé.

Parlando di un’altra impresa, c’è il maggior numero di salti su sbarre distanziate di 2.30 metri in maniera crescente l’una dall’altra; questo record è stato raggiunto dal britannico Timothy Shieff nel 2017 in 4,45 secondi ed è tuttora imbattuto.

 

 

 

Patryk Przewoznik e Lorenzo Cinque, 2Q