Abilismo, il braccio segreto della discriminazione

Con il passare del tempo all’interno della società sono nate varie discriminazioni, spesso di minoranze, fondate sull’odio e sui privilegi delle maggioranze.

Sessismo, razzismo, classismo, omobitransfobia, sono tra le più comuni, ma c’è una forma di discriminazione meno nota ai più, ma altrettanto importante e sempre più diffusa: l’abilismo.

Il termine abilismo deriva dall’inglese “ableism” e ha diverse diramazioni e modi per essere esercitato, ma in fin dei conti il significato è uno: la discriminazione, volontaria o involontaria, di un individuo o un gruppo “abile”, quindi privo di disabilità psicomotorie e/o neurotipico, verso uno o più individui disabili. La differenza tra abilismo e le altre forme di discriminazione consiste nel fatto che viene esercitato, a volte,  senza accorgersene.

Ma che cosa definisce un comportamento abilista? Ci sono molteplici modi per discriminare una persona con una disabilità; naturalmente il più evidente è quello manifestato sotto forma di  bullismo o cyberbullismo, quindi un tipo di abilismo diretto. D’altra parte, però, emerge anche il lato oscuro di questa forma di discrimazione, ossia un tipo indiretto di abilismo: radicato più di quanto si pensi nella società e, spesso, esercitato in maniera involontaria. Spesso, le disabilità assumono un’accezione negativa: quante volte ci è capitato di usare “ritardato” o “mongoloide,” come insulto? Da ciò si deduce che l’abilismo fa parte del nostro linguaggio. Altri esempi, sono l’uso di disturbi mentali per esprimere stati d’animo o atteggiamenti: “Francesca è leggermente bipolare”; “stasera mi sento un po’ depresso”.

Le situazioni in cui questa erbaccia cresce indisturbata sono molte di più, ma in fin dei conti il punto è lo stesso.

Cosa si può fare per combattere l’abilismo? La prima cosa che possiamo fare, anche da questo preciso istante, è modificare il nostro linguaggio. Sarebbe opportuno usare“molto triste” e non “depresso”, “emotivamente volubile” e non “bipolare”.

Un altro fenomeno in costante crescita tra gli adoscelenti, correlato in questo caso solo ai disturbi mentali ma riconducibile all’abilismo, consiste nell’autodiagnosi: decidere arbitrariamente di avere un disturbo mentale, basandosi semplicemente su sospetti e qualche test su internet.

E’ necessario ricordare che le disabilità non sempre sono visibili ed è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’abilismo e sulle sue conseguenze per combatterlo.

Matteo De Martino, III A