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“Amare fino a perdere il fiato”. La storia di Noemi Durini

Rubrica “Storie di Donne” di Liberamente Boggio Lera

 

L’amore a 16 anni dà gioia, dà speranze positive sul futuro in una vita condivisa in due, senza paura, perché si pensa di aver trovato la persona giusta, il: “Sì, lo voglio”, e ti toglie il fiato. Ciò è accaduto alla giovanissima Noemi Durini, morta a causa di quell’uomo che avrebbe dovuto amarla più di se stessa e farla sentire protetta dal mondo. Lei: una ragazza vulcanica, buona e grintosa come qualunque adolescente che ha voglia di prendere in mano la propria vita e farne un capolavoro. Lui: un ragazzo un anno più grande di lei, molto conosciuto, poco stimato perché ritenuto molto irruento e violento. Sembra un po’ la storia dei promessi sposi, dove la saggezza e la mitezza di Lucia, si oppongono all’impulsività di Renzo. Solo un piccolo particolare differisce: al lieto fine del romanzo manzoniano si oppone un femminicidio. Noemi è stata prima presa a coltellate e poi a sassate dal suo ragazzo, Lucio, che l’ha seppellita viva facendola morire asfissiata sotto un cumulo di pietre, poco lontano dal loro piccolo centro abitato (Santa Maria di Leuca). Un amore “mozza fiato” nel senso più tragico del termine. I genitori di Noemi si opponevano a quest’unione, perché avevano già visto la particolare aggressività del ragazzo, e lei aveva deciso di lasciarlo. Così si è consumata l’ennesima tragedia, l’ennesima morte, l’ennesimo annullamento dei diritti e della vita di una donna letteralmente schiacciata viva dal peso di un amore “morboso” che non reggeva più. Il 4 ottobre 2018 è il giorno della giustizia: Lucio viene condannato a 18 anni e 8 mesi di reclusione. Il 25 novembre, tra le vittime del femminicidio, ricordiamo purtroppo anche lei, una nostra coetanea oppressa dall’amore, che dovrebbe farci sentire libere e liberi da ogni cosa e darci la forza di andare avanti in due.

 

 

Grazia Vittorio, 5ªD