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“Ferite a morte” di Serena Dandini per dire BASTA alla violenza sulle donne

Rubrica “Storie di Donne” di Liberamente Boggio Lera 

 

In occasione del 25 Novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, è inevitabile ricordare il prezioso contributo di Serena Dandini alla causa.

“Ferite a morte” dà voce alle vittime di femminicidio, alle donne che non sono state ai patti, e hanno pagato con la vita la loro disubbidienza. È un libro coinvolgente e sconvolgente, che pone davanti al lettore l’amara realtà di un fenomeno tanto diffuso quanto sottovalutato: la violenza di genere. Ma “Ferite a morte” illustra anche storie lontane, storie di donne la cui identità è lesa sin dai primi giorni di vita. Sono migliaia le baby prostitute che affollano i bordelli legali del Bangladesh, considerate oggetti e costrette a prendere steroidi, le cow pills, solitamente usate per far ingrassare le mucche da macellare. Il mercato del sesso è uno dei principali motori dell’economia bengalese, tant’è che in alcune zone del Paese la prostituzione di bambine e adolescenti viene considerata normale. E c’è un altro mercato che in Bangladesh produce tanto e spaventa ancor più: il traffico degli organi interni.

 

«Sono rosa e sembrano caramelle, invece sono pillole per le mucche, servono per far ingrassare il bestiame ma le danno anche a noi bambine per crescere in fretta e mettere su un po’ di carne, così alzano i prezzi e ci vendono meglio. Non proprio vendere, più che altro ci affittano per una mezz’ora alla volta, c’è pure chi fa prima, dipende dagli uomini, sono tutti grandi, anche vecchi con la barba come mio nonno che non c’è più.

Certi si sbrigano, altri sospirano, qualcuno parla in una lingua sconosciuta, molti in inglese.

Io un po’ d’inglese l’ho imparato quando andavo ancora a scuola, prima che la mia famiglia mi cedesse perché era rovinata dai debiti.

«Nice girl come here…» Basta chiudere gli occhi e pensare alla grande ruota che gira nel luna park di Dacca, dove hanno promesso di portarmi… Ma solo se sarai brava, senza fare storie né capricci, una pillola al giorno e ti crescono le tette in una settimana, ti senti tutta gonfia ma agli uomini grandi piace così, ti tastano come un vitello e se trovano ciccia da prendere in mano pagano di più.

Non tutte sono fortunate come Shamila che invece ha trovato un fidanzato che l’ha portata via lontano, perché le pillole a lungo andare fanno anche male, ma se non le prendi stai ancora peggio perché ci sei abituata e ti fanno passare i dolori. Non ci si può ammalare, è un gran peccato se ti succede perché ti scartano e non lavori più, poi finisci per strada, neanche al bordello dei poveri di Faridpur ti prendono più, se non hai un bell’aspetto non vali niente e diventi solo carne da macello, proprio come le mucche.

Mi hanno addormentato con un’iniezione. Ho sognato la ruota di Dacca tutta illuminata, mentre mi portavano via fegato e reni. Poi per fortuna mi hanno lasciato morire in pace. Finalmente non servivo più a nulla.»

(“Cow Pills”, Ferite a morte – Dandini Serena, Misiti Maura, 2013, Rizzoli)

 

Il linguaggio della Dandini è semplice, immediato, ma esprime concetti forti, racconta le radici di una violenza spesso taciuta. Il fenomeno della prostituzione minorile non risparmia nemmeno i Paesi occidentali industrializzati, compreso il nostro. Attualmente la percentuale nota di minorenni sul numero totale delle prostitute in Italia è del 7 per cento, con punte del 10 per cento in alcune zone. Ed è per questa ragione che non dobbiamo fermarci! Il cambiamento viene da noi giovani. Solo insieme possiamo curare la piaga sociale che ci devasta. Solo insieme possiamo spezzare le barriere della società patriarcale.

 

 

Erica Ardu, 5ªB