Pregiudizi e ostacoli nel mondo del calcio femminile

Rubrica “Storie di Donne” di Liberamente Boggio Lera

 

Quante volte avete sentito commenti sessisti nei confronti delle donne che giocano a calcio? Beh, decisamente troppe. 

È il momento di alzare la voce, è il momento di dire basta. Così non si può andare avanti, il calcio femminile non lo merita. Non lo merita chi scende in campo, suda, lotta, fa dei sacrifici e si mette in gioco, quotidianamente, in un mondo nel quale il professionismo è un traguardo ancora lontano. Sono solo semplici e magnifiche atlete disposte a sfidare stereotipi e luoghi comuni. Guadagnano niente in confronto ai calciatori uomini e hanno ottenuto tanta visibilità grazie alla loro bravura.  Ma, purtroppo, si leggono sui social i terribili

commenti di chi vuole ridicolizzare l’avventura delle ragazze mondiali.

Ricordiamo, in particolare, un episodio, verificatosi proprio nella Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Nel giorno in cui un segno rosso in viso avrebbe dovuto sensibilizzare contro la violenza sulle donne, dalla Serie A femminile arriva una storia che testimonia quanta strada debba essere ancora fattain tal senso. L’attaccante della Juventus Cristiana Girelli è stata insultata, apostrofata con commenti indecenti sulla sua forma fisica durante la partita di campionato Fiorentina-Juventus: «Hanno urlato che che sono grassa e grossa, che sono brutta come la maglia della Juventus, ma Io l’ho presa subito sorridendo». È una triste novità per chi conosce e segue il calcio femminile, dove insulti e cori offensivi sono tra i pochi aspetti del mondo maschile a non essere desiderati. «Da quando abbiamo iniziato, non abbiamo combattuto solo contro le nostre avversarie, ma anche contro i vostri pregiudizi. Non abbiamo le palle, ma sappiamo come usare un pallone. Vogliamo giocare al nostro gioco, al nostro ritmo.»

Non dimentichiamo anche Fulvio Collovati, che in diretta TV, si lascia sfuggire: «Quando sento le donne parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco, perché una donna non capisce come un uomo.»

Le donne calciatrici, indipendentemente dal livello in cui giocano, sono e rimangono delle dilettanti, non delle professioniste, tesserate alla FIGC, Federazione Italiana Giuoco Calcio. Proprio quella FIGC salita alle cronache perché l’ex presidente Carlo Tavecchio tra il 2015 e il 2016 era stato accusato di aver importunato e molestato Elisabetta Cortani, presidente della Ss. Lazio Calcio Femminile.

È ora di fare qualcosa, per davvero, è ora di lavorare seriamente sulla culture sportiva e di punire chi sbaglia. Il calcio femminile è un’isola felice, che non ha bisogno di essere contaminata da violenza verbale, commenti sessisti e da tutto quello che di becero ruota intorno a questo mondo.

 

 

Teresa Ragaglia, 3ªDSA