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Sono una donna e come tale so di essere diversa – Educare per cambiare – Quando non servirà più la parola “femminicidio”

Oggi, 25 novembre 2020, si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nel 2019, il numero di vittime di femminicidio è stato di centoundici. Centoundici donne uccise per mano di un uomo. Spesso sentiamo dire che il reato “femminicidio” andrebbe abolito, in quanto si tratta di un omicidio e non occorre dargli un nome specifico. Questa affermazione è frutto di menti ignoranti, non consapevoli del fatto che il reato “femminicidio” non si riferisce semplicemente ad un omicidio consumato su una donna, ma al fatto che quella donna è stata uccisa in quanto tale. Uccisa, solo perché donna, per mano di uomo. Uomo, non può essere definito, in realtà, chi compie un’azione del genere. Essere maschio, infatti, non implica l’essere uomo. Allo stesso modo, essere femmina, non significa essere donna. Se sono una donna, conosco il mio valore, so di essere una persona prima che un genere, penso a me stessa. Se non sono io la prima a prendermi cura di me stessa, chi lo farà per me?

Il fulcro di questo argomento, è il fatto che, erroneamente, si pensi che le donne vogliano essere uguali agli uomini, in tutto. Io sono una donna e come tale so di essere diversa da un uomo, sotto molti punti di vista. Partendo, banalmente, dall’aspetto biologico, risulta chiaro che uomini e donne non siano uguali. L’uguaglianza di genere non consiste nel dare esattamente le stesse cose ad uomini e donne, proprio perché sono diversi avranno esigenze diverse. L’uguaglianza consiste, invece, nel dare ad uomini e donne mezzi diversi che mettano entrambi nella condizione di raggiungere lo stesso obiettivo.

La vittima di violenza, purtroppo, in alcuni casi, non si rende conto di ciò e pensa sia normale non godere di alcuni diritti che in realtà le spetterebbero.

Una delle principali cause di violenza di genere, ai giorni nostri, è la gelosia. Una donna, infatti, viene privata della possibilità di vestirsi come ritiene, di truccarsi, di uscire con le amiche, solo perché il suo partner si definisce geloso. Potrà sembrare banale, ma è la violenza psicologica spesso il primo step, che poi porta alla violenza fisica e purtroppo, in alcuni casi, al femminicidio. In queste situazioni, le vittime tendono a giustificare colui che commette il reato, perché convinte che egli lo faccia per amore. Questo è un messaggio molto comune, ma sbagliato. L’amore è una cosa bella e può essere vissuta, come tale, in maniera sana. Può esistere una vita diversa, deve esistere. Purtroppo, succede che accettiamo l’amore che pensiamo di meritare, anche se non è realmente così.

Questo problema che tormenta la nostra società da ormai troppo tempo, non è irrisolvibile. Il punto di partenza sta nell’informazione e nell’educazione, in primis delle donne che devono essere consapevoli di cosa è realmente amore e di cosa può rappresentare un campanello d’allarme per qualcosa che potrebbe sfociare nella violenza, che è l’atteggiamento più lontano dall’amore che esista. In secondo luogo degli uomini: formare ragazzi che crescano con l’ideale di ciò che è amore, di ciò che significa prendersi cura di qualcuno, come la donna, che è sicuramente più fragile, anche solo dal punto di vista fisico.

Educare è l’unico modo per contrastare questo grave ed ingiustificabile reato. Educare con i fatti, dando l’esempio, perché di bei discorsi ne sentiamo molti, ma se rimangono parole non servono assolutamente a nulla.

Quando l’ignoranza diminuirà, quando ogni uomo avrà rispetto di ogni donna che si trova davanti, quando le donne non avranno più paura di uscire da sole o di rimanere in casa con il proprio partner, quando la violenza sarà veramente sparita, solo allora, in quel caso sì la parola “femminicidio” non avrà alcun valore; ma fino a quel momento resterà ad indicare un reato punibile penalmente.

Qualcuno, l’8 marzo di qualche anno fa, mi scrisse un biglietto: auguri, anche se la differenza tra uomo e donna deve farla il cervello, non il sesso. È questo il genere di persona che io, da donna, merito di avere al mio fianco.

Francesca Zavettieri

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