Sconosciuta – Scritto sul corpo

Flussi d’aria informi inebriati di freschezza e di natura accarezzano il dolce volto della ragazza che se ne stava seduta alla fine del molo di un lago. I piedi ciondolavano nel vuoto, gli occhi erano chiusi e la mente era sgombra dai pensieri. I capelli le vorticavano intorno al viso, scompigliati, senza cessare un momento, ricreando quasi il disordine che aveva dentro di sé.

Era quasi del tutto notte, il sole ormai era tramontato e lei cominciò ad osservare il suo riflesso nell’acqua. Si spinse leggermente avanti, così da protendersi e sfiorare con un dito, il velo limpido d’acqua. Un tocco. Un tocco leggerissimo. Un cerchio si espanse, seguito subito dopo da un altro e un altro ancora. Le creature del lago si mossero rapide, spaventate, per poi lasciare quel tratto vuoto, dando l’impressione di un lago senza vita. L’unica cosa che Amélie riusciva a scorgere era una scia di un azzurro luminoso che girava su stessa, la quale, dopo qualche momento, si fermò, come se si fosse accorta della presenza della ragazza che la osservava con i suoi occhi curiosi: non aveva mai visto qualcosa del genere.

L’essere luminoso si fermò per avvicinarsi a lei, mettendo il capo esattamente dove il dito aveva creato i cerchi concentrici d’acqua. Cominciò a mutare forma, prendendo le sembianze di Amélie. Quest’ultima rimase sorpresa per ciò che era appena accaduto e non riusciva nemmeno a distogliere lo sguardo da quell’essere, identico a lei. Pareva essere una parte di sé. Il suo “riflesso” fece un largo sorriso e poi una capriola, lentamente, permettendo all’acqua di farla galleggiare e assecondare i suoi movimenti.

Il fruscio delle foglie continuava incessante – da ormai ore – a riempire i silenzi e, a quanto sembrava, non aveva intenzione di smettere. La luna splendeva lucente e si distingueva maestosamente dalle stelle, che apparivano come dei piccoli diamanti, ognuna splendente a modo suo. Il chiarore di tutte queste, creavano un’atmosfera calma e accogliente: illuminavano la schiena della ragazza, quasi volessero accarezzarla.

Intorno agli alberi e i piccoli cespugli, i quali nascondevano i piedi dei primi, c’erano delle piccole luci che sparivano e spuntavano ripetutamente. Questi piccoli corpicini luminosi danzavano, intorno alla ragazza che – ancora incredula –  osservava quella forma luminosa, mimante ogni suo piccolo movimento o gesto.

Amélie, per la sorpresa, accennò una piccola risata e il suo “riflesso” fece altrettanto. Sentì l’eco della sua voce equandoudì una domanda, si irrigidì all’istante:

Non sorridere troppo, non vedi che ti si chiude di più un occhio?”

Se ne era accorta solo ora. Era una piccolezza, ma la faceva sentire comunque insicura.

Ma che naso hai?

“Uno normale” pensò lei. Fece scorrere l’indice su di esso e ne percepì una piccola gobbetta. “È così grave?” si chiese, rimuginando su questo dubbio.

Aggiustati un po’ quelle sopracciglia, sono orribili! E le gambe quando te le depili?!

Amélie ora cominciava a sentirsi davvero insicura e raccolse le ginocchia al petto come se facendo ciò, riuscisse a tenere lontane quelle piccole lucciole che le sussurravano frasi di non gradimento nei suoi confronti.

“Ma come ti vesti? Non fanno per te quei vestiti. La maglia è troppo scollata.”

Quelle parole correvano come fiumi nella sua mente e frantumavano gli ultimi pezzi di autostima.

Devi truccarti un po’ di più, ti si vedono le occhiaie” e ancora “Ma che taglio di capelli è quello?”

Amélie smise di piangere. Si alzò in piedi e con le guance ancora rigate dalle lacrime, tentò di suggerire al suo riflesso cosa dovesse modificare del suo aspetto.

La ragazza mimò la forma di un naso perfetto e l’essere, che poteva essere scambiato per un suo riflesso se non fosse dotato di vita propria, cercò di seguire le istruzioni che gli venivano date. Una volta era il naso, poi arrivarono gli occhi che dovevano essere totalmente simmetrici, né troppo sporgenti ma nemmeno troppo piccoli. Il sorriso doveva essere signorile e la risata cortese. I capelli sempre a posto e non con tagli maschili: corti ma non troppo. Le sopracciglia e le gambe sempre ben curate, non ci dev’essere nemmeno l’ombra di un pelo! Il trucco più pesante e più coprente e la cicatrice sulla guancia non dev’essere assolutamente visibile. Con le mani al livello dell’ombelico, mimò anche una vita più piccola, un obiettivo importante che Amélie doveva assolutamente raggiungere. Per ultimo, suggerì all’essere – che ora emanava una luce più debole – un modo di vestire più coprente, ispirata nuovamente dalle voci che le ronzavano continuamente intorno.

La figura era davvero magnifica: snella, bellissima e incantevole. C’era solo una cosa che non andava bene, la più importante tra tutte. Il suo riflesso aveva assunto un’aria triste mentre lisciava le pieghe del suo vestito. Non aveva più quel sorriso smagliante di poco fa.

Amélie sentiva di aver intuito il perché di tale tristezza e ricevette la conferma da un lieve sussurro con l’intonazione della sua voce che le alitava dietro:

Così non sei più tu…

L’essere di un blu luminoso cominciò a scendere nelle profondità del lago mentre il suo splendore moriva con lui. La ragazza non ci pensò un attimo e – appena notò che la figura stava cominciando a sprofondare – le tese immediatamente una mano. Cercò di tirarla con tutte le sue forze pur di salvarla. I rami tremavano ancor più di prima e il vento soffiava forte. Delle piccole increspature si formarono sulla superficie dell’acqua, alimentate anche da Amélie che cercava di salvare una parte di sé. Sebbene fosse stremata, riuscì nell’intento. Riuscì a salvare quel pezzo della sua anima, la parte più importante, il suo io interiore, e sì, la abbracciò forte. Le disse che non sarebbe cambiata per nessuno. Non importa quali sono le regole che detta la società in cui vive, lei continuerà ad essere e a mostrare, sempre e solo la vera Amélie. Il loro abbraccio creò scintille di un bianco acceso che inglobò le due, simbolo della purezza.

Quella scia luminosa è tornata ora dentro la ragazza, il posto in cui sarebbe sempre dovuta stare. Magari non mi crederete nemmeno, ma ognuno di noi emana una propria luce. Quella di Amélie era di un celeste splendente. Tu invece, conosci la tua? E ricorda: non diventare MAI una sconosciuta per te stessa.

Splendi. Sempre.

Elisa Vallasi