BANSKY e la Street Art: Slave Labour

A scuola in classe in quest’ultimo mese durante le ore di italiano abbiamo svolto un laboratorio di Street Art. Un giorno la professoressa è entrata in classe e ci ha chiesto di trovare in rete informazioni sulla parola che aveva scritto sulla lavagna, la parola era “Banksy”.

Noi abbiamo così scoperto che Banksy corrispondeva al nome di un artista di opere della Street art. La nostra professoressa aveva visto la mostra allestita a Roma al Chiostro del Bramante e, in attesa di accompagnarci, voleva introdurci all’argomento.

La Street art è una forma di arte che si fa in luoghi pubblici, perlopiù all’aperto, spesso in maniera clandestina e illegale; gli strumenti che si usano sono bombolette spray, colori, rulli da imbianchino, stencil e mascherine.

Gli artisti di Street art fanno le loro opere nei luoghi pubblici per esprimere le loro critiche verso il sistema politico ed economico o per far vedere le loro opere a più persone possibile e a costo zero.

Noi, cercando in rete informazioni e materiali, abbiamo scoperto che Banksy è uno dei maggiori esponenti della Street art, e che le sue opere riguardano la politica, la cultura e l’etica.

L’opera che mi ha interessato di più si intitola “Slave Labour”. E’ un murales dipinto nel 2012 in una parete laterale del negozio “Poundland” a Wood Green, un quartiere a nord di Londra.

L’opera è di 122 cm di altezza per 152 cm di lunghezza e raffigura un bambino in ginocchio davanti ad una macchina da cucire che assembla una pavese di bandiere. Come in tutte le sue opere il corpo del bambino è raffigurato in bianco e nero, mentre l’elemento colorato in questo caso è solo quello delle bandiere. L’opera è stata creata per protestare contro l’uso dei laboratori che sfruttano i minori ed è comparsa poco prima delle celebrazioni per il Giubileo di Diamante della Regina Elisabetta II e delle Olimpiadi di Londra del 2012. Vuole simboleggiare tutti i bambini schiavi del mondo.

Nel 2013 il murales fu rimosso e messo in vendita al Fan Art Auction di Miami ma, dopo l’appello dei residenti di Wood Green, il murales venne restituito al Regno Unito. Successivamente è stato venduto all’asta a Covent Garden per 1,2 milioni di dollari.

Nel 2018 e stato rimesso in vendita all’asta a Los Angeles e venduto a 730.000 dollari all’artista Ron English, che aveva in mente di imbiancare l’opera per una protesta contro la vendita di opere della Street art.

Il nostro laboratorio è durato un mese e poi si è concluso con un’esposizione orale sull’autore e sulle sue opere.

Queste giornate in presenza trascorse a parlare e sentir parlare di Banksy sono state molto interessanti. Peccato che, con la recente chiusura dei Musei per Covid, non potremo andare a vedere la Mostra.

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