Ritratto di donna – Scritto sul corpo

È seduta su una panchina della stazione ferroviaria, il mento poggiato sul palmo della mano, un sorriso accennato, ricorda la Monna Lisa, l’espressione del suo viso è rilassata, i suoi occhi sembrano viaggiare. Sta guardando davanti a lei sei papaveri nati tra i binari, il polline del fiore è stato trasportato dal vento da chissà dove, sembrano così fragili con il loro stelo sottile come un  filo ma in realtà resistono e continuano a vivere nonostante i treni passino su di loro. La donna è completamente incantata e non distoglie lo sguardo dai fiori ormai da qualche minuto. In un momento dai suoi occhi si può scorgere la delusione, un attimo dopo la speranza. Ogni papavero rappresenta per lei un ricordo, un momento in cui si è sentita sconfitta e un momento in cui ha capito di aver vinto.

Guardando il primo papavero pensa a quando era piccola e fin da subito la madre le insegnò a svolgere le faccende domestiche perché, secondo lei, una buona moglie manteneva la casa pulita e badava ai figli. Si sentiva inferiore, sfortunata di esser nata donna, all’età di otto anni lavava il pavimento mentre il fratello giocava nel giardino per poi rientrare e sporcarlo di nuovo. Ora guarda il papavero e desidera che ogni genitore spieghi alla propria figlia l’importanza dell’indipendenza economica, così che in futuro possa avere un compagno, non un padrone e che insegni a suo figlio a svolgere i lavori domestici, così che possa avere una compagna, non una serva.

Si sofferma sul secondo papavero, questa volta i suoi occhi esprimono felicità. Ripensa ai suoi genitori e alla loro convinzione che dovesse lavorare nella sartoria di famiglia. La valigetta che porta in mano è un simbolo di vittoria: nonostante non fosse appoggiata da nessuno, volle studiare per arrivare al suo obiettivo, laurearsi in giurisprudenza. Ora lavora in tribunale come giudice. Il suo desiderio è quello che ogni donna possa realizzarsi secondo le proprie aspirazioni credendo sempre in sé stessa, senza essere ostacolata da nessuno.

Il ricordo associato al terzo papavero sono i pranzi di famiglia, precisamente il momento in cui la sua vita diventava l’argomento della conversazione. Ricorrenti erano domande quali “Quando troverai un uomo con cui sposarti?”, “Quando avrai figli?”. Così lei cercava di fuggire. Per non sentirsi più in soggezione si rifugiava nel bagno per essere lontana da tutti. A questo punto guardava allo specchio il suo riflesso e vedeva un corpo dotato di mente e coscienza per poter decidere riguardo la sua vita. Si interrogava sul motivo per il quale ogni persona dovesse “sistemarsi” sposandosi e diventando genitore. Era inaudito per lei che la concezione della vita di una donna fosse unicamente quella di dover diventare moglie e procreare. Il suo desiderio era che nessuno potesse giudicare la vita altrui.

Il quarto papavero è il più alto tra tutti e rappresenta la sua più grande vittoria nella vita, la libertà, la giustizia. La donna riuscì a separarsi da quell’uomo violento che non l’apprezzava, che la maltrattava fisicamente e psicologicamente. Al suo fianco provava paura, si sentiva di non valere nulla, era triste. Non riusciva a guardarlo negli occhi per quanto forte potesse essere il dolore che provava. Nel momento peggiore, quando ormai era stremata e non aveva più neanche le lacrime per piangere, si fece forza, non poteva continuare a soffrire in quel modo. Decise di denunciarlo, di chiedere il divorzio, nulla la fermò, neanche le minacce, e il suo coraggio la portò alla vittoria, conquistò la libertà, la giustizia, la serenità, una nuova vita. Il suo desiderio è quello che le donne non siano più vittime di alcuna violenza e che abbiano sempre la forza di denunciare perché la loro vita vale.

Il quinto papavero è il tragitto dal suo studio a casa. Ogni sera, dopo il lavoro, è costretta a passare tra vicoli bui della città e spesso le è capitato di essere infastidita da alcuni uomini. Cercavano attenzioni fischiandole come se stessero chiamando un cane, facendole dei complimenti come se un apprezzamento sul suo corpo fosse gradito.

Una sera, un uomo insistentemente cercò di fermarla, lei non aveva alcuna intenzione di conoscerlo e gli fece capire che la sua presenza non solo non era gradita, era molesta. Purtroppo tutto era inutile, la donna, come ultima possibilità, ormai in preda al panico, decise di mentire affermando di esser sposata e che il marito l’aspettava alla fine del vicolo. A questo punto l’uomo decise di lasciarla in pace. Finalmente poté fare un sospiro di sollievo seguito da una sensazione di forte rammarico. Era stupita di quanto fosse efficace affermare di essere fidanzata o sposata per convincere un uomo a smettere di molestarla perché quest’ultimo porterà rispetto verso un uomo che nemmeno conosce prima di rispettare la donna di fronte a lui.

Infine l’ultimo papavero. Nel fiore la donna vede il suo ritratto. Vede una donna felice, serena, una donna che sa di valere che non si farà più abbattere da nessuno, una donna che non accetterà più alcun tipo di violenza sia fisica che psicologica. È diventata quella donna meravigliosa grazie alle sue esperienze, sia negative che positive, ma soprattutto per le sue scelte, e lei ha scelto di essere forte.

Sara Prencipe