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VINCENZO MUSACCHIO: LA CULTURA DELL’ANTIMAFIA VA COSTRUITA SUI BANCHI DI SCUOLA.

Vincenzo Musacchio, giurista, più volte professore di diritto penale e criminologia in varie Università italiane. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Discepolo di Giuliano Vassalli, allievo e amico di Antonino Caponnetto.

“La mafia teme la scuola più della giustizia. L’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”, è una frase di Antonino Caponnetto, la trova d’accordo? Come potrebbe trovarmi in disaccordo, Caponnetto è stato il mio maestro e un amico con il quale purtroppo ho potuto condividere solo un breve percorso della mia esistenza. Con lui sono stato in molte scuole d’Italia a ricordare spesso il lavoro e la memoria dei suoi due “figli”, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sono quasi trent’anni che mi reco nelle scuole di ogni ordine e grado per parlare di Costituzione, di legalità, di mafie, di corruzione e ogni anno sono sempre di più gli studenti, che conoscono per la prima volta le tante vittime delle mafie. Esperienze come queste sono molto importanti e utili, aiutano a calarsi nelle storie e negli avvenimenti di cui forse si è solo sentito accennare sui giornali o in televisione. Come dico sempre ai miei studenti, il ritorno a casa non deve spegnere la fiammella accesa a scuola. Simili esperienze si rivelano realmente utili soltanto se trasformate nello stimolo a una responsabilità concreta, quotidiana, a informarsi e impegnarsi. Parlare di Falcone e Borsellino solo in poche occasioni o cerimonie non serve a nulla.

Secondo lei la scuola può affrontare il problema della mentalità mafiosa? Assolutamente si! La mentalità mafiosa pone innanzitutto un problema di natura culturale e sociale. Con le nuove tecnologie e i social networks, i mafiosi hanno sui giovani una maggiore attrattiva. Bisogna spiegare loro che la vita di questi criminali è sempre disperata perché è caratterizzata dalla latitanza, dalla galera o peggio ancora dalla morte. Bisognerebbe aiutare i nostri ragazzi a questo genere di riflessioni che sono poi quelle radicate nella realtà.

Cosa si potrebbe fare per portare i ragazzi a riflettere su questi temi così importanti per il loro futuro? La lotta alla mafia passa soprattutto attraverso l’istruzione, ecco perché la formazione culturale di base deve essere accompagnata anche dalla cultura dell’antimafia. Il sapere e la cultura ci rendono indipendenti, sani e liberi. Sempre più necessarie sono quelle scuole che contribuiscono alla diffusione dei valori della legalità, della non violenza e del rispetto verso gli altri. La più grande nemica della “cultura” mafiosa è proprio la conoscenza. Abituarsi ai soprusi, arrivare a considerarli addirittura accettabili, è già un modo per consegnarsi alle mafie. Sono da sempre un convinto assertore dell’introduzione di una materia ad hoc dalle scuole elementari: l’educazione alla legalità.

Saranno quindi i giovani a sconfiggere le mafie? Sono convinto di si! Giovanni Falcone diceva che la mafia è un fatto umano e quindi, se ha avuto un inizio, avrà anche una fine. Paolo Borsellino riteneva che un ruolo importantissimo lo rivestisse la scuola: i giudici, diceva Borsellino, possono fare solo una parte della lotta alla mafia. E’ compito della scuola rovesciare questo percorso, fornendo cultura dello Stato e delle istituzioni. Ognuno di noi può fare una parte di questa lotta, riflettendo sulle vittime di mafia, o magari pensando di passare una parte del proprio tempo lottando contro le mafie, ognuno come può. Condivido il pensiero di Falcone quando affermava che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili.

Possiamo dire, che sconfiggere la mafia è possibile? Certamente sì. Occorre “impegnarsi” e volerlo veramente. Deve volerlo lo Stato, la società civile e ogni singolo cittadino. Queste battaglie non sono solo delegabili agli altri. Se non ci si muove in una sintonia tra Stato e cittadini (nella quale ognuno deve potersi fidare dell’altro), la mafia non sarà mai sconfitta. Ecco perché torno a dire che l’esperienza scolastica è fondamentale perché dà questo senso dell’impegno.