Watly: un progetto irrealizzato

In questi ultimi mesi, sui social media, è diventata popolarissima la vicenda dell’imprenditore italiano Marco Attisani che, con la sua compagnia tutta Made in Italy, è riuscito a fabbricare, negli ultimi tempi, numerosi prototipi e modelli di un’invenzione assolutamente rivoluzionaria: il “Watly”.

COS’É IL WATLY

Il nome di questo ritrovato tecnologico, al quale Attisani spesso si rivolge con la dicitura di “computer termodinamico”, indica un macchinario multifunzione che essenzialmente si presenta come un depuratore d’acqua estremamente efficiente. Il prototipo pensato dall’imprenditore ha a dir poco caratteristiche portentose, in quanto, funzionando a energia solare, purifica l’acqua da qualsiasi fonte di contaminazione e, per di più, è anche in grado di generare energia elettrica e permettere la connettività Internet.

L’idea che una tale invenzione sia completamente italiana ci rende sicuramente orgogliosi, ma la verità dietro questo prodigio della depurazione dell’acqua è ben altra. La fama che la compagnia di Watly deve alla sua prestigiosa invenzione è tutto frutto di una campagna mediatica studiata per ottenere cospicui finanziamenti dai fondi europei mostrando il proprio prodotto come qualcosa di rivoluzionario. Attisani è decisamente riuscito nel suo intento e la sua invenzione, grazie al progetto europeo dell’ Horizon 2020, ha riscosso un successo eccezionale. L’Europa e l’Italia hanno dato fiducia e consenso incondizionati alle visioni futuristiche della start-up di Watly ma l’unica e sola verità è che, dopo anni di investimenti, sperimentazioni e successo mediatico, i Watly, dal primo prodotto al modello 3.0, sono rimasti solo dei prototipi.

LA DURA VERITÁ

Dall’Azienda di Marco Attisani non è venuto fuori nulla di completo o funzionante né tantomeno qualcosa in grado di garantire l’efficienza e le capacità del fantomatico computer termodinamico. Dopo molteplici interviste, conferenze e intese tra Attisani e i leader politici italiani, quello che abbiamo ottenuto non è stato altro che una menzogna: una falsa promessa che non ha ancora raggiunto risultati concreti da meritare gli investimenti dei governi europei o di quelli italiani. Watly ci ha mostrato come le visioni futuristiche a volte possano far sognare troppo in grande e inducano a dimenticare l’importanza di progetti pragmatici e immediati. Il progresso, per essere davvero tale, deve fondarsi su risultati reali e tangibili della ricerca scientifica e tecnologica.

di Giuseppe Di Lella