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Non solo parole. Gli studenti del Mattioli incontrano Luca Serianni

Il sentimento della lingua e Il verso giusto. 100 poesie italiane. Sono questi i volumi presentati da Luca Serianni nell’incontro avvenuto il 24 Novembre scorso, nell’ambito delle iniziative del Premio Croce, con la partecipazione del Liceo Scientifico e Sportivo “Pantini Liberatore” di Castel di Sangro, dell’Istituto di Istruzione Superiore “Algeri Marino” di Casoli, dell’Istituto Tecnico “Giannone Masi” di Candela e del Polo Liceale “Raffaele Mattioli” di Vasto. Grande spazio è stato lasciato ai partecipanti al convegno che hanno interagito con Serianni attraverso domande e riflessioni di notevole spessore sull’uso della lingua italiana nella scrittura e nell’oralità.

Professore emerito di Storia della lingua italiana nell’Università “La Sapienza” di Roma, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, della Crusca e dell’Arcadia, direttore delle riviste Studi linguistici italiani e Studi di lessicografia italiana, autore di una fortunata Grammatica italiana, e curatore di una Storia della lingua italiana a più mani, Luca Serianni è noto, non solo negli ambienti accademici, per i suoi studi come linguista e storico della lingua. Grande risonanza hanno avuto anche presso le scuole i volumi di cui ha discorso con efficacia e semplicità  durante la videoconferenza.

I libri

In una conversazione con Giuseppe Antonelli, che rilancia il discorso argomento per argomento con i suoi interventi, Serianni ripercorre la sua visione della lingua e dei suoi usi con il fare rilassato della conversazione nel libro Il sentimento della lingua, pubblicato nel 2019 da “Il Mulino” editore.

Ciascuno di noi è legato alla lingua della propria nazione in maniera affettiva, in quanto strumento di espressione individuale per eccellenza, capace di esprimere la nostra personalità e la nostra visione del mondo, ma anche per la funzione sociale che ricopre, unendo le persone con le necessarie norme e convenzioni. Da qui ne deriva una dimensione culturale e intellettuale ma anche civile della lingua, necessaria a sancire la nostra identità all’interno della società attraverso legami solidi e significativi con gli altri.

Il ruolo della scuola è fondamentale, specialmente in contesti di svantaggio culturale e sociale, in quanto accompagna lo sviluppo linguistico dei più giovani nelle fasi cruciali. Serianni ci descrive cosa potrebbe aiutare oggi la scuola a perseguire tale obiettivo, parlandoci di Dante, del latino e delle sue esperienze lavorative.

Nell’altro volume, ripercorrendo otto secoli di poesia italiana, Serianni ha scelto per l’antologia Il verso giusto. 100 poesie italiane, i componimenti che in un modo o nell’altro hanno segnato un’epoca. Di fianco ai nomi più celebri quali Dante, Petrarca, Leopardi e altre presenze familiari, inserisce un gruppo di poeti sconosciuti ed esclusi dalla trattazione scolastica; esempio ne è l’anonimo ed enigmatico Detto del gatto lupesco.

Grande attenzione è riservata anche nei confronti di un folto numero di poetesse, a sottolineare lo sviluppo di un’importante lirica femminile fino al Novecento. Grazie ad un ricco apparato di note, un irrinunciabile glossario finale e un’introduzione per ogni autore, anche il lettore meno esperto sarà accompagnato in un viaggio nella storia della poesia.

La dicotomia cultura-mass media

La riflessione parte da un evento relativamente recente: l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan avvenuta nel 2016. Serianni afferma di non poter esprimere un giudizio concreto su questo avvenimento, ma non se ne distacca a priori.

L’utilizzo di altri mezzi di comunicazione non preclude lo sviluppo di una poetica letteraria, anzi, come abbiamo potuto vedere in questa occasione, possono addirittura sollecitarlo. Questa apertura non si ferma ad un mezzo prevedibile come il cantautorato: la sensibilità del linguista si estende e abbraccia l’idea della diffusione della cultura. “Ovvio – sottolinea – che non debba esser dato per scontato che tutti i prodotti abbiano valenza culturale: ogni mezzo ha le sue caratteristiche e sarà per sua stessa natura più incline alla circolazione di contenuti più o meno elevati; ciononostante, con i suoi limiti e le sue potenzialità, sarà in grado di valorizzare diversi aspetti del sapere”.

Impoverimento linguistico nella società

Alla questione di come la rete, in quanto mezzo veloce e luogo di generalizzazioni, possa causare un impoverimento della lingua, indebolendo quindi i meccanismi della democrazia, Serianni risponde in modo puntuale. “Con la comparsa degli sms – ricorda – sorse la preoccupazione nei confronti del futuro della scrittura: si pensava che le abbreviazioni e gli emoticon avrebbero sostituito la lingua”. Tale reazione, però, nasceva da limiti imposti dall’ambiente di scrittura, quali il numero ridotto di caratteri e l’impossibilità di scrivere velocemente, scopo primario di qualunque piattaforma di messaggistica. Superati questi limiti, con l’aumento dei caratteri e lo sviluppo di sistemi di correzione automatica, le persone sono tornate a scrivere con la complessità linguistica tale da esprimersi al meglio, perdendo così l’uso di abbreviazioni e facendo meno affidamento alle emoticon.

Ciò che preoccupa il linguista è, invece, il rischio di impoverimento culturale. Internet mette a disposizione una quantità enorme di informazioni; c’è molto potenziale dietro questo aspetto, ma allo stesso tempo rischia di sopraffare il lettore medio. La ricerca di fonti autorevoli e di aspetti centrali al proprio interesse presuppone un’autonomia e una dimestichezza del mezzo non scontata e costringe ad una responsabilizzazione senza precedenti.

Passando poi per la politica, Serianni ricorda la ricchezza e la complessità linguistica dei discorsi di Aldo Moro, diretti ad un elettorato sicuramente meno scolarizzato di quello attuale. Tuttavia, il problema dell’impoverimento linguistico non riguarda solo la scena politica italiana, è un fenomeno mondiale. Giuseppe Antonelli definisce “rispecchiamento” la tendenza che hanno i politici a mostrarsi simili agli elettori, con la volontà di creare empatia e attirare la loro attenzione. Viene da chiedersi se l’inclinazione della politica moderna a evitare di affrontare temi importanti, scontrandosi su questioni poco rilevanti, derivi proprio da un corrispondente problema linguistico.

Libertà di espressione e obblighi civili della lingua

Il nostro linguaggio prende luogo dalla nostra interiorità, un reame dove la libertà regna incontrastata, dove esiste tutto ciò che riusciamo ad immaginare, ma anche di più. Seppur si debba preservare tale varietà e la possibilità di esprimerla tramite le parole, non sempre la nostra libertà può trasformarsi in atto – come intenderebbe Aristotele – senza conseguenze. Infatti ogni parola ha origine da un singolo individuo, ma ha anche riscontri civili e sociali quando incontra un interlocutore; questo comporta il rispetto di norme di tipo sociale, o giuridico quando previsto dalla legge. Quest’ultima deve agire quando una parola non soppesata sufficientemente danneggia in qualsiasi modo un cittadino.

Serianni si esprime invece negativamente non solo verso quei governi che mettono in atto provvedimenti di sola natura coercitiva, ma anche verso quelli che danno indicazioni prescrittive, rendendo in taluni casi obbligatorio l’uso di determinate parole (ad esempio i pronomi di genere neutro riferendosi a persone di genere non binario). Oltre a paventare il possibile abuso di questo potere legislativo da un governo di tipo autoritario, è da osservare come cambiamenti artificiali della lingua, come quelli attuati nel corso del periodo del fascismo in Italia, non siano veramente necessari.

Al contrario, di fronte a una vera necessità, il linguaggio cambia spontaneamente e si corregge per adattarsi ai cambiamenti della società. Un esempio è rappresentato dalle apposizioni relative ai ruoli professionali. Fino a pochi decenni fa non si sentiva nei parlanti infatti il bisogno di riferirsi ad avvocatesse o sindache, perché di fatto non ve n’erano, dato lo stampo patriarcale esistente. La lingua italiana è stata successivamente arricchita di questi vocaboli, diffusi dal loro nuovo uso, richiesto dalle stesse lavoratrici per motivi etici e culturali. Dunque il nostro linguaggio andrebbe adoperato con sufficiente cautela, e adattato in base alla sensibilità di chi si ha di fronte, per evitare diverbi inutili ma assicurare al contempo libertà d’espressione.

La lettura come salvagente

Serianni ricorda, infine, che la lettura può essere svago e divertimento, ma anche un hobby, per risollevare le nostre giornate o passare del tempo in maniera ludica, senza trascurare che essa può in ogni caso avere una valenza pedagogica o didattica se scegliamo di cimentarci in testi più impegnativi.

Dopotutto, avendo ciascuno di noi più tempo libero che mai, perché non cogliere l’opportunità di trasformare una stagione di negatività in qualcosa di positivo, con letture stimolanti che ci permettano di guardare oltre ciò che già siamo e sappiamo?

Luca Prospero

Paride D’Ascenzo