In Italia, l’ingresso agli studi universitari sono molto spesso a numero chiuso, in particolare alla facoltà di Medicina.
Il numero chiuso è stato istituito nel 1999, per evitare il sovraffollamento delle aule e perché il numero dei medici era troppo elevato in proporzione ai pazienti. L’esperienza ha, tuttavia, evidenziato come studenti brillanti siano rimasti fuori dal corso di studi a causa di errori appartenenti a materie non essenziali per gli studi specifici, come cultura generale o comprensione verbale. Di conseguenza, molti studenti italiani sono stati costretti ad
iscriversi alle facoltà di Medicina delle Università straniere causando una vera e propria fuga di cervelli.
Dobbiamo ammettere che in Italia studenti validi vengono sorpassati da candidati raccomandati che verrebbero probabilmente lasciati indietro, se ci fosse una selezione basata sul merito e sullo studio, con il rischio che un ruolo così importante per la salute pubblica e così carico di responsabilità venga lasciato in mani non eccelse.
Gli studenti hanno sempre chiesto l’abolizione dei test di ingresso in quanto essi non si incentrano sulle abilità del candidato, ma si basano su una prima scrematura sommaria, utilizzando domande a trabocchetto.
Ad oggi, la situazione si è ribaltata e lo Stato riscontra notevoli difficoltà nel reperire un numero di medici adeguato alla richiesta. Non tutti gli studenti iscritti al primo anno riescono, infatti, a conseguire la laurea nei tempi previsti introducendo un’ulteriore selezione in questo settore.
Nella situazione di pandemia Covid-19 che stiamo vivendo, la ricerca di operatori sanitari è diventata prioritaria tanto da richiamare a lavoro medici già andati in pensione.
Fortunatamente qualcosa sta cambiando: la Regione Siciliana ha recentemente stabilito che a partire dall’anno accademico 2021/2022 le Università dell’isola aboliranno il numero chiuso.
Sofia Bruno V D s.a.
