La mafia in una prospettiva storica: dalle origini ad oggi

di Maria Assunta Odoardi

La mafia è una forma di organizzazione criminale caratterizzata da violenza, che porta distruzione. La mafia è omertà, è una qualsiasi organizzazione di persone dedite ad attività illecite, segrete e durature, per conseguire interessi ai fini privati e a danno degli interessi pubblici, che impone la propria volontà con mezzi illegali e violenti.

Nasce in una zona della Sicilia tra Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani, a fine Ottocento, dopo l’unità d’Italia.

Tra le organizzazioni più conosciute abbiamo Cosa nostra, la camorra, la ‘ndrangheta, che hanno origini storiche sul nostro territorio, per la loro presenza da oltre un secolo.

Cosa nostra, che è tra le più note associazioni mafiose, nacque a fine Ottocento, anche se venne resa nota pubblicamente solo più tardi dallo statunitense Joe Valachi. La stessa denominazione ‘Cosa Nostra’ indica un’organizzazione criminale di tipo mafioso terroristico.

Al fine di contrastare la mafia, il Parlamento italiano istituisce per la prima volta nel 1962 una Commissione parlamentare antimafia, composta da 25 deputati e 25 senatori, per monitorare lo status dei rapporti tra mafia e società civile e l’adeguatezza delle misure di contrasto.

La magistratura si organizza inizialmente attraverso pool di magistrati dedicati al fenomeno. Il primo pool antimafia è ideato da Rocco Chinnici e portato avanti da Antonino Caponnetto. Nel 1984, il pool era composto da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta. Chinnici, Falcone e Borsellino pagheranno con la vita il loro impegno: il primo nel 1983 e gli altri nel 1992. Grazie a questo primo pool si potè celebrare a Palermo il primo maxiprocesso ai criminali appartenenti a Cosa Nostra (1986 – 1992). Oltre ai pool, vengono istituiti organismi appositi: una Procura nazionale antimafia e una Direzione nazionale antimafia come coordinamento delle procure.

Con lo stesso incarico di contrastare Cosa Nostra, nell’anno 1982 viene nominato Prefetto di Palermo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Nei tre anni precedenti al suo insediamento, la mafia aveva già assassinato tra gli altri, investigatori, magistrati e politici.

Il generale Dalla Chiesa pagò con la vita il suo impegno a favore dello stato, nella strage di via Carini, il 3 settembre 1982, dove rimase vittima di un attentato mafioso insieme alla sua giovane moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta, Domenico Russo.

Ai giorni nostri, le mafie non sono state ancora sconfitte; anzi, sono presenti sull’intero territorio nazionale e operano nella gestione di traffici illeciti di armi e droga, sfruttando la prostituzione, il traffico di esseri umani e insediandosi all’interno dei settori dediti allo smaltimento dei rifiuti o nel comparto edilizio.

Rimane evidente come la mafia vuole sottrarre allo Stato il controllo del territorio, la libertà dei cittadini e la sicurezza delle città. La società civile, che con le sue associazioni sostiene l’operato della magistratura e l’azione di contrasto alla mafia dei singoli cittadini, crea molti movimenti per il contrasto alla mafia, con l’intento di voler manifestare il loro no alla mafia. I primi sono stati i movimenti di studenti e insegnanti, animati dal professor Nando Benigno, le organizzazioni antiracket, nate sull’onda dell’emozione per l’uccisione, nel 1991, dell’imprenditore Libero Grassi.

Successivamente, il 25 marzo 1995, nasce Libera, l’associazione che raccoglie le associazioni contro la mafia, presieduta da don Luigi Ciotti, che proclama per il 21 marzo, primo giorno di primavera, la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. E dal 1996, ogni anno, il 21 marzo viene data lettura pubblica di un lungo elenco, che è oggi di più di 1000 nomi.  La prima iniziativa di Libera è stata una proposta di legge che prevede il riutilizzo sociali dei beni confiscati alla mafia.

Sento spesso affermare che nelle società contaminate dal potere mafioso non ci sono più cittadini ma sudditi: ciò significa che si perde il diritto ad avere diritti.

Pertanto, combattere le infiltrazioni mafiose non è soltanto una battaglia per la legalità ma per i diritti fondamentali.

Inoltre, ritengo che della mafia bisognerebbe dare maggiore informazione nelle scuole; perché è solo grazie alla scuola, con la memoria e l’insegnamento che ci hanno lasciato i martiri della mafia, che possiamo creare una società migliore.