DIALOGO SULLA GIUSTIZIA

Incontro online con gli studenti dell’Istituto Professionale di Stato “P. Piazza” di Palermo.

Dialogo sul valore della giustizia con il prof. Vincenzo Musacchio, giurista, più volte professore di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Discepolo di Giuliano Vassalli, allievo e amico di Antonino Caponnetto.

Professore, partiamo con la domanda più scontata: che cosa è la Giustizia?

Credo sia la domanda più difficile in assoluto. La parola “Giustizia” deriva dal latino “iustum” che significa appunto “giusto”. Per comprendere il senso della giustizia dunque dobbiamo chiederci cosa sia giusto e cosa sbagliato. Dovrebbe essere giusto ciò che permette di conseguire il “bene comune” per tutti gli individui e sbagliato ciò che lo impedisce. Dovremmo perciò chiederci anche chi detenga il potere di stabilire cosa sia giusto e cosa sbagliato. Nelle società moderne, deputato a ciò è lo Stato che lo stabilisce con le regole. Praticare la giustizia, nondimeno, dovrebbe significare anche comportarsi sempre in modo da tenere in considerazione le necessità dell’altro. Noi siamo padroni di noi stessi, quindi è vero che moralmente sia la nostra coscienza a suggerire cosa sia giusto e cosa non lo sia. Per capirci meglio vi faccio un esempio. Per comprendere che uccidere sia sbagliato, c’è la mia coscienza morale a dirmi che non sia giusto. A ciò si aggiunga che esiste anche una norma penale dello Stato che punisce l’omicidio. La verità alla fine è che non ci sono regole universali e assolute per dire cosa sia la Giustizia, ognuno di noi però ha dentro di se il parametro per stabilire cosa sia giusto.

Esiste un rapporto tra umanità e giustizia?

Certamente sì, per il semplice fatto che la Giustizia si rivolga agli esseri umani. Essa non è solo una performance di norme e di tecnica giuridica ma è soprattutto risoluzione di conflitti finalizzata alla pace sociale e cioè alle relazioni degli uomini tra loro. Esercitare la Giustizia non può mai essere solo un atto di pura tecnica giuridica, ma coinvolge inevitabilmente un atto di coscienza: la consapevolezza del “giusto”.

La giustizia è sempre giusta?

Una “giustizia giusta”, se vogliamo usare quest’espressione, è una giustizia che guarda all’uomo come fine e mai come mezzo. La giustizia deve sempre esprimere un volto umano perché si rivolge all’uomo e tutto ciò che con lui interagisce. Il senso di umanità della Giustizia deve essere capace di tenere conto e bilanciare le esigenze di tutti e consentire di guardare al futuro. La “giustizia giusta” è per l’uomo e dovrebbe essere tesa a realizzare l’armonia sociale per cui non può essere mai contro l’uomo. Vi consiglio di leggere l’Orestea di Eschilo in cui si unisce la giustizia umana e quella divina, infatti, il processo a Oreste è celebrato da divinità, ma nell’ambito di un’istituzione, il tribunale ateniese dell’Areopago, che è umano. Gli dei, insomma, intervenendo in quel tribunale danno il loro avallo al moderno senso di giustizia degli uomini (e soprattutto degli ateniesi). La votazione finale della giuria (formata non da divinità ma da uomini) sarà di parità, e solo grazie al voto favorevole di Atena Oreste sarà assolto. Eschilo sembra qui voler rimarcare come gli umani siano comunque inadatti a giudicare le questioni divine: se un dio, Apollo, ha convinto Oreste a compiere un’azione sacrilega, solo un altro dio, Atena, può redimerlo. Per terminare e rispondere nettamente alla vostra domanda direi che non sempre la giustizia è giusta.

È vero che tutti sono uguali agli occhi della Giustizia?

Piero Calamandrei, uno dei nostri padri Costituenti, scriveva che “la legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria. Mi permetterei di precisare che la legge è uguale per tutti, ma non tutti siamo uguali. Il fatto di avere risorse economiche adeguate nello scegliere il giusto difensore (che non sempre è quello più famoso, ma quello che è più idoneo a rappresentarti per competenza, esperienza e passione ) o anche nel comparire dinanzi agli occhi del giudice. Veramente volete credere che poveri e ricchi in questa società siano tutti eguali davanti alla legge? Potremmo finire asserendo che la legge è spesso uguale per tutti, ma certamente non tutti sono uguali. Ed è bene che lo sappiate senza fronzoli o peggio prese in giro.

È possibile creare un modello di società, migliore e più giusto di quello che siamo riusciti a costruire fino ad ora?

Anche questa è una domanda molto complessa. Io partirei dall’idea, forse utopistica, di incoraggiare società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantendo a tutti l’accesso alla giustizia e costruendo istituzioni integre, efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli. Pensando all’Italia mi viene in mente che sarebbe auspicabile cominciare a ridurre tutte le forme di violenza, combattere le mafie, la corruzione e l’evasione fiscale. Non sarebbe male visto che si discorre di Giustizia perseguire il cd. “giusto processo” e risolvere il problema dei processi troppo lunghi che ormai si tramutano in un anticipo di pena, anche se l’imputato non è detenuto in carcere. Chiudo con una frase di Sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”. Voglio essere ottimista e confido che le nuove generazioni avranno il coraggio per cambiarle.