LA MEMORIA DELL’ALTRO IERI

Di certo notiamo una notevole differenza tra le generazioni passate e quelle di cui noi facciamo parte, soprattutto dal punto di vista sanitario; cento anni fa non avevano idea di cosa fossero i vaccini o gli antibiotici, cose che per noi sono oggetti alla base della nostra vita. Le generazioni passate erano abituate a vivere ogni momento come fosse l’ultimo, visto che era facile morire per un semplice malessere, le azioni erano molto più decise e determinate di quelle che compiamo noi adesso. Passando gli anni, con molte scoperte scientifiche, siamo riusciti a superare, quasi del tutto, l’ostacolo della malattia: una febbre che anni fa poteva essere mortale, oggi può scomparire in soli pochi giorni; tutto ciò porta le nuove generazioni a pensare la vita come un qualcosa di eterno. In questo periodo ci lamentiamo del

le restrizioni per contenere il contagio, ossia il non poter andare a mangiare al ristorante, il non poter andare al bar per incontrarsi con gli amici, il non poter andare in palestra o in discoteca o in vacanza; un tempo tutte queste cose non c’erano, e non esisteva nemmeno il pensiero di andare in giro per stare con gli amici, avendo il rischio di ammalarsi e poi magari morire. Tutte queste limitazioni per noi sono sacrifici, cento anni fa i sacrifici erano rimanere svegli tutte le notti accanto al malato con la speranza di un miglioramento, le mamme di un tempo vivevano con la paura di non poter abbracciare più il proprio figlio, per un semplice mal di pancia. Le generazioni passate trovavano conforto solo nel Signore, era la loro unica ancora di salvezza; oggi invece di ringraziare Dio per averci dato un giorno in più, lo accusiamo se non ci va bene una verifica a scuola, se non veniamo presi per un lavoro e mille altre cose. Sono d’accordo con il pensiero della scrittrice: nessun giorno ci è garantito, un tempo questa tensione che stiamo vivendo in questi giorni, era normale, era lo scorrere del tempo. Io, oggi, vorrei essere come la nonna di Marina Corradi, una donna forte che guarda a testa alta gli ostacoli che le si parano davanti, e non si blocca al primo imprevisto, aggrappandosi alla fede che ha per Dio. Questa esperienza che stiamo vivendo sicuramente ci migliorerà, ci renderà più forti, ci farà riflettere su quanto sia importante ogni singolo momento e ci farà tornare come un tempo, fedeli alla parola di Dio, perché solo in Lui possiamo trovare la speranza, perché solo Lui ci potrà donare la salvezza eterna.

Nel periodo del lockdown sono riuscita a dare alla vita di tutti i giorni il valore che da tempo era rimasto sommerso dalle cose materiali, scontate, che erano ormai sottintese; per la prima volta dopo tanto, troppo, tempo ho mangiato con tutta la mia famiglia riunita, e non divisa per gli orari di lavoro: per questo “ringrazio” quel momento, per avermi fatto tornare alla realtà, per avermi ricordato che non siamo dei divini, ma dei mortali e ci dobbiamo comportare come tali.

Elena Bologna classe 3 A