Suicidio ed effetto Werther

In passato, l’atto del suicidio era visto come un atto di coraggio, poiché essendo un atto legale, permetteva alle persone di fuggire dal “peso” della vita. Al giorno d’oggi però non è considerato come un atto di coraggio, bensì come un atto di vigliaccheria, perché non permette all’individuo di affrontare e risolvere i propri problemi, bensì di sfuggirne.

Come si può definire? Il suicidio è l’atto più estremo di autolesionismo con il quale un individuo si toglie la vita. L’ideazione suicida è l’insieme dei pensieri e delle pianificazioni per il suicidio.

Il suicidio è generalmente il risultato dell’interazione di molti fattori, tra questi possiamo individuare: depressione (che può essere aggravata dall’alcol e da sostanze stupefacenti) patologie cliniche, esperienze infantili traumatiche (inclusi gli abusi fisici e sessuali, che aumentano il rischio di tentativo di suicidio, forse a causa del fatto che la depressione è comune tra le persone che hanno subito tali esperienze), disturbi mentali, solitudine

Modalità: Alcuni metodi, come l’arma da fuoco, hanno maggiori probabilità di riuscita, ma la scelta di un metodo meno letale non implica che l’intento suicidario fosse meno significativo. La scelta della modalità dipende spesso da fattori culturali e dalla disponibilità dei mezzi per commettere il suicidio. Alcuni metodi rendono praticamente impossibile la sopravvivenza, mentre altri consentono il soccorso. Tuttavia, anche se un soggetto utilizza un metodo che si dimostra non letale, la serietà dell’intento può essere stata pari a quella del soggetto il cui metodo è risultato letale

Qualsiasi minaccia o tentativo di suicidio deve essere preso seriamente, ed è importante fornire aiuto e sostegno. Sebbene alcuni tentati suicidi avvengono improvvisamente anche per i familiari e amici, nella maggior parte dei casi sono presenti segnali ben chiari. Ogni minaccia di suicidio o tentativo di suicidio deve essere preso in considerazione seriamente, se non si vuole rischiare la morte dell’individuo.

Ma come prevenire questo problema? Il suicidio è un fenomeno molto complesso: per questo la sua prevenzione e gestione non sono di facile attuazione. Un’efficace azione di prevenzione deve necessariamente prevedere una serie di interventi tesi ad individuare e trattare gli eventuali disturbi psichiatrici sottostanti e controllare e contenere i fattori ambientali di rischio attraverso un’accurata sensibilizzazione della popolazione. La diffusione di informazioni volte al riconoscimento precoce dei segnali d’allarme o spie di disagio, sono elementi essenziali per il successo dei programmi di prevenzione del suicidio.

È importante che tutti si predispongano all’ascolto attivo dell’altro, in quanto il più delle volte il malessere associato alla malattia mentale può impedire alle persone di chiedere o accettare l’aiuto necessario. Ascoltare e cogliere questi segnali può rappresentare il primo passo per la salvezza, poiché in questo modo la loro sofferenza viene riconosciuta e quindi trattata prima che sia troppo tardi.

Di sicuro il metodo migliore con il quale sarebbe meglio intervenire è l’aiuto da parte di uno psicologo.

Secondo le statistiche, in tutto il mondo quasi 800.000 persone si suicidano ogni anno. Il suicidio è la seconda causa principale di decesso tra le persone tra i 15 e i 29 anni: Le evidenze suggeriscono che per ogni persona che muore suicida, vi sono molte più persone che tentano il suicidio. Questo rapporto varia ampiamente per Paese, regione, sesso, età e metodo.

La divulgazione è potentissima al giorno d’oggi, così tanto, che le persone vengono facilmente influenzate, soprattutto nell’età adolescenziale. Un esempio di suicidi “influenzati” si possono riscontrare con La Blue Whale challenge: un gioco mortale nato online nel 2013 che si configura come una sfida fatale dalla durata di cinquanta giorni durante i quali i partecipanti devono compiere atti autolesionistici e infine buttarsi dall’edificio più alto nelle vicinanze.
Nel 2016/2017 questo macabro gioco ha causato 145 suicidi ufficiali in nove paesi del mondo, di cui 130 solo in Russia, oltre a ragazzi che sono stati salvati in tempo dalle forze dell’ordine o dai genitori o che, per fortuna, non hanno completato la challenge.
Ad esserne attratti sono gli adolescenti sui social quali Whatsapp, Facebook e altri. Sono stati creati Slogan di quest’assurda sfida, come : “Questo mondo non è per noi”, “Riprenditi la tua vita” oppure “Siamo figli di una generazione morta”, parole forti che ledono le menti di fragili adolescenti chiusi in un mondo virtuale.
Nonostante ciò possa apparire nuovo, è già accaduto. Dopo la pubblicazione di “I dolori del giovane Werther” di Johann Wolfang Goethe, si susseguirono suicidi per un numero stimato di duemila casi, tanto che il protagonista ha dato il nome all'”effetto Werther”, fenomeno psicologico secondo cui la divulgazione di un suicidio da parte dei mass media può causarne altri a catena. Lo stesso avvenne in Italia dopo la pubblicazione delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo, che si ispirava al romanzo di Goethe; oppure in seguito all’annuncio del suicidio di Marylin Monroe a Los Angeles, che causò una percentuale di aumento di suicidi del 40%. I sociologi spiegano questo fenomeno con il modo in cui viene effettuata la divulgazione di notizie di suicidio, che porta il pubblico ad identificarsi col suicida.

Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.” G.Falcone

Martina Breda