UN MOMENTO DELLA NOSTRA VITA

Nel mondo attuale, nel corrente anno 2020 la nostra società è stata sottoposta a continui cambiamenti e trasformazioni che hanno segnato la nostra esistenza. Mi viene da pensare a come il mondo sia cambiato così tanto e con esso anche la sua società. Abbiamo e stiamo vivendo tutt’ora un periodo che segnerà indelebilmente la nostra vita. Il progresso avvenuto nei secoli non è bastato, non è riuscito ad evitare lo scoppio della pandemia che ha generato migliaia di morti, a causa della non presenza di una cura. Eppure se riflettiamo in passato la gente moriva anche per le cose più sciocche e adesso a distanza di secoli è come se fossimo tornati indietro. Il covid stravolge la nostra vita di giorno in giorno, ci rende deboli, tristi e ci fa stare male. Una pandemia che si diffonde ad una velocità disarmante, che uccide uomini e donne non preoccupandosi di chi si trova davanti. Eppure gli uomini davanti a questo scenario orrendo restano immobili, sbalorditi di come ancora non esista rimedio. Sono incuranti, affrontano il virus faccia a faccia ma ne sottovalutano i pericoli. Tutto questo mi fa paura, la vedo come una distruzione e un’autodistruzione, avrei voluto che l’uomo si fermasse, che riflettesse eppure anziché capire la gravità della situazione che stiamo vivendo si crede superiore quasi come l’essere a cui tutto è dovuto, ponendosi al centro del proprio mondo non curandosi di chi ha vicino. Ho paura quando guardo ciò che mi sta attorno, ho paura che tutto possa degenerare che si perdi letteralmente il controllo. Quando per la prima volta sentimmo parlare di questo virus in tv ricordo che ci fu un momento di terrore, di paura e tutto si concretizzò nel momento in cui ci è stata negata la possibilità di vivere serenamente la nostra vita. Siamo stati costretti a stare in casa per un tempo infinito quasi interminabile. Quattro mesi, ricordo ogni singolo momento, ogni giorno era come entrare a far parte di quel film horror che ti guardi in tv e ti mette paura, ma stavolta il protagonista ero io. I miei pensieri, i miei valori, ad un certo punto

nulla aveva più senso. La speranza era l’unica cosa che permetteva di credere che quella non era la fine. Ricordo che pensai molto, le mie giornate erano vuote ma piene di pensieri. Per quanto brutto lo scenario forse ha avuto anche i suoi benefici. La mia quotidianità che ad un certo punto si era fermata mi ha regalato inconsapevolmente, allo stesso tempo, la possibilità di crescere o meglio di cambiare alcuni aspetti del mio carattere. Ho fatto tante riflessioni in silenzio senza nessun aiuto, quel periodo è stato il mio compagno, colui che mi ha reso diversa: Vedo i risultati positivi ora che ho la possibilità di concretizzarli, come olio su tela. Per affrontare tutto questo mi sono affidata anche a una credenza, la credenza che il mondo sia formato da due energie una positiva e una negativa ma che in entrambi gli aspetti vi sia la speranza. La fede è la speranza. Vorrei che tutto questo processo progressivo-regresso permettesse agli uomini più incoscienti di acquisire fede e responsabilità. Spero che ogni uomo possa cogliere anche qualcosa di positivo da tutto questo. Mi auguro che questa non sia la fine e che un giorno ai miei figli io possa parlare di tutto ciò come si raccontano le cose brutte che però passano e che favoriscono la crescita della nostra vita.

 

Ludovica Falsaperla classe 3 A