Maria di Francia la più antica poetessa francese

Marie de France fu poetessa e donna di grande cultura. Si ritiene sia nata in Normandia attorno alla seconda metà del XII secolo, ma vissuta in Inghilterra dove operò dal 1160 al 1190 alla corte dei Plantageneti. È divenuta celebre per I suoi lais, novelle in versi, intrise di malinconia e dolcezza. I suoi versi eleganti e pieni di fascino mantengono intatta la capacità di suscitare forti emozioni. Sulla sua vita si sa poco o nulla: si ritiene sia stata badessa del convento di Barking. Essa stessa scrive nell’epilogo della sua opera: “Marie ai num, si sui de France” – “il mio nome è Maria e sono di Francia”

Nel corso degli anni si cercò di dare una identità a “dame Marie”. Si ipotizzò che la sua persona corrispondesse a quella di altre donne, quali Marie di Blois, contessa di Boulogne e principessa d’Inghilterra,  o Marie Becket sorella minore di Thomas Becket, Cancelliere del re Enrico II e primate di Canterbury (questa è l’ipotesi più accreditata).

Sarebbe diventata badessa dopo essere entrata in convento non più giovane, ormai vedova, tipico per alcune donne nel Medioevo. Secondo altre fonti, invece, ella non fu mai esistita e il suo nome, Maria, è un espediente per richiamare il valore Cristiano del termine, per indicare come i suoi componimenti fossero portatori di cultura e dei valori religiosi, e che si fosse firmata come “de France” per indicare il centro culturale più fiorente di allora, l’Ile de France.

I lais

Il capolavoro che rende Marie de France celebre nella storia della letteratura femminile è la raccolta dei dodici Lais, scritti tra il 1160 e il 1175. Si tratta di racconti in ottosillabi a rima baciata, dalla lunghezza variabile. Il filologo D’Arco Silvio Avalle crede sia stata effettuata questa particolare scelta stilistica per conferire un ritmo veloce ai componimenti. Pare che la parola “lai” (singolare di “lais”) derivi dal celtico “laid” (canto); questa tesi è avvalorata dal fatto che i lais venivano cantati o recitati con l’accompagnamento di un’ arpa o di una viella (strumento musicale ad arco molto utilizzato da menestrelli e trovatori dei secoli XII e XIII).

Tutti i lais presentano un prologo redatto in versi, come tipico nel Medioevo anche per trattati filosofici e didattici, ed un epilogo; l’unità dei racconti, data dalla struttura “introduzione-svolgimento-conclusione”, ha contribuito a far comprendere il fatto che essi siano tutti frutti della stessa autrice.

La poetessa dichiara di far derivare i suoi testi da leggende bretoni, ambientati in luoghi geografici ben definiti tra l’Inghilterra e la piccola Bretagna. Tutti i racconti hanno svolgimento in un lontano passato, interpretato come un tempo in cui si accettano le libertà d’ immaginazione. Questi racconti si diffondono nello stesso periodo in cui in Francia si andava diffondendo il ciclo romanzesco di Chretien de Troyes. Rispetto ad esso, nonostante ci siano trame avventurose analoghe, lo stile è più elementare e si preferisce utilizzare frasi che siano più popolari, in modo da fondere fra di loro la realtà dei racconti e la poesia. I protagonisti non sono grandi eroi o re integerrimi, ma dame e cavalieri comuni che spesso si ritrovano in topos letterari, come quello della donna sposata con un marito sbagliato, vecchio e geloso, oppure quello dell’allontanamento del figlio da parte di un genitore da un determinato luogo.

 

di Polilli Massimiliano