Come la pandemia sta cambiando lo studio della musica

Le lezioni in Dad tra suoni scadenti e problemi di connessioni. Studenti: ci manca l’incontro coi maestri

E’ passato un mese da quando è stata introdotta la didattica a distanza nella scuola, lo stesso è avvenuto per le lezioni di musica. Maestri e studenti si trovano distanti, ognuno a casa sua, ma uniti  nella musica, le cui note escono dalle camere dei ragazzi invece che dalle “case dell’arte”.

Problemi di connessione, telecamere sfuocate, qualità del suono scadente. E’ questa la nuova realtà? E’ questo il futuro della musica?

Le lezioni di musica non sono soltanto lezioni, appunto, dove imparare a suonare uno strumento, ma sono anche incontro tra il maestro e l’alunno, un vero e proprio confronto tra musicisti di livello differente che, comunque, imparano l’uno dall’altro. Durante le lezioni avviene uno scambio di idee: come suonare uno spartito, suonare un pezzo invece che un altro in base alle preferenze, apportare cambiamenti in alcune parti che “non suonano bene”. E il maestro ha il bisogno di correggere gli errori, di far vedere come concretamente si suona.

 Non è solo rapporto tra maestro e studente, ma anche tra i ragazzi durante i laboratori, tra musicisti dello stesso livello che condividono fatiche o tra studenti di livello diverso dove quelli più grandi fungono da stimolo ed esempio.

Tutto questo le lezioni online non permettono che si realizzi completamente. Il professore e l’alunno si vedono attraverso una schermo, si fa fatica a comunicare, il maestro fa fatica a  correggere gli errori ed ad apportare modifiche, invece il ragazzo si trova a dover affrontare le sue fatiche da solo, senza potersi confrontare con i suoi pari. Questo provoca scoraggiamento e perdita di entusiasmo da parte del ragazzo che si trova a dover studiare lo strumento come se fosse un compito di scuola.

Vantaggi? Niente spostamenti: lo studente per raggiungere le lezioni non si deve muovere con mezzi pubblici o scomodare i propri genitori. Ma la fatica che faceva per muoversi era ripagata dalla melodia che usciva dal suo strumento e il maestro  non doveva aspettare che finisse di suonare per complimentarsi, per paura di perdere la connessione o di interferire col suono.

Questa situazione sta cambiando la musica e i ragazzi. Si spera in un ritorno alla normalità, un ritorno agli abbracci a fine concerto, al confronto tra neo musicisti nelle sale prova, ai suoni dei vari strumenti che da ogni aula uscivano singoli per poi fondersi in un’unica, grande e un po’ confusa melodia.

                                                                                                                                                         Teresa Castaldelli, 3BC