Cosa vuol dire essere “SMART”

L’inglese è ufficialmente la lingua della comunicazione internazionale, parlata da più di 300 milioni di persone al mondo. La sua grande diffusione è testimoniata anche dal fatto che l’inglese sia riuscito a insinuarsi in altre lingue con termini che si sono poi diffusi nell’uso comune. Anche la nostra lingua è ricca di termini anglosassoni, e alcuni di essi sono entrati ormai a far parte dei dizionari ufficiali. Diverse parole, utilizzate in italiano, derivano dal mondo del marketing e del web,  da quello dell’informatica e dell’elettronica, e tra queste una tra le più diffuse è certamente “smart”. Il significato di questo termine è veloce, intelligente, desto, acuto, energico, e si adatta molto bene alla vita frenetica e in continua evoluzione di oggi. Essendo, inoltre, una parola monosillabica e di facile pronuncia, si è rapidamente diffusa.

Nel linguaggio colloquiale italiano parliamo di SMARTPHONE, letteralmente “telefono intelligente”, strumento che unisce alle caratteristiche di un telefono cellulare le potenzialità di un piccolo computer, di  SMARTBOX, cofanetto contenente idee regalo, oppure di  SMART TV, televisioni che hanno come principale caratteristica l’integrazione di funzioni e di servizi legati a Internet. Per indicare una città intelligente, costituita da un insieme di strategie di pianificazione urbanistica tese all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici grazie all’impiego delle nuove tecnologie della comunicazione usiamo SMART CITY, oppure parliamo di SMARTWORKING, per segnalare la modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali, un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro.

Ma la SMART  è anche un’auto, la super utilitaria dalle dimensioni estremamente ridotte che consentono di muoversi agevolmente nel traffico urbano più intenso e di parcheggiare in spazi assai limitati, oppure è una carta, la  SMART CARD, contenente un piccolo elaboratore interno che attiva il ricevitore e permette la visione del programma.

Come si può notare, molte di queste parole sono inerenti al campo dell’informatica e del marketing, settori dell’economia odierna a cui sono  legati tutti i Paesi di lingua inglese. Questi vocaboli rappresentano strumenti e dispositivi “intelligenti”, “agili” e moderni, proprio come il significato della parola lascia intendere.

Ma al giorno d’oggi, cosa significa realmente essere ‘smart’?

Questa è un’espressione ormai molto diffusa nel linguaggio colloquiale italiano, ma spesso non se ne afferra appieno il significato. Si utilizza per indicare una persona dotata di particolare intelligenza e abilità, un individuo sveglio e veloce, che agisce senza indugi. Essere ‘smart’, nella società moderna, indica anche la capacità di reagire a stimoli interni ed esterni e di comunicare in scenari anche complessi.

La tecnologia ‘smart’, vista sempre più come un oggetto performante, per chiamarsi tale  non deve essere però solo intelligente, funzionale ma  aperta e rivolta a tutte le fasce della popolazione, in modo tale da compensare i vari punti deboli della società e favorire sempre più l’inclusione  in senso lato.

A tal riguardo qualcosa sta cambiando, ad esempio, il numero di anziani che utilizza la connessione internet è in costante aumento: recenti studi hanno dimostrato che circa l’80% delle persone con più di 60 anni ha utilizzato internet almeno una volta. Ciò che spinge sempre più l’utilizzo delle nuove tecnologie è anzitutto la voglia di non essere esclusi dalle notizie e dalle condivisioni, il sentirsi meno soli ed emarginati, il mantenere vive le relazioni anche con i familiari lontani, esigenza particolarmente sentita proprio nel periodo di pandemia che stiamo attraversando. La tecnologia è al servizio di tutti i componenti delle comunità, forma una catena di condivisione e diffusione intelligente e agile, una catena veramente ‘smart’.

di Giuseppe Di Paolo