Dal Caos dei sentimenti alla bellezza dell’Amore

La parola Caos nel linguaggio quotidiano è spesso associata alla parola confusione, ossia una situazione di disordine, quando le cose sono fuori posto. Di fronte ad una scrivania piena di fogli e di materiale vario si può dire “che caos”, di fronte ad una situazione problematica e complessa si può esclamare: che caos!

Anche quando siamo immersi nelle voci, nei suoni e nei rumori, in una stanza o in una piazza, possiamo lamentarci dicendo “che caos!”.

In questo tempo di distanze e mascherina, forse, però, quest’ ultimo caos fatto di voci e di suoni non ci darebbe fastidio, poiché ci manca molto la possibilità di stare insieme.

E’ evidente, dunque, che  questo termine, nel linguaggio quotidiano, tende ad assumere un significato negativo.

Eppure, la parola caos deriva dal greco Chaos che indica uno spazio aperto, spalancato.

Per gli antichi Greci, all’origine del mondo non c’era il nulla ma un’oscura forza generativa, Chaos appunto, dalla quale si formarono la Terra (Gea), la materia tutta e gli esseri viventi.

Il poeta greco Esiodo, contemporaneo di Omero, scrive Teogonia, un poema mitologico sulla generazione del mondo, a partire proprio dal Chaos.  Esiodo era un umile agricoltore e racconta di come un giorno, mentre portava al pascolo le sue pecore, ricevette l’ispirazione delle Muse che gli fecero dono di un bastone/scettro riconoscendolo così come un poeta capace di cantare il mito degli inizi della vita.

Per gli antichi, dunque, la parola Chaos non aveva un senso negativo perché era la condizione dell’esistenza del mondo. Il Chaos conteneva tutte le cose insieme e il processo di generazione consisteva dunque in una separazione e in un ordine naturale.

Io penso che gli antichi, nella loro saggezza, abbiano avuto ragione: non è possibile che sia sempre tutto ordine perché, se così fosse, ciò significherebbe assenza di movimento e dunque assenza di vita.  Una casa sempre in ordine è una casa dove non abita nessuno. Se chi ci ha abitato ha lasciato le cose fuori posto, e nessuno torna a sistemarle, resta una confusione, un chaos immobile, silenzioso che aspetta di essere sistemato, cioè di diventare ordine. Questo significa che chaos e ordine sono strettamente collegati.

Questo collegamento è molto evidente in noi quando proviamo delle emozioni intense, magari anche contrastanti, che non sappiamo neppure spiegare. Chiarire le nostre emozioni è molto importante perché vuol dire ordinarle e comprenderle meglio per poterle spiegare anche agli altri.

L’ ordine emotivo è realizzato grazie alla nostra ragione che ci permette di dare una spiegazione a ciò che ci succede dentro e quindi di agire con più consapevolezza, di scegliere nel modo migliore.

Se vogliamo costruire delle relazioni serene e felici con gli altri dobbiamo essere consapevoli di ciò proviamo. Solo così potremo realizzare quell’amore di cui tanto si parla e che sembra così difficile da raggiungere.

di Emanuele Santoro