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Lo studio delle mafie diventi un insegnamento nelle scuole italiane.

Un insegnamento che comprenda lo studio della criminalità organizzata nelle scuole primarie e secondarie. Era l’idea di Antonino Caponnetto che dopo la sua morte decisi di portare avanti. Il progetto lo proposi, tramite una parlamentare, direttamente al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Era il 2015 e mi fu detto dalla sua segreteria particolare che si trattava di una proposta molto interessante che sarebbe stata valutata con grande attenzione. Un anno dopo cambiò il ministro e il progetto rimase esanime probabilmente dimenticato in qualche scrivania ministeriale. L’educazione alla legalità, al contrasto delle mafie e della corruzione, invece, dovrebbe essere una priorità della politica e contribuire alla formazione dei nostri studenti facendoli crescere e diventare anche buoni cittadini. La scuola deve diventare il luogo determinante per la formazione di coscienza civica. Comprendere la storia delle mafie, come nascono, come agiscono, come si evolvono, quali danni causano e soprattutto cosa possono fare i giovani per sconfiggerle, dovrebbero essere riflessioni che una scuola moderna dovrebbe porre ai propri alunni. Chiederò, come cittadino, al mio parlamentare di riferimento, Rosalba Testamento, che peraltro è membro della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, di proporre il progetto e discuterlo proprio in quella sede istituzionale. Credo si tratti di un’idea con ripercussioni sociali e culturali che prescinda dallo schieramento politico di appartenenza. Reputo sia arrivato il momento di pressare la nostra classe politica per introdurre lo studio delle mafie nei percorsi formativi scolastici. Come diceva Antonino Caponnetto: “La mafia teme la scuola più della giustizia, l’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. Se vogliamo cambiare l’impostazione culturale della lotta alle mafie il primo pilastro sul quale costruire il nuovo edificio deve essere la consapevolezza del fenomeno mafioso da parte dei nostri giovani. La lotta alla criminalità organizzata è una battaglia culturale associata a quella repressiva. Non potremo mai vincere le mafie senza una profonda consapevolezza dei nostri giovani, senza un forte cambio di mentalità, senza lo sviluppo di una nuova cultura della legalità nelle scuole. Promuovere la conoscenza del fenomeno mafioso nelle nuove generazioni significa influire positivamente anche sull’integrità morale e culturale delle future classi dirigenti. Antonino Caponnetto la propose già negli anni ottanta quando era a capo del pool antimafia di Palermo. Mi raccontava che se si fosse agito concretamente già a quei tempi nel promuovere percorsi formativi di legalità oggi forse avremmo avuto giovani più consapevoli sulle evoluzioni dei fenomeni mafiosi. Spiegando a scuola cosa sono le mafie, partendo da una lettura storica fino ad arrivare ai giorni nostri, si costruirebbe anche un’ottima attività di prevenzione contro il crimine organizzato. Questo percorso farebbe comprendere quanto pericolose siano queste associazioni criminali e darebbe ai giovani materiale per una presa di coscienza. Se la mafia nel corso del tempo è riuscita sempre ad adattarsi ai mutamenti politici, economici e sociali, è stato anche grazie alla mancanza di conoscenza del fenomeno unitamente alle troppe colpevoli collusioni. Personalmente penso a una materia che si cominci a studiare, con percorsi specifici di educazione alla legalità e finalizzati alla conoscenza del fenomeno mafioso, dall’ultimo anno delle scuole elementari fino al termine di quelle superiori. È un progetto fattibile, basta crederci sul serio. Mi auguro soltanto che questa istanza non rimanga lettera morta come accadde a quella proposta da Caponnetto circa quarant’anni fa.

Vincenzo Musacchio, giurista, più volte professore di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. È stato discepolo di Giuliano Vassalli, allievo e amico di Antonino Caponnetto.