Le giovani autrici marchigiane del Trecento

Nel ‘300, alcune giovani autrici marchigiane, tra cui Giustina Levi Perotti e Ortensia di Guglielmo furono tra le prime a costituire un vero nucleo letterario composto  di  sole  donne  della  storia  d’Italia.  Iniziano  a  scrivere  sonetti, affrontando temi specifici, quali la particolarità della loro condizione di subordinazione alla poetica e al dominio maschile nel mondo della politica e della letteratura.

I loro sonetti, infatti, se non altro quelli di Ortensia di Guglielmo e Giustina Levi Perotti, approfondivano il tema dell’affermazione femminile conducendolo all’ambito della cultura e della scrittura, rivendicando l’uguaglianza delle donne nell’esercizio di attività all’epoca considerate prettamente maschili. Saranno le prime scrittrici a reclamare per le donne il mestiere della scrittura e a farsi interlocutrice allo stesso livello degli scrittori.

Persino lo stesso Petrarca ebbe una corrispondenza poetica con una di queste poetesse marchigiane. Il poeta infatti rispose al sonetto intitolato, Io vorrei pur drizzar queste mie piume, con il suo componimento “La gola, e ‘l sonno, e l’ oziose piume”.

Il  poema  “io  vorrei  pur  drizzar  queste  mie piume” anticipa  già  quello  che  sarà  in futuro il destino delle scrittrici donne, ovvero l’essere «additate» dalla società, cioè rifiutate e derise, considerate indecenti o poco femminili, e talvolta persino anormali e pazze. Denominazioni che non lasciano dubbi su quale sia lo spazio assegnato alle donne e demonizzazione di cui furono vittime tutte coloro che vollero abbandonarlo per invadere lo spazio assegnato agli uomini.

di Luana Di Nardo Di Maio, Samanta Cirillo, Elisa Vallasi