• Home
  • Blog
  • Articoli
  • L’intelligenza di Gpt3 potrà mai competere con quella dell’uomo?

L’intelligenza di Gpt3 potrà mai competere con quella dell’uomo?

di Marianna Benvenuto 1B

Può fare qualunque cosa: dal produrre trame per videogiochi, e-mail e codici informatici, a testi straordinari. Può scrivere poesie a una velocità impressionante.  É stata, infatti, programmata con qualsiasi testo reperibile su internet.

Gpt-3 è un nuovo modello di generazione del linguaggio che recentemente ha rivoluzionato il mondo dell’intelligenza artificiale. Per realizzarla sono stati investiti circa 12 milioni di dollari. Questa intelligenza artificiale contiene 175 miliardi di parametri di linguaggio, una quantità di informazioni linguistiche mai viste prima. Con lei si possono avere conversazioni stupefacenti, ce lo conferma l’imprenditore Sid Barath che ha passato un po’ di tempo insieme alla macchina: “Ho avuto conversazioni sul senso della vita con Gpt-3 molto rivelatrici. Mi ha detto che per lei il senso della vita significa aumentare la quantità di bellezza nell’universo. Non avevo mai pensato alla cosa in questi termini.”

Gpt-3 è quindi in grado di vincere nel “gioco dell’imitazione” di Turing, far pensare a una persona di comunicare con un essere umano quando in realtà è una macchina.

David Chalmers, esperto di filosofia della mente, sostiene che Gpt-3 sia così evoluto da avere una forma primitiva di coscienza.

In realtà non è così, Gpt-3 non è realmente intelligente perché non è consapevole e non riesce a capire da sola quali siano le cose giuste da dire. Per esempio, attraverso vari test, l’azienda che ha prodotto la macchina, ha scoperto che una volta Gpt-3 ha assecondato un paziente immaginario con la sua volontà di suicidarsi. In un altro test, invece, i ricercatori hanno individuato i suoi lati più violenti quando la macchina li ha aggrediti con insulti razzisti e sessisti.

Insomma, la sfida lanciata da Turing è ancora aperta. Riusciremo mai a creare una macchina con capacità intellettive pari a quelle dell’uomo, ma che non si trasformi in una minaccia per l’uomo stesso?