Caterina da Siena una poetessa medievale

Le scrittrici nel corso della storia medioevale sono state veramente poche.

La figura femminile era vista per lo più come oggetto delle poesie e non come inventrice di esse. Fortunatamente ci sono arrivate poesie, ma anche lettere e raccolte, scritte da donne. Riusciamo ad identificare alcuni nomi di rilievo, la più importante è Compiuta Donzella, che si fece conoscere nell’ambiente provenzale toscano. Le donne spesso scrivevano in segreto, per cui ci sono arrivati pochi testi e riusciamo a conoscere a malapena la loro storia.

La poetessa di cui tratteremo oggi non è conosciuta principalmente come scrittrice, ma come religiosa, filosofa, teologa e mistica. Stiamo parlando di Caterina da Siena, dichiarata Santa da Papa Pio II nel 1461.

Gli inizi di Caterina

Nata a Siena nel 1437, figlia di un tintore, aveva una gemella, morta a poche settimane di vita. All’età di dodici anni, i genitori intrapresero trattative per un matrimonio che inizialmente Caterina accettò. Solo dopo, pentitasi, dichiarò di essersi votata al Signore.

Nel Medioevo, per prendere i voti, bisognava recarsi in un monastero e versare una dote. Caterina, però, non poteva permetterselo, e la sua famiglia era fortemente contraria. Nonostante questo non si arrese. Un giorno il padre, dopo averla sorpresa a pregare, si rese conto che il suo non era solo un capriccio. Decise dunque di non ostacolarla più in quello che era il suo desiderio.

Dopo aver iniziato il suo percorso canonico, Caterina incontrò altri ostacoli lungo il suo cammino. Non volevano farla suora, sia perché a 16 anni era troppo piccola per garantire il suo voto, sia perché il monastero a cui si riferiva non era solito accettare vergini all’abito, ma solo vedove, donne in età matura e con una buona fama. Successivamente venne colpita da una grave malattia, che rese i suoi lineamenti facciali più vecchi di quelli che erano in realtà. Mandò allora la madre a comunicare alla priora che senza l’ammissione alla loro confraternita sarebbe morta. La priora mandò delle suore a verificare la situazione. Quando queste tornarono e confermarono le parole della madre di Caterina, ella venne finalmente accettata a pieni voti. Venne aiutata nella guarigione e nel suo sedicesimo anno di vita le fu dato l’abito dell’ordine nella Basilica di San Domenico.

La vita in convento

Caterina entrò in convento che non sapeva né leggere e né scrivere, per cui non capiva il latino delle celebrazioni e non conosceva la maggior parte delle preghiere, se non il Paternoster e l’Ave Maria. Nessuna volle istruirla e per ben tre anni si isolò dalle sue consorelle. Nel corso della sua vita si dedicò spesso alla beneficienza verso i poveri e gli infermi, i quali per lei rappresentavano Cristo sofferente e sentiva che solo aiutandoli poteva trovare il Signore. Operò maggiormente presso ospedali, dedicandosi in particolare ai malati gravi e soli.

Nel 1370 la sorella Lapa volle rimanere con lei in seguito allo sfaldamento della sua famiglia e da qui nacque la “Bella Brigata”, ovvero un gruppo di uomini e donne che la stimavano e la seguivano ovunque, aiutandola anche nelle attività.

Le Lettere che ella scrisse nacquero in questo periodo, giacché dettava i suoi testi proprio alle persone che facevano parte della Brigata. Furono all’incirca 300 gli elaborati che scrisse negli ultimi anni della sua vita. Morì nel 1380.  L’epistolario affrontava problemi e temi riguardo la vita religiosa e quella sociale di ogni classe, ma anche problemi morali e politici che interessavano la Chiesa e gli Stati trecenteschi. Scrisse anche lettere indirizzate a personalità importanti dell’epoca. Vi erano persone che la incolpavano di protagonismo fuori dagli schemi, accusandola di occuparsi di cose che non competevano a una donna. Due dei suoi discepoli diffusero a Pisa la sua fama e il Signore della città la invitò presso di lui. Fu proprio durante il soggiorno a Pisa, all’interno della Chiesa di Santa Cristina, di fronte a un crocifisso, che Caterina ricevette le stigmate.

Le opere

Le opere che ci ha lasciato sono un epistolario di ben 381 lettere, una raccolta di 26 preghiere e il Dialogo della Divina Provvidenza. La maggior parte di queste sono state dettate ai suoi discepoli, poiché non istruita alla lettura e alla scrittura.

Le Lettere  furono raccolte, dopo la sua morte, principalmente da Tommaso Caraffini, incaricato per la sua canonizzazione. Le lettere sin da subito riscossero gran successo.

Le Orazioni sono invece un’antologia delle tante preghiere pronunciate da Caterina durante le sue estasi.

Il Dialogo della Divina Provvidenza  venne dettato in volgare al suo discepolo Neri Pagliaresi, nel 1378. Caterina lo considerava il suo testamento spirituale, ed è oggi considerato uno dei capolavori della letteratura mistica medioevale e della prosa italiana del XIV secolo. Il Dialogo fu uno dei primi libri pubblicati in Italia e dato alle stampe diverse altre volte.

 

Manuela Di Virgilio