Maria Antonietta: semplice o stravagante?

Maria Antonietta fu arciduchessa d’Austria e regina di Francia, consorte del re Luigi XVI. In molti libri o film viene descritta come una donna frivola ed eccentrica, amante del vino e dei dolci. In realtà era una donna molto semplice e, quasi sicuramente, astemia. La sovrana infatti beveva solo acqua di Ville d’Avray, il più delle volte zuccherata.

LA DENTATURA

Quando il matrimonio con il delfino di Francia fu accordato dovette sistemare i denti. Non sappiamo se fosse un dente in particolare o la dentatura in generale a rovinare il sorriso dell’arciduchessa. Nel 1768 Pierre Laveran, uno dei dentisti più quotati dell’epoca, fu chiamato a corte. Il medico usava il metodo della fascia di Fuchard, che sistemava i denti in poco tempo, a volte anche solo otto giorni. L’apparecchio consisteva in un semicerchio a cui venivano collegati dei fili d’oro o di fibra vegetale.

LE SUE PASSIONI

La musica era l’arte che apprezzava maggiormente, sapeva suonare l’arpa, il clavicembalo, l’arpicordo e la spinetta. Parlava fluentemente il tedesco, il francese e l’italiano, nonostante non fosse molto portata per lo studio.

La regina amava fare il bagno e profumare il corpo e gli ambienti con essenze particolari. Tra le sue preferite c’erano quella alle rose e ai fiori d’arancio. Amava molto i toni del blu, dell’azzurro e del lilla, mentre detestava l’arancione, tanto da sconsigliarlo persino alle sue dame.

Amava gli animali e riteneva la caccia un passatempo noioso e crudele. Soffriva molto vedendo i corpi degli animali martoriati, ma non poteva sfuggire alle regole rigide di Versailles e, quindi, doveva assecondare le passioni del marito.

I BAMBINI

Durante i primi anni di matrimonio con Luigi XVI non ebbe figli. La regina amava molto i bambini, quindi ne risentì molto. Mentre aspettava di rimanere incinta per via naturale decise di adottare diversi bambini. Alcuni vissero con lei a Versailles, altri vennero mantenuti in convento.

Nel 1793 subì un processo-farsa. Venne accusata di incesto nei confronti del suo amato terzogenito, Luigi Carlo. Durante il processo si rifiutò di parlare, ma si appellò alle madri presenti per dimostrare quanto fosse inaudita un’accusa del genere.

di Giulia Di Paolo