Pirateria informatica, una pratica illegale

Tutti noi, da piccoli, siamo stati intrigati dalle storie di pirati, personaggi d’altri tempi le cui avventure non annoiavano mai e che avevano come unico obiettivo quello di raggiungere quel tesoro nascosto, ad ogni costo.
Ebbene, anche oggi sono presenti dei pirati, che navigano sulla rete, un oceano di informazioni vastissimo, con il solo obiettivo di divulgare, ottenendone guadagno, file e download. I nuovi pirati diffondono prodotti e contenuti protetti dal copyright e, quindi, senza permesso.
Un esempio eclatante si può riscontrare nello sport: sono molti gli appassionati di calcio che, grazie a diversi siti pirati, possono usufruire degli stessi vantaggi degli abbonati, senza sborsare un soldo. A tal proposito, fu famoso l’articolo di sensibilizzazione della Lega Serie A contro la pirateria, proposto per l’anno 2019/2020, con lo slogan “La pirateria uccide il calcio”, una frase che si commenta da sola.
Sono spaventosi i dati sulla pirateria del 2018 in Italia, uno dei Paesi europei che vede il numero di atti di pirateria crescere a dismisura: 578 milioni gli atti di pirateria informatica, i quali hanno provocato un danno di circa 455 milioni di euro sull’economia italiana in termini di PIL. E, come se non fosse abbastanza, il 75% dei pirati adulti è convinto che la pirateria non sia un comportamento grave né nocivo.
Arriviamo dunque al nocciolo della questione: la pirateria si differisce in diversi atti molto diffusi: download illegali,  file sharing e streaming.
Il download illegale, cioè l’attività di chi scarica sul proprio computer un prodotto che sia protetto da licenza, è una pratica illecita, come dice il nome stesso, e perseguibile penalmente. La condivisione del download illegale, se effettuata a fini di lucro, è punibile fino a tre anni di reclusione.
Il file sharing, condivisione di file che include anche lo streaming, non è un’operazione di per sé illegale: diventa illegale se si condividono e si diffondono gratuitamente le copie di un prodotto che è stato ottenuto in maniera illegittima. Nello streaming, invece, a commettere il reato non è l’utente, colui che ne usufruisce, bensì colui che permette lo streaming, che quindi diventa sanzionabile penalmente.

Stefano Privitera, 3° DSA,