• Home
  • Blog
  • Articoli
  • MUSACCHIO: SCUOLA ABBANDONATA A SE STESSA DURANTE LA PANDEMIA.

MUSACCHIO: SCUOLA ABBANDONATA A SE STESSA DURANTE LA PANDEMIA.

Vincenzo Musacchio, giurista, più volte professore di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Discepolo di Giuliano Vassalli, allievo e amico di Antonino Caponnetto.

Intervista al giurista Vincenzo Musacchio: “Il problema non è il plexiglass, le sedie a rotelle o le app per la dad, bensì la consapevolezza che occorrono scuole sicure e moderne gestibili in piena sicurezza e con le necessarie risorse umane”.

Professore, secondo lei per la scuola si poteva fare di più durante la pandemia?

Si poteva, si doveva e si deve fare molto di più. La scuola è l’istituzione più importante in uno Stato civile e democratico come dovrebbe essere il nostro. Non si può abbandonare il luogo dove si cresce culturalmente e socialmente in queste condizioni. Di questo non risponde solo il Ministro dell’Istruzione ma soprattutto il Governo che non è riuscito a porsi la scuola come un tema prioritario ritenendolo nei fatti marginale.

L’Italia è la nazione europea con il più alto analfabetismo funzionale, questo vuol dire la scuola italiana non funziona?

La scuola purtroppo è all’ultimo posto e non da ora. Abbiamo un altissimo livello di dispersione scolastica, continuiamo a non investire abbastanza nella sicurezza dei plessi, nella formazione del personale e nell’organico. Il Covid ha dimostrato l’abbandono del sistema scolastico, al punto che siamo stati il primo Paese al mondo a chiudere le scuole e siamo l’ultimo a riaprirle.

Lei cosa proporrebbe per risolvere il problema?

Di investire finalmente nella sicurezza e nella modernità dei plessi scolastici, nell’organico, non solo gli insegnanti ma anche dirigenti, amministratori e personale ausiliario. Dopo la prima ondata, la scuola doveva essere preparata ad affrontare la pandemia. Come poterlo fare se ai presidi non sono stati dati i mezzi e gli strumenti necessari? Il Governo ha soltanto delegato ma senza sostenere la delega data con il supporto economico e materiale necessario.

Come giudica le linee guida del Ministero dell’Istruzione?

Negativamente. Sono arrivate tardissimo e in pratica si è data tanta autonomia ai presidi ma in sostanza è stata un’autonomia ad arrangiarsi come meglio potevano. Per dirla con il grande Mauro Bolognini che scrive per Totò la famosa battuta del film omonimo: “arrangiatevi”.

Lei imputa tutto questo al Ministro dell’Istruzione?

In parte sì, ma, per onestà intellettuale, devo anche dire che è stata abbandonata dal suo Governo che ha fatto poco o nulla per la scuola prediligendo altri settori che ovviamente andavano aiutati ma non in dispregio del settore scolastico.

Come si sarebbe potuto ricominciare dopo la prima ondata del virus?

Guardi io non voglio essere polemico ma credo che nessuno si sia posto il problema. Io ho sempre pensato che mantenere un rapporto docente-studente che sia gestibile, a prescindere dal Covid, sarebbe stata la soluzione migliore adottabile. È chiaro che con la pandemia in corso una classe numerosa diventa un problema per il distanziamento sociale, tutto è più complicato, senza contare altre criticità come la mobilità sociale e lo scuolabus. Dopo la prima ondata occorreva concentrarsi proprio su questi problemi dal punto di vista strategico, organizzativo e di risorse economiche. Cosa che non è stata fatta o se si è realizzata, è stata per merito esclusivo di presidi molto dediti alla loro scuola e ai loro studenti. Momentaneamente si potevano utilizzare “scuole di prossimità” distribuendo le classi in più plessi pubblici collegando queste scuole in una rete interna.

Cosa ne pensa della didattica a distanza?

Ha i suoi lati positivi e quelli negativi. Nel primo caso ha garantito, bene o male, la continuità didattica. Nel secondo caso, invece, ha impedito la necessaria socializzazione soprattutto per i ragazzi delle scuole primarie e delle scuole medie. Avevo ipotizzato a una dad in più plessi non più da casa, ma in ogni plesso del paese in modo da garantire tutti i requisiti di sicurezza ai ragazzi. L’insegnante potrebbe essere collegato via web senza rappresentare un problema, il plesso stesso sotto il coordinamento di personale a ciò delegato.

Secondo lei il “sistema scuola” va rivisto?

Assolutamente sì. Italo Calvino saggiamente constatava come “un paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”. Penso che la scuola non sia una priorità in questo momento: il vertice politico del nostro Paese non è esente da responsabilità. La mia scuola era una palestra di vita, di rispetto, di educazione, di valori. Era un patrimonio culturale e sociale inestimabile che mi ha portato a essere quello che sono. La scuola è la più importante istituzione del Paese, fin quando sarà trascurata, non avremo crescita culturale ma sempre più analfabetismo funzionale. Un Paese che non metta al centro la scuola e la cultura non vedo quali prospettive possa avere: in pratica, non si costruisce il futuro e un Paese senza futuro è destinato a morire.