Ogni cento anni una pandemia, fantasia o destino?

Si pensa mai alle catastrofi che l’uomo ha subito nel corso del tempo?
Ciò che sembra essere sottovalutato dall’uomo è la differenza di anni tra le varie disgrazie successe nel passato e che colpiscono l’individuo tutt’oggi, portando ad un dimezzamento della popolazione nel mondo e ad un crollo fisico ed emotivo per chi le subisce.
Tra le più catastrofi rimaste nella storia: la peste di Marsiglia, avvenuta intorno al 1720, l’ultima epidemia di peste registrata in Francia. Si diffuse molto rapidamente e la causa dell’inizio di questo disastro fu dovuto al carico della nave, il Grand-Saint-Antoine, risultata infetta dai bacilli di Yersin.

Al secondo posto, troviamo il Colera, chiamato anche morbo asiatico, che prese posto nell’organismo umano, circa 100 anni dopo la peste di Marsiglia. Questa malattia riguarda un’infezione diarroica acuta causata dal batterio Vibrio cholerae e il contagio avviene per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati.

Successivamente al bacillo del Colera, appare l’ influenza Spagnola, conosciuta anche come la grande influenza che, tra il 1918 ed il 1920, uccise decine di milioni di persone nel mondo. All’ultimo posto, non per minor importanza, vi è il Covid19 nel 2020, il nostro anno. Questa malattia riguarda un virus che colpisce l’uomo provocando febbre, stanchezza e pericolosi problemi respiratori, soprattutto nelle persone più anziane. Il contagio avviene in maniera molto semplice, attraverso il contatto con un’altra persona o anche solamente con uno starnuto o con un colpo di tosse. Questa malattia ha colpito e continua ad esistere in molti abitanti di tutto il mondo, registrando fino ad ora un totale di 1,77 milioni di decessi nel mondo.
Tuttavia, ciò che sembra essere sottovalutato è la ciclicità costante con cui una pandemia succede all’altra, in media ad ogni 100 anni di distanza. Di secolo in secolo, l’uomo ha dovuto sopportare così tanto dolore. Forse, l’uomo è solamente una vittima di fronte al destino che ne determinerà  la gioia o l’infelicità.

Agnese Salice, 3°B