L’anno che verrà: una rivincita?

2020, anno che tutti ricorderanno come l’anno della pandemia da Covid-19, virus che compare nell’autunno del 2019 nella città cinese di Wuhan e che nel giro di pochi mesi si è diffuso in tutto il mondo. Colpisce senza distinzioni l’intera popolazione, ma con le maggiori conseguenze alle persone anziane. Come dichiara l’OMS negli ultimi dati forniti, 80.000.000 di persone nel mondo sono state contagiate dal virus, di cui 1.765.265 sono decedute a causa di questo virus; in Italia i dati vedono 2.067.487 di contagiati, di cui 73.029 di deceduti. L’età media dei deceduti in Italia è di 82 anni.

Ma cosa è successo nei piccoli paesini di montagna?

Parliamo di Valtellina e più precisamente di Chiesa in Valmalenco, una piccola comunità che conta solamente 2.500 anime e che nel 2020 ha visto morire 43 persone, circa 15 persone in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni. I dati considerati non ci permettono di stabilire se i deceduti siano tutti attribuibili al coronavirus, ma tutto ci porta a pensare che ci sia una stretta relazione. Tuttavia, il contesto di paese ha permesso di affrontare questi lunghi mesi, segnati da due lockdown, che lo Stato ha imposto in modo meno angosciante rispetto alle grandi città, respirando una certa libertà, che anche il solo paesaggio regalava. In realtà, dal punto di vista psicologico, la popolazione è risultata più fragile perché tutti si conoscono. La piccola comunità si allarmava quotidianamente al sentire le sirene spiegate che riecheggiavano nelle vie.

La Sig.ra Bruna, una delle responsabili del centro anziani di Chiesa in V.co, riferisce <<Numerosi dei nostri iscritti si sono ammalati a causa di questo virus, e alcuni purtroppo hanno avuto la peggio. Ad ogni squillare di telefono il cuore sussultava, pensando alle possibili brutte notizie che avrei ascoltato. La nostra piccola comunità montana si è mostrata molto solidale e in questo periodo lo scambio telefonico di parole confortanti tra noi ci ha fatto sentire meno soli… >>.

Le lunghe code ai supermercati, che si vedevano in TV qui non si sono certo viste, grazie anche all’aiuto reciproco tra i concittadini. Ecco cosa riferisce il direttore del supermercato Unes Maxi di Trezzano Rosa, in provincia di Milano ma a soli 15 km da Bergamo << Sono stati momenti difficili, in cui oltre ad essere responsabile di un’attività commerciale, ho dovuto interpretare al meglio le esigenze manifestate sia dal Comune che dai cittadini e dalle associazioni volontarie presenti sul territorio, per cercare di coordinare lo sforzo di tutti e poter aiutare le persone sole o in difficoltà. Il supermercato, sempre aperto è divenuto il luogo centrale per l’organizzazione degli aiuti. Ricorderò sempre le lunghe code, soprattutto di persone anziane fuori dal supermercato, i loro visi e la loro sofferenza…”.

Il bel paese, incastonato tra le Alpi, ha permesso di vivere questo tragico periodo in modo meno pesante rispetto alle grandi città, visto che la maggior parte degli abitanti possiede un giardino in cui passare del tempo all’aria aperta e godersi un po’ le giornate di sole, fingendo addirittura spensieratezza. Più di una volta i giovani si sono recati ai negozi alimentari per fare la spesa a tutte le persone anziane del vicinato, che ne avevano bisogno.

I rapporti interpersonali che nel paese hanno potuto continuare ad esistere, grazie al fatto che tutti si conoscono, ha permesso di mantenere vivo, anche se in modo diverso il contatto tra le persone, un contatto a distanza, ma pur sempre vivo. La Sig.ra Camilla di 78 anni, riferisce che <<Durante il lockdown, sono stata giornalmente aiutata dai nipoti, mia figlia e mio genero. Le notizie che mi giungevano dai media mi sembravano così lontane. Non sono mai stata in difficoltà grazie agli aiuti dei miei cari che per ogni necessità si prodigavano e anche il solo saperli vicini mi ha aiutato molto. C’è stato un periodo che non si trovava più in commercio l’alcool per sanificare le superfici e tra vicini di casa ci siamo detti dalle finestre che chiunque lo avesse trovato lo avrebbe comunicato agli altri. Una mattina mi sono trovata una bottiglia di alcool sull’uscio di casa e ancora oggi non conosco il nome del vicino che me lo ha portato>>.

Un paesino di montagna è erroneamente considerato un luogo senza vita, soprattutto i giovani che poco apprezzano i lenti ritmi che accompagnano una giornata montana, ma posso assicuravi che questa pandemia lo ha trasformato in un luogo in cui i valori umani di solidarietà e vicinanza sono ancora presenti in questo periodo così triste.

Forse è proprio l’attenzione verso l’altro, così come l’intuizione, l’impegno e il metodo rigoroso dei ricercatori per il vaccino anti-Covid, che fa di questa giornata di sole, l’ultima di questo anno da dimenticare, una luce di speranza per tutti, una rivincita!

Giacomo Palazzi 3AL