Una nuova conquista civile in Argentina

Il 2020 è un anno pieno di dolore e disgrazie, ma proprio durante questo anno, in Argentina hanno legalizzato l’aborto. È una svolta clamorosa per questo stato considerato del “terzo mondo”, infatti è uno dei pochi paesi in Sudamerica ad aver legalizzato l’interruzione volontaria della gravidanza. Alla presentazione della proposta i voti favorevoli erano 33 contro i 32 voti contrari; dopo sedici lunghe ore di discussione tre, degli aventi diritto al voto, manifestarono la loro volontà di votare a favore della legge, mentre due erano assenti per motivi di salute; viene così dimenticata la legge in vigore dal 1921, dove l’aborto veniva considerato un reato, tranne in caso di violenza sessuale oppure in presenza di rischio di vita per la futura madre. Nel 2018 era stata presentata e approvata dalla Camera dei Deputati la legge sull’aborto, ma le speranze delle donne furono subito placate, a causa del voto negativo del Senato; questa volta il sogno delle cittadine argentine si è avverato. La legge prevede che la donna possa abortire entro le prime 14 settimane, dopo aver firmato l’autorizzazione; per declinare qualsiasi tipo di insistenza, che induca la madre ad un ripensamento, la legge prevede dieci giorni di tempo tra la volontà espressa e l’intervento. L’Argentina, attraverso questa innovazione a livello sociale, riuscirà ad evitare la morte di moltissime donne che abortivano in modo clandestino e quella di coloro che dovevano usufruire degli ospedali (in seguito alle operazioni clandestine). Nel mondo sono presenti ancora molti paesi, come il Salvador e la Repubblica Dominicana, ma anche paesi più vicini a noi (sia a livello geografico, sia a livello culturale) come l’Irlanda e la Finlandia, dove l’aborto è vietato e punito con una condanna molto severa: fino a 30 anni di carcere. Molte giovani ragazze, che vivono in questi paesi, vengono violentate e non possono decidere in modo autonomo il destino del proprio feto, spesso le ragazze decidono di abortire e sono costrette a passare la loro adolescenza e la loro vita in carcere. L’Italia ha sottoscritto la legge sull’aborto (n° 194) il 22 maggio 1978, è stata una grande conquista civile per l’Italia. Nonostante la contentezza di molte donne italiane, ancora oggi, molte forze conservatrici-cattoliche vorrebbero abrogare questa legge, in quanto sostengono che il feto abbia gli stessi diritti morali di un essere vivente, infatti quando una donna decide di crescere il futuro bambino, lo Stato lo considera “intoccabile”: se qualcuno lo uccide viene accusato di omicidio; le forze conservatrici-cattoliche si sentono confuse: perché il feto non è considerato un essere vivente, nel momento in cui la donna decide di abortire? Gli oppositori sostengono che deve essere la donna, nonché futura madre a decidere la sorte del proprio feto e non la società, perché esso si trova nel suo corpo; una madre può non sentirsi di affrontare la gravidanza o la crescita del proprio figlio, ma la decisione compete a lei. Le forze conservatrici-cattoliche proseguono dicendo che una donna ha diritto di gestire il proprio corpo, ma il feto non fa parte del suo corpo, si trova, semplicemente, dentro il suo corpo, esso diventerà un essere umano autonomo dalla madre. Questo è un semplice esempio di dibattito, che ci fa notare che il problema dell’aborto, che si pensava fosse terminato nel 1978, è ancora discusso oggi.

Iris Brinafico 3AL