Le danze tradizionali nel mondo greco

La danza era considerata dai Greci come un regalo degli dèi per dimenticare dolori e preoccupazioni e costituiva inoltre un elemento importante nell’educazione dei giovani. Era una fusione delle culture di altre civiltà come quella africana, da cui prendeva i caratteri festosi e allegri, e quella orientale, che ispirava le caratteristiche etico-religiose.

Grande contributo nella formazione delle danze greche fu l’intenso flusso migratorio di quel tempo da cui derivarono poi le tematiche quali combattimento, morte, fertilità, iniziazione, nozze.

I temi più cupi venivano espressi da basi musicali lente e lamentose e raccontavano delle tragiche vicende della storia greca. Queste particolari danze si dividevano in due gruppi, in base al luogo in cui venivano eseguite.

Nei centri abitati, gli uomini ballavano in spazi ristretti e veniva eseguito principalmente l’Hasapiko, di origine anatolica, comunemente detta “danza dell’aquila” a causa dei movimenti delle braccia dei ballerini. Come sottofondo c’era il suono di grandi mandolini detti bouzoukia.

Era diffuso anche lo Zeibekiko, proveniente da Costantinopoli, definita “danza dei macellai”. Si schioccavano le dita e si battevano i piedi per dare ritmo al ballo.

Nelle campagne e nelle zone rurali, invece, le danze erano esclusivamente di origine greca e affondavano le radici nella mitologia pagana. Le più popolari erano la Sousta che, danzata anche  da Achille intorno alla pira funeraria di Patroclo, riproduceva i movimenti di guerrieri pesantemente armati; il Pentozali , danza crestese, eseguita principalmente da uomini che si muovevano in cerchio, formando una grande catena che poi si spezzava in catene più piccole, man mano che il ritmo diveniva più serrato; la Mirologhia, utilizzata per le commemorazioni dei defunti e resa angosciosa attraverso il sottofondo musicale di uno strumento a fiato.

Come detto in precedenza, un tema diffuso nei balli greci era la guerra, rappresentata soprattutto da una danza sviluppatasi  a Sparta. Essa era chiamata Pirrica e veniva eseguita da giovani, sia come danza individuale sia di gruppo, con armi e armature e con movenze che simulavano le posizioni di attacco e di difesa, accompagnate dalla musica del flauto. Questa danza aveva, però, anche lo scopo di esercitare i combattenti aumentandone l’agilità prima della battaglia in cui dovevano scontrarsi con il nemico. Infatti un bravo danzatore era considerato anche un eccellente guerriero.

Le donne che ruolo avevano nella danza?  Molte pitture vascolari rinvenute presentano un tema fisso: ragazze che danzano interpretando i riti della fertilità. La più famosa tra queste danze era l’Emmeleia, usata per l’adorazione divina e caratterizzata da movimenti solenni. Era associata ai riti femminili della decima notte dopo il parto, alle feste della pubertà e alle cerimonie nuziali.

Tra le più famose danze tradizionali greche vi sono il Kalamatianos  e lo Tsamikos. Il Kalamatianos  è definita  reversibile giacché la maggior parte delle volte è eseguita in modo allegro e festoso, con molti ballerini in cerchio che si tengono per mano e si esibiscono con salti e acrobazie; altre volte invece può essere danzata sulle parole della tragica ballata di Zalongo, che commemora le donne di Suli, le quali, piuttosto che sottomettersi agli assedianti turchi, si misero a ballare in tondo intorno al culmine della grande roccia che domina Zalongo e ad ogni giro, una dopo l’altra, si gettarono nel vuoto.

L’altra danza è lo Tsamikos, di carattere più marziale, rappresenta gli uomini che vanno a combattere contro i Turchi. Nonostante il martellare dei piedi, i salti, le contorsioni e i ripetuti gridi di “oppa”, questa danza ha una certa nobiltà.

Al di là delle diverse tipologie, si può dire che nella danza greca importantissimo rimane l’elemento mimico: il danzatore greco parlava e pregava con tutto il corpo, poiché il ballo aveva un carattere religioso, educativo e marziale.

                                                                                                                                                                                                       

di Daria Di Nardo