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Sei recensioni di “16 Ottobre 1943” di Giacomo Debenedetti

Ho avuto modo in questi giorni di leggere un’opera, un racconto relativamente breve (circa 80 pagine) ma che al suo interno racchiude un periodo di storia che va ricordato come uno dei peggiori del ventesimo secolo, e dovrebbe farci riflettere e soprattutto farci comprendere che dalla storia possiamo trarre dei moniti per il futuro, per quanto peggiore possa essere stata la storia prima di noi.
16 ottobre 1943, questo è il nome del manoscritto.
Realizzato da Giacomo de Benedetti, un critico e saggista italiano di origini ebraiche nato a Biella nel 1901 e morto all’età di 66 anni a Roma. Egli pubblica per la prima volta questo racconto nel Dicembre del ’44, circa un anno dopo le tristi vicende narrate. Vi starete chiedendo di cosa tratti questo scritto, che, più che un racconto, potrebbe essere considerato un vero e proprio fatto di cronaca, come afferma Natalia Ginzburg nella prefazione all’edizione Einaudi.
Ci troviamo a Roma, in un venerdì sera dell’Ottobre del ’43 di una capitale e di un’Italia assoggettata dalla conquista tedesca da parte del partito nazifascista, in quello che è uno dei più antichi ghetti ebraici del mondo, accanto al Rione Trastevere. È una sera importante per gli ebrei della comunità, che si riuniscono tutti insieme per festeggiare la Shabbat, conosciuta anche come “Festa del Riposo” e celebrata appunto ogni 16 ottobre. All’improvviso irrompe una donna, Celeste, assieme ad alcuni dei suoi parenti, tutti ebrei appartenenti al Rione Trastevere. La donna cerca di avvisare l’intera comunità del fatto che i nazisti sarebbero venuti presto a cercarli per poi portarli via dal loro quartiere; ottenendo però come risultato solamente la noncuranza e la derisione da parte di tutta la sinagoga. La ragione della tranquillità degli ebrei era data dal fatto che settimane prima avevano dato al generale tedesco Kappler più di 50 kg di oro in cambio della loro sicurezza.
Purtroppo Celeste aveva ragione: l’accordo era solamente una menzogna per far cadere gli ebrei in trappola, infatti la mattina del 16 Ottobre si sentirono degli spari che udirono tutti. In quel momento uscì fuori Letizia l’Occhialona, un’altra ebrea appartenente al ghetto, che avvisò inutilmente gli altri dell’arrivo dei tedeschi. Sul posto comparvero centinaia di soldati, che diedero via al rastrellamento: donne, uomini e bambini vennero caricati, anche con la forza, su delle camionette. Solo pochi riuscirono a salvarsi, anzi pochissimi. Le migliaia di ebrei caduti nella morsa tedesca vennero deportati nelle Fosse Ardeatine e, come alla peggior categoria di bestie, venne barbaramente e disumanamente posta fine alla loro vita.
Il primo libro termina in questa maniera, con il non ritorno da parte di tutti gli ebrei del ghetto nelle proprie case, lasciate ormai vuote, prive di qualsiasi vita.

Ma Debenedetti decide di continuare questo viaggio disumano, però stavolta con un risvolto, seppur piccolo, positivo e pieno di umanità: a “16 Ottobre 1943” segue “Otto ebrei” e anch’esso può essere definito un fatto di cronaca, accaduto nello stesso periodo del rastrellamento del ghetto ebraico. In questo secondo lavoro, l’autore narra le vicende di un commissario di sicurezza profondamente antifascista che, per provare la sua fede nei confronti della lotta al fascismo e alla dittatura, salvò 8 ebrei scelti casualmente, togliendo il loro nome dalla lista per l’eccidio delle fosse ardeatine.

Leggendo e documentandomi sulle vicende di questi libri, posso confermare i miei precedenti pensieri: qualunque forma di dittatura, che sia nazista, fascista o nazifascista non ha importanza, rimane sempre uno dei più bassi gradini di civiltà ed umanità di sempre. In quei campi, dentro quelle fosse, sono morti milioni di innocenti, anche bambini. Voi avreste mai il coraggio di porre fine alla vita di un ragazzino? Riuscireste veramente a strappare chi non ha commesso alcun peccato dalle braccia della propria madre? Ci riuscireste davvero? La storia ci ha insegnato a imparare dai nostri errori, non a commetterne di più gravi, e questo a parer mio è solo uno dei più grandi fallimenti dell’umanità e della caduta della bontà d’animo che caratterizza noi esseri umani. Ricordare, pensare, ed imparare dai propri errori, solo così possiamo definirci “persone”, come quel commissario che riuscì a salvare, anche se pochi, quei pochi esseri umani da una fine priva di qualsiasi umanità. Dobbiamo crescere, essere migliori, e non regredire nel passato, e questa cosa non vale solo per il discorso storico, ma vale anche nella vita di tutti i giorni. Siamo persone, umani, dobbiamo imparare dagli errori per quanto brutti essi siano, ricordatevelo sempre.

Flavio Taggi IV G

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Giacomo Debenedetti (Biella 1901 / Roma 1967), scrittore e critico letterario, è l’autore del libro 16 ottobre 1943, pubblicato per la prima volta sulla rivista Minerva nel dicembre del 1944.

Non è un romanzo ma una testimonianza/cronaca che narra la deportazione degli ebrei del ghetto di Roma avvenuta il 16 ottobre del 1943.

La sera del venerdì 15 ottobre, nonostante l’avvertimento di una donna sull’esistenza di una lista di 200 nomi di capifamiglia da portare via, tutti gli ebrei del ghetto stavano tranquilli nelle loro case ad aspettare lo Shabbat, il giorno del Signore, ignari di ciò che sarebbe avvenuto il giorno dopo e questo per due motivi: primo perché la donna, dall’aspetto sciatto e trasandato, non dava affidamento e secondo perché loro avevano adempiuto alla richiesta da parte dei tedeschi di consegnare 50 kg d’oro.

Ma durante la notte iniziarono gli spari e la mattina di sabato 16 ottobre ebbe inizio la deportazione.

Intere famiglie furono costrette ad abbandonare in 20 minuti le loro case, vennero fatte salire sui furgoni e portate alla stazione Tiburtina e da lì stipate sui carri bestiame e deportate ai campi di concentramento.

È un libro breve che racconta una giornata in cui cambia radicalmente la vita di queste persone. Sono presenti la tranquillità e allo stesso tempo paura e incomprensione per quello che sta accadendo.

È sottolineata l’incapacità dei genitori di dare una rassicurazione, un conforto ai propri figli.

Vengono evidenziate anche la compassione e la bontà d’animo di due soldati che fanno cenno ad una donna di andare via.

Insomma breve ma intenso, un libro che fa riflettere.

Otto ebrei, scritto nel settembre del 1944, parla del Commissario Alianello che da una lista di 60 nomi ne cancella 10, di cui 8 ebrei, salvando queste persone dalle fosse Ardeatine. Tutto ciò per dimostrare il suo antifascismo e quindi per avere un successivo merito.

Questa parte del libro è un po’ più difficile. La narrazione del fatto è chiara e breve, ma il testo poi è una continua riflessione fatta di domande e risposte sull’essere ebreo, sul significato intimo dell’ebraismo per gli ebrei stessi, sulla loro colpa per essere nati e sulla loro ostinazione a rimanere ebrei nonostante le cicliche persecuzioni.

Caldarola IV G

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Giacomo Debenedetti, 16 Ottobre 1943
ET scrittori, Dicembre 1944

Il libro tratta della deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma nel 1943. Tutto questo accadde nell’intera giornata del 16 Ottobre 1943.

La signora Celeste, una donna che abita a Trastevere, avendo anche dei parenti che vivevano lì, arriva nel ghetto dicendo a tutti di scappare poiché l’indomani sarebbero arrivati i tedeschi per portarli via dalle loro case.

Il Maggiore Kappler, il comandante tedesco di Roma, aveva promesso agli ebrei della comunità di Roma che, se gli avessero consegnato 50Kg d’oro entro le 11 del mattino seguente, sarebbero stati al sicuro.

Quando Celeste arrivò nel ghetto, gli abitanti stavano festeggiando il loro giorno sacro all’interno della sinagoga, ma tutti quanti la derisero e non le prestarono attenzione, questo perché gli ebrei, ingenuamente, si fidavano dei tedeschi e, avendo rispettato il loro patto, pensavano di non avere avere nulla di cui preoccuparsi.

Invece, il giorno seguente, si rivelò la vera intenzione dei tedeschi e gli ebrei pagheranno le conseguenze della loro ingenuità.

Questo libro è piaciuto perché ciò che racconta l’autore è la ricostruzione reale di quella giornata, una testimonianza di quello specifico periodo storico così cupo per il popolo ebreo e per l’intero continente europeo. Leggendo questo libro e, soprattutto, le storie delle diverse persone, mi sono messo nei loro panni e ho anche pensato a cosa avrei fatto io se fossi nato in quel periodo. Questa testimonianza deve farci ragionare per poter poi, in futuro, cercare di non far riaccadere questo incubo.

Cavacini IV G

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Giacomo Debenedetti scrisse due opuscoli “16 Ottobre 1943” e “Otto Ebrei”, ma i due racconti furono uniti successivamente in un libro, sotto il titolo del primo. Il primo libro ricostruisce cronologicamente i fatti accaduti, mentre nel secondo viene giudicata la buona fede della polizia italiana in tale circostanza.

“16 Ottobre 1943”, definito da Natalia Ginzburg come un libro di cronaca, pubblicato nel dicembre del 1944, è un saggio-racconto che riporta il tragico avvenimento della deportazione degli ebrei ad Auschwitz. Il racconto descrive inizialmente l’ex Ghetto ebraico di Roma nel ‘43, quando il Governo del Reich mette una taglia sugli ebrei. Questa taglia prevedeva la consegna di 50 chili d’oro entro le 11 del giorno seguente, al fine di evitare persecuzioni contro i residenti. Questa taglia fu messa insieme anche grazie agli aiuti di alcuni cittadini romani non ebrei, che impietositi da quell’orribile scenario decisero di donare dell’oro. Una volta consegnato, gli ebrei pensarono di poter tornare a vivere tranquillamente. Invece, la notte del 15 Ottobre arrivò una donna in nero (soprannominata “la Celeste”), che li avvisò di una lista in mano a gli ufficiali nazisti, con i nomi dei loro capi famiglia che sarebbero stati deportati assieme ai propri parenti; ma fu derisa e non fu creduta.

Quella notte del 15 Ottobre si sentirono dalle sparatorie dalle case dei cittadini e nuovamente fu una donna, Letizia l’Occhialona, ad avvertire dell’imminente arrivo dei tedeschi. Infatti la mattina successiva arrivarono due squadroni, composti da un centinaio di tedeschi, che prelevarono gli ebrei, uomini, donne, bambini e invalidi. Tra le grida di disperazione e l’impotenza degli abitanti nell’evitare il rastrellamento, i tedeschi caricarono su dei carri da bestiame mille ebrei, che furono inizialmente portati in un Collegio, dove trascorsero alcune notti, e infine ai campi di sterminio. Le abitazioni del Ghetto erano ormai desolate e di quegli ebrei non si ebbero più notizie.

L’ho trovato un libro ricco ed informativo. A volte il linguaggio non mi è sembrato molto semplice e confesso di aver trovato la lettura un po’ impegnativa. Ma devo dire che era abbastanza scorrevole nello svolgimento degli avvenimenti e dei concetti chiave. Nel complesso, penso sia un libro che consiglierei ai miei coetanei perché fa aprire gli occhi sulla quotidianità che si viveva in quel periodo.

Manganaro IV G

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16 ottobre 1943 è la data della deportazione degli ebrei di Roma.

Sono passati pochi giorni dall’armistizio, il comandante Kappler avvisa ai rappresentati della comunità ebraica che essi sono doppiamente colpevoli: come italiani e quindi traditori e come ebrei, nemici della Germania.

Il comandante afferma che sarebbero stati al sicuro se avessero raccolto 50 chili d’ oro, da consegnare entro poche ore. Gli ebrei portarono più oro rispetto alla quantità prestabilita, con l’aiuto di alcuni cittadini italiani non ebrei.

Nella sera del 15 ottobre nelle ex ghetto giunge una donna, Celeste, che avvisa gli ebrei di scappare perché presto i tedeschi li avrebbero deportati. Nessuno la credette, gli ebrei infatti si fidavano della parola del comandante, reputando comunque i tedeschi uomini di parola.

Alle prime luci dell’alba della domenica del 16 ottobre iniziò il rastrellamento: i soldati prendono chiunque vedono nelle strade.

Alla fine della giornata furono deportati circa mille ebrei che nel giorno successivo furono fatti salire in treno.

Otto ebrei, il secondo testo, parla del processo del magistrato di pubblica sicurezza, che prova il suo sentimento antifascista affermando di aver cancellato otto nomi dalla lista in cui erano presenti i nomi dei capifamiglia ebrei.

Analisi stilistica

Il narratore principale è Debenedetti che usa le testimonianze di vari personaggi per ricostruire le vicende, senza mai focalizzarsi del tutto su un personaggio.

L’ autore predilige periodi lunghi, subordinate alle coordinate. Utilizza un lessico chiaro e semplice.

Giudizio personale

Il 16 ottobre è un libro che dev’essere letto. In queste poche pagine fredde come quella domenica mattina ricorda cosa ha prodotto l’odio, la paura e l’ignoranza.

È straziante sapere cosa accadrà a quelle persone; durante la lettura del libro si ha al desiderio di avere una macchina del tempo e di avvertire quelle persone, come aveva fatto la donna di Trastevere, di quello che sarebbe avvenuto nei giorni successivi.

Spesso ci scordiamo che erano delle persone con dei sogni delle angosce e dei pensieri. Debenedetti lo riesce a racchiudere in queste poche pagine: erano uomini e donne che credevano di ritornare nelle loro case e di continuare le loro attività.

Abirami Raj IV G

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Il saggio comincia con l’incontro dell’intera comunità alla sinagoga il venerdì sera prima del 16 ottobre, mentre gli ebrei festeggiano il loro giorno sacro. Ad un certo punto arriva Celeste, una donna abitante a Trastevere e arriva dicendo a tutti di scappare poiché i tedeschi sarebbero venuti per portarli via dalle loro case. Ma la l’intera sinagoga la deride e non danno peso alle sue parole, questo perché una ventina di giorni prima il maggiore tedesco Kappler aveva promesso che, se avesse ricevuto 50 Kg d’oro, loro sarebbero stati al sicuro. Gli ebrei portarono anche più oro rispetto alla somma pattuita, grazie all’aiuto di alcuni ariani.  Gli ebrei sbagliarono a fidarsi, infatti la mattina del 16 ottobre 1943 come aveva detto donna Celeste i nazisti arrivarono e portarono via dal ghetto gli ebrei. Alla fine della giornata erano stati deportati circa mille ebrei, tra cui donne vecchi e bambini che non si erano nascosti pensando che i tedeschi volessero solo gli uomini per la guerra o per i lavori forzati. Nessuno cercava di opporre resistenza non sapendo dove venivano portati.
Alla fine di questa prima cronaca il cui titolo è appunto “16 ottobre 1943”, si aggiunge una seconda cronaca intitolata “otto ebrei”, che parla del processo di un commissario di polizia, che per provare la propria fede antifascista, afferma di aver tolto dalla lista, per l’eccidio delle fosse ardeatine, il nome di otto ebrei scelti a caso. In entrambi i saggi gli avvenimenti sono presentati come in una cronaca da un testimone che non ha preso parte alla deportazione, ma ne ha seguito tutti i passaggi.

Di questo libro mi è piaciuto molto il fatto che ci sono 2 racconti e anche l’argomento di cui si parla mi interessa molto. Invece non c’è una cosa che non mi piace.

Un passo che mi ha fatto molto riflettere è quando stanno deportando gli ebrei dal ghetto e una donna con un lattante al collo, per impietosire il soldato, si slaccia la camicetta, estrae la mammella e la spreme per far vedere che non ha più latte per la creatura”

Canzone di sotto fondo: to the souls that leave us too soon

Lo consiglierei a tutti

Voto 7

Matteo Ricci III G

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