LO SPORT NON HA COLORI

Le discriminazioni nella pallacanestro

Le discriminazioni, non solo nello sport, esistono da sempre: la convinzione che le razze diverse da quella caucasica siano inferiori, e di conseguenza non degne di avere uguali diritti, è purtroppo ancora ben radicata nella società di oggi. Questa mentalità, in ambito sportivo, ha portato inizialmente all’esclusione delle minoranze da qualsiasi tipo di competizione agonistica.

La pallacanestro in America

Uno dei paesi protagonisti delle separazioni interrazziali è stato sicuramente l’America: dopo la colonizzazione gli europei hanno sottomesso le popolazioni autoctone, impedendo loro di partecipare alla vita sociale e politica. Un esempio concreto di questa esclusione è sicuramente la pallacanestro, che in America ha avuto come unici protagonisti giocatori caucasici fino alla metà del secolo scorso. Il 1950, in particolare, viene ricordato perché caratterizzato dall’arrivo di una vera e propria ondata di giocatori afroamericani.

Un personaggio fondamentale nella storia americana fu Martin Luther King: la sua azione pacifista coinvolse ogni ambito della vita quotidiana americana, tanto che la sua lotta contro le discriminazioni venne portata avanti anche nel mondo dello sport da Don Haskins, una leggenda del Basket Americano che divenne il simbolo dell’integrazione attraverso lo sport.

La pallacanestro in Italia

In Italia, invece, l’intolleranza nel basket è stata esercitata soprattutto sugli spalti. Ebbe un grande eco un episodio del 1979 a Varese: prima della partita tra la squadra di casa e gli avversari, gli ultras lombardi “accolsero” gli ospiti con cori e striscioni razzisti. Alcuni anni dopo, una giocatrice di colore della nazionale italiana venne insultata in campo; la reazione del mondo del basket italiano fu degna di nota: nel turno successivo, tutti i campionati di basket invitarono giocatori e tifosi a tingersi la pelle di nero in segno di solidarietà per la cestista.

Proprio in questi giorni, una delegazione di cinque atleti della Nba, tra i quali anche il campione italiano Marco Belinelli, è stata ricevuta lunedì 23 novembre in Vaticano, in udienza privata da Papa Francesco per discutere delle ingiustizie sociali, economiche e razziali, con riferimento al sostegno dato al movimento «Black Lives Matter».

Il diverso atteggiamento nei confronti di problemi come il razzismo e l’intolleranza, definisce il carattere distintivo del basket rispetto ad altri sport. La pallacanestro ha sempre avuto un ruolo di coesione e di unità: il basket è uno sport che presenta aspetti, come l’obbligo di autoaccusarsi un fallo, basati sull’etica e sul rispetto dell’avversario; è anche per questo che si hanno episodi rari di frodi o doping, nonostante tutti i cambiamenti che hanno attraversato la società moderna.

Il campione italiano

Quante volte vi è capitato di vedere una persona di colore giocare in una squadra di Basket? Anzi sarebbe meglio dire: Quanto volte vi è capitato di vedere una persona bianca giocare a Basket?

In questi ultimi anni la pallacanestro italiana, e non, ha visto la squadra composta principalmente da persone di colore, più alti, più forti e soprattutto più veloci, ma non è sempre stato così anche le squadre italiane più forti hanno avuto il loro primo ragazzo di origini straniere.

Ma chi è il primo cestista italiano nero? La risposta è solo una: il record di punti per il campionato professionistico italiano, Carlton Myers.

Carlton Ettore Francesco Myers nasce a Londra il 30 marzo 1971 da un papà proveniente dai Caraibi e da una mamma di Pesaro, all’età di 9 anni si trasferisce a Rimini dove a solo 16 anni inizia a praticare la pallacanestro.

Nel 1988 debutta in A2 con la maglia del Basket Rimini e l’anno successivo si aggiudica il titolo italiano juniores. All’età di 21 anni riceve la sua prima convocazione in nazionale e lo stesso anno la sua squadra, la Marr Rimini, raggiunge la promozione in A1 con una media personale di 26.8 punti a partita. Dal 1992 fino al 1994 rimane nella squadra Scavolini Pesaro dove raggiunge la finale scudetto.

Ma è nel 1995 che avviene qualcosa di straordinario, dopo essere tornato un anno a Rimini in A2, il 26 gennaio segna, nella partita contro l’Udine, il record di punti per il campionato professionistico italiano: 87.

Nel 1995 Myers passa alla Fortitudo Bologna che, grazie a questo straordinario cestista, nel 2000 la squadra vince l’attestato scudetto e nel 1999, insieme alla nazionale Italiana, di cui ne è capitano, vince gli europei di Basket. Ma l’orgoglio di vestire la maglia della nazionale tocca il vertice in occasione dei giochi olimpici di Sidney del 2000, quando viene nominato portabandiera italiano.

Dopo vari altri passaggi da squadra a squadra nel 2011 si ritira dal gioco professionistico all’età di 40 anni.

Nel gioco il colore della pelle non è mai stato importante, è vero, ci sono i commenti o i cori razzisti che a volte caratterizzano una partita di Basket, ma il calore e l’amore che che i tifosi danno alla propria squadra superano di gran lunga le urla di odio.  

Sicuramente anche Myers ha dovuto affrontare queste critiche, perché lo sappiamo, la popolazione italiana, soprattutto negli anni ‘90 era un po’ razzista, ma andando avanti con gli anni quelle discriminazioni verso il colore della sua pelle si sono trasformate in grida di acclamazione, perché una volta che il giocatore fa vincere alla squadra preferita una partita, diventa un giocatore amato. 

Lo sport non ha colori, questa è la frase che deve risaltare all’interno della società sportiva italiana e non, perché una volta che si è in campo l’unica cosa che conta davvero è la palla.

 

Di Laura Vaninetti & Silvia Zucchi